Il Giro riposa, domani omaggio all'Emilia a 2 anni dal sisma

Ciclismo
Il percorso del Giro nell'area del cratere terremotato emiliano
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Martedì la corsa rosa (che fa uno stop) percorrerà le strade dei terremoti del maggio 2012. Da Crevalcore a Mirandola sino al Basso Mantovano, per riaccendere i riflettori su una percezione sbagliata: che tutto sia tornato alla normalità

di Lorenzo Longhi

L'impatto con una dimensione che si chiama quotidianità, non normalità, arriverà cento metri oltre la rotonda che porterà la corsa rosa all'ingresso di Crevalcore. Una scuola elementare, una scuola media, un istituto professionale: tutti nei prefabbricati. Ogni aula, un container. Da due anni si svolgono lì le mattinate di centinaia di bambini e ragazzi, in questo comune del Bolognese che accoglierà martedì il Giro.

Poi Camposanto, San Felice sul Panaro, Mirandola, Concordia, quindi Moglia e Reggiolo: dopo L'Aquila nel 2010 e il Vajont nel 2013, martedì il Giro ricorderà il sisma emiliano a due anni esatti dalla violenta scossa (5.9° Richter, epicentro nel comune di Finale Emilia, dove tuttavia la corsa non passerà) che, domenica 20 maggio 2012 alle 4.04, qui capovolse il mondo. Una scossa alla quale, il 29 maggio alle 9 di mattina, seguì un altro terremoto (5.8° Richter) con epicentro a circa 20 km di distanza dal primo, allorché si attivò un'altra faglia. In tre settimane, 34 furono le scosse oltre il 4° grado Richter, sette delle quali oltre il 5°. Furono quasi duemila in un mese, provocando ciò che la carovana intuirà martedì.

Intuirà, certo, perché gran parte dei circa 50 km di percorso nella zona saranno in aperta campagna. Una pianura placida che maschera la distruzione e permette di coglierne i segni solo a macchia di leopardo. Edifici rurali ridotti a ruderi, cantieri e gru un po' ovunque, capannoni silenti. Come a a San Felice, dove il Giro sfiorerà la Meta, azienda in cui il 29 maggio un crollo provocò tre dei 27 morti di un sisma che, a tutti gli effetti, solo per coincidenze casuali di morti non ne ha provocati a centinaia. Per i centri storici, che in pochi secondi hanno visto polverizzarsi secoli di storia, la corsa non passerà. Lì dove fa più male.

Secondo i dati della Regione Emilia-Romagna, a due anni dal sisma sono 5.831 le famiglie ancora assistite attraverso il contributo di autonoma sistemazione, l'affitto a carico dei fondi per la ricostruzione o la sistemazione nei moduli abitativi prefabbricati: in tutta l'area del cratere quelli occupati sono 820 fra urbani e rurali e ospitano circa 2600 persone. Numeri che danno il segno di una ferita ancora sanguinante, sebbene dopo il 29 maggio 2012 fossero ben 19 mila le famiglie sfollate.

I Map, già. Entrando nell'abitato di Mirandola, il Giro passerà proprio accanto al quartiere prefabbricato più popolato. Lì, sulla sinistra, ci sono storie di disagio, dignità, rabbia. Problemi. Come nell'altro insediamento che i ciclisti potranno scorgere in uscita dalla cittadina, in direzione Concordia.

Postumi di un sisma le cui criticità sono sparite dall'agenda, sopraffatte dalla percezione - diffusa anche a poca distanza da qui - che, in fondo, il terremoto emiliano non sia stato poi niente di che e che la ricostruzione, nonostante le migliaia di pratiche presentate e contributi ammessi, sia qualcosa di acquisito. Balle. Perché, nonostante lo sforzo di amministrazioni che si sono trovate a governare l'eredità dell'imponderabile, il percorso è appena all'inizio. E chissà se la presenza del Giro servirà per ripristinare una percezione più adeguata alla realtà.