Bahrain, un arcipelago tra petrolio e proteste

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La capitale del Bahrain Manama ha un agglomerato urbano in cui vivono un quarto degli abitanti del Paese (Foto Getty) -
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LIVE E IN ESCLUSIVA Dopo il trittico in Oriente il Circus approda sulle rive del Golfo Persico. Storie e curiosità dal luogo che ospiterà la quarta prova del Mondiale di F1

di Roberto Brambilla

Un arcipelago di 33 isole nel Golfo Persico con poco più di un milione di abitanti e il 92% del territorio coperto da deserto. Il Bahrein, sede del quarto Gp della stagione di Formula Uno, è il paese del Medio Oriente con l'economia che cresce a maggior ritmo. Petrolio, settore finanziario e turismo hanno portato il paese del Golfo Persico a poter investire in molti settori. Compreso lo sport. Non senza problemi


Colonia britannica, regno dal 1971 – Un piccolo stato con una storia tutt'altro che tranquilla. Per secoli sotto vari domini (arabo, persiano, ottomano, portoghese) nel 1892 il Bahrain divenne una colonia britannica. Uno status che mantenne fino al 1971, anno dell'indipendenza dal Regno Unito. Con la famiglia Al Khalifa come dinastia regnante, la stessa che dal 1797 al 1892 aveva governato l'arcipelago. Una famiglia che governa il paese con autorità, quando non con autoritarismo. Quarantadue anni di indipendenza caratterizzati dalla crescita economica grazie al petrolio (scoperto nel 1931) e dai fermenti politici interni. Un colpo di Stato dei fondamentalismi sciiti fallito nel 1981(la maggioranza della popolazione del paese segue questa corrente dell'Islam mentre i regnanti sono sunniti), manifestazioni violente per chiedere più democrazia, libertà e diritti durante gli ultimi 20 anni, le ultime delle quali hanno portato nel 2011 all'annullamento del Gp di Formula Uno. E a tensioni che hanno messo in discussione l'edizione 2012, dopo la morte di un manifestante

Esordio olimpico nel 1984, prima medaglia nel 2012 – Nello sport, l'arcipelago del Golfo Persico fece la sua apparizione sul palcoscenico mondiale alle Olimpiadi nel 1984, a Los Angeles. La delegazione inviata dal Comitato olimpico del Bahrain, nato nel 1978, fu di 10 atleti, tutti uomini. Gare modeste e nessun podio. Uno zero nel medagliere che è durato fino a Londra 2012 e che i dirigenti del Bahrein hanno provato a togliere anche “pescando” all'estero e naturalizzando atleti nordafricani, keniani ed etiopi. Come la marocchina ora azzurra Nadia Eljafini (in gara nel 2004) o Rashid Ramzi, anche lui maghrebino che nei 1500 metri conquistò l'oro olimpico a Pechino, ma fu squalificato per positività al CERA, l'Epo di terza generazione. O come Maryam Yussuf Yamal, mezzofondista nata in Etiopia e prima medaglia olimpica nella storia del Bahrain, con il suo bronzo nei 1500 femminile. Vittoria doppia per Yamal, in quanto donna, come donna è Ruqaya al Ghasra velocista che nel 2004 fu la prima a rappresentare il suo paese e nel 2008 fu addirittura designata portabandiera alla cerimonia d'apertura. In un paese in cui fino al 2002 non poteva neppure votare.

Tanto calcio e un po' di equitazione – In Bahrein il calcio è popolare. Il campionato non ha il livello di quelli di Qatar ed Emirati Arabi Uniti, ma la nazionale è tra le più forti nel Golfo. Nel 2006 arrivò a un passo dalla qualificazione al Mondiale di Germania, perdendo lo spareggio con Trinidad e Tobago (0-1, 1-1) e nel 2009 perse ancora il play off per accedere al Mondiale sudafricano contro la Nuova Zelanda. Forte va anche l'equitazione. La famiglia Al Khalifa è appassionata di cavalli e soprattutto della corse di endurance, come i vicini Al Maktoum, sceicchi di Dubai e il Re attuale nel 1977 fondò una scuderia Amiri per l'allevamento di cavalli arabi.

Formula Uno del deserto – Nell'arcipelago con il denaro sono arrivate anche le gare di F1. Il circuito di Sakhir si trova in una zona desertica a 25 km dalla capitale Manama ed è stato costruito in 3 anni dal 2002 al 2004 su progetto di Hermann Tilke e con il forte sostegno del Principe ereditario Salman, presidente della Federazione automoblistica del Bahrain. E nelle prime otto edizioni le intuizioni dei promotori sono dimostrate buone. Con il Gp premiato per l'organizzazione e per le strutture. E i vincitori, primo dei quali Michael Schumacher, non brindano a champagne, alcolico e dunque non in linea con l'Islam (anche se legale di Bahrain), ma con una speciale acqua di rose, la Waard.