L'amarcord di babbo Pantani: "Marco, che calciatore..."

Ciclismo
Paolo Pantani sfoglia l'album dei ricordi
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L'INCONTRO. Nel decennale della scomparsa del Pirata, faccia a faccia con il papà. Che racconta commosso il rapporto col figlio, da quando gli insegnò a nuotare a quella prima volta, con la bici...

di Alfredo Corallo
(da Cesenatico)

"Milanista? Ovvio! Aveva preso tutto dal babbo... E come volava su quella fascia! Ma non la passava mai, dio bo' se non la passava...". L'imperfetto progressivo è quel verbo che - Treccani alla mano - indica "un processo in corso, senza che sia possibile determinare né quando sia iniziato né quando si concluda" e L'isola di Arturo viene individuato come l'esempio, classico, in uno dei tanti passi che Elsa Morante declama per rammentarci quanto la figura del padre fosse fondamentale nella nostra vita ("Un giorno, in camera sua, mentre lui, distratto, fumava a qualche passo da me, io, frugando in mezzo a certi libri nell'armadio, mi trovai fra le mani una fotografia...").

L'imperfetto fa molto romagnolo (tempo felliniano per antonomasia) e, di "processi", non parleremo, ma di un amarcord sì. Ricordi dell'album, quelli belli, che soltanto nel cuore di un papà. E' così che abbiamo incontrato Paolo Pantani nel museo dedicato a Marco, alla stazione di Cesenatico, dove i nostalgici accarezzano sempre l'idea che il Pirata non sia mai partito per il suo viaggio.



In questo decennio s'è detto (quasi) tutto, e mamma Tonina ha difeso suo figlio con una forza irresistibile, quella che Marco metteva sui pedali. Quando, Paolo, decide di aprirsi, e una lettera sul sito ufficiale ne testimonierà presto l'immensa voglia di confessarsi, a cuore aperto.

"Che vuole, era leggerino - siamo nell'angolo "calcio", la nostra storia parte da qui - ma amava giocare a pallone. A dieci anni, nei giovanissimi del paese... All'ala destra, voleva dribblarli tutti, poi il mister s'incassàva e che vuoi, pure i compagni...". Tifosissimo del Cesena - prima ancora che del Milan - Mar co non aveva pensato minimamente alle biciclette, ancora, eppure erano lì che lo fissavano...



"Già, un giorno, ai tempi abitavamo in via dei Mille, gli amichetti lo sfottevano: "Che fai con quel pallaune, vieni a farti il culo con noi...". Geniacci. "Gli avevo appena comprato gli scarpini da calcio, ma sapendo che non eravamo ricchi non aveva il coraggio di ammetterlo: "Babbo, Amaducci (che l'ha "scoperto", ndr) m'ha visto pedalare in salita, con gli altri (e con la bici di Tonina, da femmina! Ndr). Dice che son forte...". E alora? "Dice che mi dan tutto loro, devi comprarmi solo gli scarpini...".

Ah, se glieli comprerà, di nuovo! Ma... "Ma se non ci riesci col ciclismo vieni a cambiare tubi con me o vai a fare le piadine con la mamma...". In realtà sarà proprio il signor Paolo, idraulico, a dissetare questo mare di voglia, in cui il figlioletto navigherà da corsaro, dall'Adriatico alle Alpi. "La prima, vera gara, a Case Castagnoli di Cesena, non potrò mai dimenticarla. Scrivo un biglietto, e di nascosto lo infilo in una tasca della sua magliettina. "Non aspettare la volata, che ti fregano! Quando arriva la salitella scappa, che arrivi da solo...". Marco cerca la borraccia ma trova, legge e prende il consiglio, alla lettera. Al traguardo, vincente: "Roby (Amaducci, ndr), l'hai scritto te?!". No, mi sa che è una dritta del babbo...".

Cesenatico
è accogliente, perfino d'inverno. E se chiedi di Pantani... Il suo "buen ritiro". Si rilassava, ma che paura quella volta. "Sono stato anche bagnino - continua l'amardord di Paolo - era una bella estate, con i bambini delle colonie, ho preso il moscone e siamo andati al largo, io e Marco... L'ho buttato in acqua, non s'è spaventato: ha iniziato a muovere le gambette e ha imparato a nuotare...".



La scuola non era il suo forte, ma in testa, ormai, c'era solo la bici. "Tornava a casa e la lavava nella vasca da bagno, l'asciugava col fon e se la portava a letto...". Tra i suoi grandi amori (moto e macchine permettendo, dopo), aveva ereditato dal papà e dal nonno le  proverbiali caccia & pesca. "Una sera, avrà avuto 12-13 anni, all'ora di cena non arrivava, ancora. Tonina, preoccupatissima, io peggio...

Finalmente, saranno state le otto, me lo vedo spuntare. Io pronto con un paio di scalpellotti... Poi: "Babbo, sono stato al Passo dei colombi, dove andiamo con te e il nonno a cacciare. E' dura, ma non son mica sceso!". Senta, c'è una salita di 3 chilometri, impossibile, pendenze da 22 per cento, e lui era un ragassino... Vieni dentro Marco, gimm' a magnè, va la'...". 



Dei trionfi, gli eccessi di Marco Pantani la letteratura ne è piena, forse colma, e il babbo non si è sottratto alle circostanze (il 14 febbraio scatteranno i dieci anni dalla scomparsa, tanti eventi per il Pirata). Quanto odiasse la droga e come, invece, ne ha abusato. Però, la cosa che lo fa commuovere, più di tutte, è il dolore delle mille volte che il suo burdelino è caduto e si è fatto male, con le gambe spezzate dal dolore. Un urlo, di una grande vittoria.