La F1 nell'era Bernie: "Non è più uno sport per gentleman"

Formula 1

Antonio Boselli

Bernie Ecclestone, nato a Ipswich il 28 ottobre 1930 (Foto Getty)
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L'INTERVISTA. Un lungo faccia a faccia con Ecclestone, il boss del Circus, che si racconta e racconta com'è cambiata la sua Formula 1: "Prima non era molto organizzata, ma c'era un altro spirito. Come sarà dopo me? Non riesco ad immaginarlo" 

Una lunga, lunghissima chiacchierata con Bernie Ecclestone. Non è il mio primo faccia a faccia con il boss della Formula 1, ma ogni volta ho la sensazione che si aggiunga un tassello in più al puzzle, ovvero all'idea che in tanti anni mi sono fatto di lui e ci siamo fatti di lui. Quella che segue è un'intervista che in questi giorni probabilemente avrete intercettato su Sky Sport 24 e Sky Sport F1 HD, ma che qui vi riproponiamo nel suo testo integrale.

Mr. Ecclestone la lista delle sue idee e decisioni vincenti è molto lunga, è difficile fare una lista, puo' aiutarmi a scegliere le 3 decisioni prese nella sua vita che lei ritene le più vincenti.

"Sono un po' esitante perché dipende a quale ambito ti riferisci…".

Dal punto di vista del business…

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Spero che la maggior parte delle mie scelte in carriera siano state buone e vincenti, ma non direi che ce se sia una particolare. Forse, riflettendo, occuparmi di televisione è stato importante, per esempio ottenendo che le gare partissero ad un orario preciso, distribuendole a varie televisioni e rassicurandole sul fatto che potevano contare su di noi senza alcun problema. Questa è probabilmente una delle cose piu' importanti che abbiamo fatto per la F1".

Da dov'è iniziato tutto? Quando ha capito che ci poteva essere lo spazio per fare tutto quello che ha fatto nella sua carriera? Ricorda un momento in particolare?

"No, non c’è un momento in cui fissare l'inizio della mia carriera, ecco, quando ho comprato il Team Brabham, e sono entrato in F1 avevo delle idee e gli altri costruttori mi chiesero se fossi disponibile a gestire le cose per loro. E da lì è nato tutto".

Com'era la Formula 1 prima di Ecclestone?

"Diversa perché non era molto ben organizzata. E non lo dico perché lo abbia fatto io, ma era necessario che cominciassimo a lavorare insieme per renderci affidabili agli occhi dei vari promoter e attirare le televisioni. Dovevamo diventare professionali".

E com'è la F1 con Ecclestone?

"Diversa! Gestiamo le cose in modo molto diverso rispetto al passato. era uno sport di gentleman, a quei tempi. e siccome oggi di gentleman ce ne sono pochi, dobbiamo gestire questo sport come un business".

Come mai dice che non ci sono più gentleman?

"Dovresti saperlo, visto che frequenti il mondo della Formula 1".

Come sarà la Formula 1 tra molti anni, dopo Ecclestone?
"Non ne ho la minima idea, non riesco proprio a immaginarlo. Nel mondo oggi un progetto a lungo termine è di tre mesi. il mondo quindi cambia molto rapidamente, per cui è difficile dirlo".

C’è un momento nel quale si è reso conto che lei stava diventando un business man cosi’ importante , un momento in cui ha capito che stava compiendo un passo verso un qualcosa di molto importante?

"Questo lo dici tu, io non l'ho mai detto. Perché non credo sia così".

Non crede sia vero che bernie ecclestone abbia fatto degli enormi passi avanti nella sua carriera?
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"No, noi. Noi abbiamo fatto tanti passi avanti, e chi mi ha sempre aiutato e’ stato il signor ferrari. anche se per la stampa eravamo sempre in guerra, non era vero. dopodiché siamo cresciuti tutti insieme. ho avuto molte persone che mi hanno aiutato, quindi è stata un’opera collettiva".

Crede di aver ricevuto la gratitudine che meritava?
"Probabilmente…".

Molte persone l’hanno aiutata, ma tante persone che hanno fatto carriera in formula uno devono molto a lei. crede che le abbiano riconosciuto i giusti meriti?

"Fanno il loro lavoro. io faccio quello che credo sia giusto per la formula uno, e tutte le persone che mi hanno aiutato, lo hanno fatto anch’esse per i loro motivi".

Prima parlava di gentleman. metterebbe il signor ferrari in quella categoria?

"Lui era speciale, era speciale".

C'è una storia che puo' raccontarci o un modo in cui puo’aiutarci a capire perché era speciale?

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Ci sono un milione di storie, lui era diverso e ho sempre voluto pensare di essere un po’ come lui. mi diceva, anche se non parlava in inglese e avevamo sempre qualcuno che faceva da tramite, “ecclestone metti tutte le questioni sportive sul tavolo e gli affari sotto il tavolo”.

C'è un segreto in quello che ha fatto, una ricetta per farlo? Determinazione, fortuna…
"Credo che la fortuna conti sempre molto. in generale nella vita bisogna essere nel posto giusto al momento giusto. e prendere decisioni a cui attenersi fino alla fine . questo è importante. Perché capita spesso di incontrarsi o parlare con persone che prendono decisioni che poi non sanno mettere in pratica".

Quindi la cosa importante, una volta che hai preso una decisione è portarla fino in fondo?

"Assolutamente".


Qual è stata la sua decisione più difficile nell’ambito del business, quella a cui ha tenuto fede malgrado fosse difficile farlo? Non so magari con i diritti televisivi, con Jean-Marie Balestre…

"Nessuna in particolare, ma tutte in generale. Abbiamo sempre dovuto farlo".