Formula1, McLaren MCL33: l'analisi tecnica

Formula 1

Cristiano Sponton

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Dopo aver visto i “pezzi da 90” Red Bull, Mercedes e Ferrari è il turno della nuova McLaren che, dopo 3 stagioni molto deludenti con la motorizzazione Honda, monterà la Power Unit Renault. La MCL33 ha cambiato livrea adottando il “papaya orange”, un forte richiamo al passato, ai tempi del fondatore del team Bruce McLaren. Monoposto non rivoluzionara la MCL33, ma attenzione al fondo piatto. Molto interessante.

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Anteriore

Analizzando la vettura notiamo che il muso è rimasto molto simile a quello visto sulla MCL32. Cosi come la maggior parte delle monoposto viste siano ad ora, anche Mclaren ha sfruttato il concetto aerodinamico che vuole con i piloni del muso indirizzare la maggior parte del flusso d’aria che arriverà al fondo. 

Il Team Mclaren ha confermato il tunnel e il concetto aerodinamico generale dell'ala, rimasto quello dello scorso anno con la parte esterna che espelle l'aria ai lati e al di sopra degli pneumatici anteriori. 

Confermata la filosofia abbracciata ormai due stagioni fa sulla forma dei flap supplementari, specialmente nella zona più interna, che sono studiati per cercare di controllare nel miglior modo possibile il vortice Y250 (il numero si riferisce alla distanza dalla mezzeria della vettura, cioè 250mm).

Gli aerodinamici, grazie alla soluzione tecnica adottata, stanno cercando di depotenziare questo vortice e utilizzando i turning vanes (che a loro volta generano ulteriori vortici) allontanano dalla vettura il vortice Y250 per evitare problemi aerodinamici nella zona centrale e posteriore della monoposto.

I lunghi piloni del muso, a cui si è ispirata anche la Ferrari, presentano tre soffiature per cercare di portare più aria possibile al di sotto del nosecone (la “punta” del musetto).

Confermato l’S-Duct anche se, nella versione vista oggi, lo sfogo era chiuso. Si capisce l’esistenza del sistema dalla presa di ingresso sotto il muso (freccia gialla in basso) che va a incanalare l'aria turbolenta da sotto il muso andando ad espellerla sotto forma di flusso laminare al di sopra della vettura.

La sospensione anteriore è simile a quella del 2017, un push rod che si aggancia al telaio in una posizione molto rialzata. Cambiate, invece, le prese dei freni che mostrano un disegno molto più semplice rispetto a quelle del 2017.

Fiancate

Le fiancate, nella parte iniziale, rispetto a quanto visto su altre vetture sono piuttosto ingombranti ma hanno uno vistoso scavo nella parte inferiore per cercare di portare un maggior flusso d’aria verso la zona posteriore della vettura. Presenti sul bordo d’ingresso dei vistosi generatori di vortice per cercare di energizzare il flusso d’aria verso il retrotreno della MCL33.

I bargeboard e deviatori di flusso presenti tra le ruote anteriori e le fiancate sono gli stessi che abbiamo visto montati sulla MCL32 nella passata stagione. Sarà interessante vedere se in questa zona verranno introdotti i primi sviluppi fin dai test invernali che inizieranno lunedì a Barcellona.

Posteriore

Molto interessante il disegno della sospensione posteriore che sembra nascondere una soluzione particolarmente innovativa. Per avere un’idea più precisa dovremo aspettare altre immagini che potranno mostrare ulteriori dettagli nascosti.

Nella parte terminale del cofano motore è presente un grosso sfogo d’aria per riuscire ad espellere il calore generato dalla Power Unit Renault.

Confermata il supporto a singolo pilone dell’ala posteriore e gli endplate dell’ala posteriore che sono stati pensato su due livelli con la parte alta che presenta una sezione più esterna ma che mantiene delle “frange” che scendono verso il basso coprendo quello che è un vero e proprio foro che permette all'aria di entrare al di sotto dell'alettone posteriore. Una soluzione utile ad aumentare la generazione di carico aerodinamico tramite l'ala posteriore.

Il fondo è sicuramente la zona più interessante

La soluzione tecnica che ha destato maggior interesse è senza dubbio il fondo, che presenta oltre ai consueti slot per controllare il fenomeno del “tyre squirt”, delle lunghissime soffiature con gli appositi fissaggi per impedire deformazioni anomale che incrementerebbero il passaggio d’aria sotto il fondo stesso.