Kaiser Irvine, una strana domenica da Imperatore d'Austria

Formula 1
Eddie Irvine festeggia sul podio la vittoria del GP d'Austria del 1999 (Foto Getty)
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Tra una settimana si torna a Zeltweg, dove nel 1999 la Ferrari si presentò senza Michael Schumacher, appena infortunatosi. Il britannico ne approfittò, diventando per una volta, prima guida della Rossa

di Claudio Barbieri

Sembrava la volta buona e invece, una domenica del luglio 1999 a Silverstone, Michael Schumacher e la Ferrari videro interrotta la corsa verso quel tanto agognato titolo piloti che a Maranello aspettavano da 20 anni. L'incidente a Schumi, che si fratturò la gamba destra, consegnò le chiavi del box a Eddie Irvine, eterno scudiero inquieto, con le valige pronte e la vena polemica, che raccolse l'eredità del compagno nel GP successivo, a Zeltweg, in Austria. E che, clamorosamente, vinse.



La strana coppia - Irvine, alla quarta stagione a Maranello, aveva fin lì conquistato il suo primo successo in carriera nella gara d'esordio in Australia e tre podi, di cui uno prestigioso a Montecarlo. Il nordirlandese, che non perdeva occasione per lamentarsi del trattamento di sfavore nei confronti di Schumacher, era comunque nelle prime posizioni della classifica generale insieme al compagno, ormai fuori gioco, e al campione del mondo Mika Hakkinen. Nelle qualifiche la prima fila fu monopolizzata dalla McLaren, con il finlandese in pole davanti a Coulthard e Irvine 3°. L'altra Rossa fu affidata a Mika Salo, che dopo una vita a centro gruppo, si ritrovava per le mani la F399 di Schumi.



Trionfo e polemica - Alla partenza, una mossa sconsiderata di Coulthard provocò un testacoda di Hakkinen, che fu costretto a inseguire. La differenza la fecero ai box: la strategia di Irvine fu perfetta e consentì al ferrarista di passare lo scozzese della McLaren, andando a vincere il suo secondo GP della carriera. "Se il prossimo anno Schumacher torna per fare la prima guida, me ne vado", tuonò qualche giorno dopo Eddie, che a fine anno vide il titolo iridato sfuggirgli per pochi punti. Si consolò con il Mondiale costruttori, prima di dire definitivamente addio alla Ferrari.