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F1, Piquet si scusa con Hamilton: "Razzismo? No, parole fraintese"

Formula 1
©Getty

L'ex pilota brasiliano è tornato a parlare dopo aver definito "neguinho" il britannico 7 volte iridiato. "Mi scuso con tutto il cuore, con tutte le persone che si sono sentite ferite, compreso Lewis, che è un pilota incredibile", ha detto in una nota, "ma la traduzione che circola sui social media non è corretta". La F1 corre nel fine settimana a Silverstone: tutto live su Sky Sport F1, Sky Sport Uno, in 4K e in streming su NOW

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L'ex pilota brasiliano Nelson Piquet, tre volte iridato di F1, si è scusato "con tutto il cuore" con il sette volte campione Lewis Hamilton, dopo averlo definito "neguinho'". "Mi scuso con tutto il cuore con tutte le persone che si sono sentite ferite, compreso Lewis, che è un pilota incredibile", ha detto in una nota il 69 enne brasiliano, "ma la traduzione che circola sui social media non è corretta".  

In una video intervista a Motorsports.com, in occasione del Gran Premio di Gran Bretagna 2021, il tre volte campione del mondo (1981, 1983, 1987) aveva definito Hamilton "neguinho", parola che nel portoghese parlato in Brasile è di uso comune e si usa anche fra persone non di colore. "Quello che ho detto è stato interpretato male. Non voglio difendermi, ma voglio chiarire che il termine utilizzato è un termine che nella lingua portoghese-brasiliana, e in particolare nello stato di Rio de Janeiro, è sinonimo di 'ragazzo' e quindi non è offensivo. Non avevo lo scopo di offendere e di fare riferimenti al colore della pelle, e non userei mai quella parola nel senso in cui sono stato accusato in alcune traduzioni", ha spiegato Piquet, ampiamente criticato per l'espressione utilizzata dalla Federazione Internazionale dell'Automobile e dalla Formula 1. 

Riferendosi a Piquet, grande sostenitore del Presidente brasiliano Jair Bolsonaro al quale ha fatto da autista nel giorno dell'Indipendenza, Hamilton (al quale l'anno scorso il Brasile ha concesso la cittadinanza onoraria) ha scritto su Twitter: "Queste sono più che parole. Queste mentalità arcaiche devono cambiare e non hanno posto nel nostro sport".