Riccò rompe il silenzio: "Il mondo del ciclismo fa schifo"

Ciclismo
Riccardo Riccò era stato ricoverato a inizio febbraio in gravi condizioni per un blocco renale e dimesso dopo quasi due settimane (Getty)
Italian cyclist Ricardo Ricco leaves the Coni headquarters where he held a presser, after he was interviewed by an anti-doping prosecutor, in Rome on July 30, 2008. Ricco admitted to using banned blood booster EPO when interviewed by the Italian Olympic Committee (Coni) about his positive dope test on the Tour de France. Ricco, who had won two stages, was kicked off the Tour after testing positive for EPO (erythropoietin) following the fourth stage time-trial on July 8. He initially denied having doped following his positive test and arrest by French police, but now he has come clean.  AFP PHOTO / Vincenzo Pinto (Photo credit should read VINCENZO PINTO/AFP/Getty Images)

Lo sfogo del ciclista italiano dopo aver rischiato la vita per un blocco renale: "Non correrò mai più. Cosa farò? Il barista. Sono stanco, questo è un mondo che non mi piace più. Meglio fare l'operaio a mille euro, ci sono meno pensieri"

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"Non ho voglia di tornare a correre. Per niente. Ho voltato pagina. Il mondo del ciclismo mi fa schifo, mi ha fatto vomitare. Tutti quelli che ci sono dentro mi fanno schifo". Riccardo Riccò rompe il silenzio. Ricoverato a inizio febbraio in gravi condizioni per un blocco renale e dimesso dopo quasi due settimane, il Cobra è stato licenziato dalla Vacansoleil perché avrebbe confessato al medico che lo ha soccorso di essere ricorso all'autotrasfusione. Versione che, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Riccò smentisce. "Ho la cartella clinica e non c'è scritto niente, solo frasi inventate - dice - Lui dice così, io dico in un altro modo. Ero più di lì che di qui e non so cosa posso aver detto. Vediamo chi avrà ragione dalle analisi. Io al medico non ho riferito un bel niente".

Il suo cuore non preoccupa più, "non ho problemi di salute - assicura - Sto bene e vado in bici. Mi hanno detto che tornerò come prima. Non sono demoralizzato. L'importante è avere la coscienza a posto. Il ciclismo non mi manca". Non gli manca un mondo che lo ha ripudiato. "Mi volevano far smettere già quando sono rientrato - aggiunge - Adesso basta: Riccò non c'è più, non rompetemi più". Su di lui, però, indagano sia la Procura di Modena che quella del Coni. "Vorrei che la vicenda si chiudesse in fretta ma penso che invece sarà lunga - prosegue il Cobra - Il Coni? Mi radieranno e festa finita. Tanto è quello che volevano. Comunque, che abbia torto o ragione, non tornerò a correre. La sentenza l'avete già voi. Io non ho letto i giornali, ma mi hanno detto che mi avete già fatto il processo. Non è un caso di doping, non mi hanno trovato positivo, ma sono stato già condannato". E per il futuro dice: "Cosa farò? Il barista. Sono stanco, questo è un mondo che non mi piace più. Meglio fare l'operaio a mille
euro, ci sono meno pensieri".