Arcieri, pattinatori e calciatori. Così fanno sport in Corea

Formula 1
Il Gran Premio di Corea si corre dal 2010. Questo tifoso ha in testa solo la Ferrari... (Foto Getty)
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IL GP IN ESCLUSIVA SU SKY. La Corea del Sud, che ospita la 14.a prova del Mondiale, ha avuto una storia recente travagliata e vissuto in 50 anni un boom sportivo ed economico. Dal calcio allo short track, il viaggio sotto il 38° parallelo

di Roberto Brambilla

Da paese arretrato a quindicesima economia mondiale. Tutto in poco più di 80 anni. La storia recente della Corea del Sud, il paese che sarà sede del quattordicesimo Gran Premio della stagione di Formula 1, si potrebbe riassumere così. L'occupazione giapponese tra il 1910 e il 1945, una guerra di tre anni che lasciò un paese diviso e 3 milioni di morti e uno sviluppo sportivo ed economico iniziato negli Anni Cinquanta e che ha portato la Corea a essere una piccola "tigre" e a diventare il secondo paese asiatico, dopo il Giappone, a organizzare i Giochi Olimpici (nel 1988 a Seul). Tra tiro con l'arco, calcio e short track, un viaggio nello sport coreano.


Calcio, il più amato dai coreani – Nella parte sud della penisola il pallone è seguitissimo. La Nazionale asiatica, bronzo a Londra 2012 con l'Under 23, ha esordito ai Mondiali nel 1954 (16 gol subiti 0 fatti) e non manca la qualificazione a una rassegna iridata dal 1990, con l'exploit casalingo del 2002 con il quarto posto raggiunto eliminando tra gli altri l'Italia e la Spagna e la qualificazione già in tasca a Brasile 2014. Una comprimaria nel calcio mondiale ma una protagonista in quello continentale. In Coppa d'Asia i Diavoli Rossi hanno vinto le prime due edizioni (1956, 1960) e hanno conquistato 3 secondi posti e 4 terzi, l'ultimo nel 2011.
Una grande nazionale con club di livello continentale (10 vittorie e 5 finali perse per i club coreani nella AFC Champions League) e giocatori che hanno fatto carriera in Europa. Dai veterani Park Ji Sung (ex ManUtd. ora al Psv) e Ahn giustiziere dell'Italia nel 2002, al giovanissimo attaccante dell'Amburgo Soung Heung Min, fino a Cha-Du ri ex terzino del Celtic figlio di Cham Bum Kun primo coreano a giocare nel calcio europeo con Eintracht Francoforte e Bayer Leverkusen.

Baseball, da sport d'importazione a gioco nazionale – I missionari americani lo portarono insieme al Vangelo che venivano ad annunciare e i coreani l'hanno imparato ad amare. Una squadra maschile fortissima, arrivata a vincere l'oro a Pechino 2008 e a partecipare tre volte al Mondiale (World Baseball Classic) con un argento e un bronzo all'attivo e giocatori che militano e hanno militato nella Mlb, la lega professionistica nordamericana. Come Hyun Jin Ryu pitcher dei Los Angeles Dodgers e Chang Young Lim ingaggiato dai Chicago Cubs.

Coreani, popolo di arcieri e combattenti – Il paese che ha organizzato le Olimpiadi di Seul 1988 ha due grandi passioni, oltre al calcio e al baseball: il tiro con l'arco e gli sport da combattimento. Gli arcieri coreani hanno vinto un totale di 34 medaglie, più di ogni altra nazionale con Kim Soo-Nyung, atleta sudcoreana più titolato di sempre alle Olimpiadi, capace di mettere in bacheca 4 ori un argento e un bronzo tra il 1988 e il 2000 e con Im Dong-Hyung, recordman a Londra 2012 anche se legalmente cieco. Un bottino ricco, come quello degli sport da combattimento: judo, lotta e soprattutto taekwondo, l'arte marziale nata in Corea e introdotta nel programma olimpico nel 2000, disciplina in cui i coreani hanno vinto ben 10 ori.

Short track e pattinaggio, miniera di vittorie –
In una regione montana come quella coreana che ospiterà nel 2018 a PyeongChang i Giochi Olimpici Invernali da padrone non la fanno gli sciatori ma i pattinatori. Tra short track e gare in pista lunga gli atleti asiatici hanno conquistato ai Giochi Olimpici 44 medaglie, di 19 d'oro. Con atleti come Ahn Hyun-Soo e Jin Sun Yu famosi come attori del cinema. E nel 2010 a Vancouver una novità. Con il primo alloro nel pattinaggio di figura grazie a Kim Yu-Na, vincitrice dell'oro nella prova individuale e campionessa del mondo 2013.

Atletica, Son Kitei alias Soon Ke Chung – I coreani, a parte aver ospitato nel 2011 i Mondiali (fu l'edizione della falsa partenza di Bolt), non hanno molto “feeling” con concorsi e scarpe schiodate. Tranne in una disciplina, la maratona. Sui 42,195 metri hanno vinto le uniche due medaglie nella storia olimpica, nel 1992 e nel 1996 con il titolo olimpico di Hwang Young-Cho e l'argento di Lee Bong Ju, ma soprattutto hanno scritto una pagina dimenticata di sport a cinque cerchi. Era il 1936 e il podio della maratona fu conquistato da Son Kitei e Nam Shoryu, rispettivamente primo e terzo. Nazionalità giapponese ma lingua e origine coreana con i nomi di Soon Kee Chung e Nam-Sung Young. Nel medagliere ufficiale gli allori rimangono nella “casella” del Giappone, ma nel 1988 a Seul a quel 22enne nato nell'attuale Corea del Nord toccò l'onore, ormai 74enne di portare nello stadio olimpico la torcia. Sotto la bandiera coreana.

Moto, macchine, queste sconosciute... - Nonostante sia la sede di numerose aziende che producono automobili, il paese asiatico non ha praticamente tradizione nel motorsport. Nessun pilota di Formula Uno, nessuno nel Motomondiale ma un Gran Premio che si corre del 2010 sul circuito di Yeongam, 400 chilometri a sud di Corea. Una gara in cui ha vinto 2 volte Sebastian Vettel e una il ferrarista Fernando Alonso.