La F1 che non ti aspetta ha ritrovato il suo Dna

Formula 1

Carlo Vanzini

Vettel in trionfo a Melbourne (Getty)
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L'esordio del Mondiale nella gara di Melbourne ha confermato una Formula 1 diversa rispetto a quella della passata stagione: macchine più cattive e difficili. E chi non riesce ad adattarsi resta indietro

Il ritorno della velocità in curva, lo sgretolamento dei record, le macchine più cattive e difficili, la gara fatta sul ritmo e sulle strategie, tutto questo è vera Formula 1 e quando tutto è vero i valori in pista si vedono e diventa impossibile nascondersi.

Il primo gran premio della stagione, da valutare con moderazione, oltre a regalarci una sfida tanto attesa, quella tra Vettel e Hamilton (sette titoli in due) ha evidenziato un fattore: questa Formula 1 non aspetta chi ha più difficoltà. 

Differenze tra compagni - Il tempo è sempre a favore di chi insegue e di chi deve avere una seconda chance, ci mancherebbe, ma l'Australia porta a una riflessione che merita di essere presa in considerazione prima dei prossimi appuntamenti in Cina e Bahrain. La gara di Melbourne ha evidenziato grosse differenze in pista tra compagni di squadra. Onore quindi a Bottas che, al debutto, ha tenuto quasi, testa a Hamilton, ben più titolato e osannato. È uno dei pochi compagni di squadra che insieme a Kvyat con Sainz, ha evidenziato un margine di differenza normale con chi guida la stessa macchina.

Fuori i secondi - Non si può dire lo stesso di Raikkonen, anche se il giro veloce finale ne ha salvato il bilancio, non si può dire lo stesso per Ricciardo, sotto pressione e meno attento di Verstappen, andando a compromettere tutto il week end con un errore che in qualifica ci può anche stare, ma non se ti chiami Ricciardo. Non si può dire lo stesso per Magnussen, annichilito da Grosjean, per Stroll che inizio peggiore non poteva avere, per Palmer sparito al cospetto di Hulkenberg, per Vandoorne demolito da Alonso e per Ericcson impressionato e messo in secondo piano dal debutto di Giovinazzi. Si salva Ocon, pur dietro e non di poco a Perez, ma comunque a segno con il suo primo punto mondiale. Tutto ciò per dire che questa situazione comporta la necessità di un'immediata reazione.

Super Giovinazzi - La F1 di oggi, con queste nuove macchine, molto più toste e aggressive, ha per ora messo in evidenza, in modo più netto rispetto al passato chi ne ha di più rispetto a chi fatica. Questo fatto, se confermato nel tempo, potrebbe anche riportare qualcosa di inedito per la F1 moderna, ossia il cambio pilota in corsa. Vedi Giovinazzi, adesso tutti lo vogliono ancora in pista subito, perché lo merita. I colleghi stranieri sono stati più osannanti di noi, definendolo, fuori dalla cabina di commento, il nuovo Verstappen.

Chi rischia - Wehrlein rischia di restare ancora a piedi, ma Ericsson non può stare molto più sereno anche perché Wehrlein merita più di lui. Allo stesso modo già si parla di Giovinazzi al posto di Magnussen in Haas, così come Sirotkin già preme su Palmer. Mai come quest'anno difendersi per chi ne ha meno sarà difficile. Per questo chi cerca una chance sa che quest'anno potrebbe anche arrivare, perché, di certo, le squadre non potranno permettersi tutto l'anno differenze così marcate tra compagni di squadra.

Il caso Alonso - Un caso particolare è quello della McLaren, perché Alonso, l'ha detto lui, ha fatto la sua miglior gara guidando una delle peggiori macchine. Beh qui a rischio non c'è solo Vandoorne, che merita più gare e più tempo, per come ha vinto la GP2 due anni fa, ma lo stesso Alonso che farà? Un anno ok, due va bene, ma tre così è triste per lui ed è triste per noi... Ecco spiegata un'inusuale attività dei manager già nel paddock di Melbourne.

Le controprove
- Stroll? Talentino lanciato in F1 forse troppo prematuramente, dovesse andare avanti così, come si potrà giustificare. Diamo tempo al tempo, è solo la prima e saremmo dei pazzi a dare giudizi trancianti già da subito, ma mai come quest'anno tutto può succedere in corsa, come negli anni andati, ma ripeto non corriamo, è solo una considerazione. Diamo alla Cina e al Bahrain, le prime piste vere, i primi riscontri e le prime controprove, poi potremo davvero iniziare a puntare il dito e gli stessi team rendersi conto ancor di più di determinate insostenibili differenze.

La vera F1 - Sì, questo mondiale 2017 è F1 vera. Velocità, ritmo e strategia. Per i sorpassi, sono sicuro che ci attrezzeremo, una volta prese le misure, per vederne di grande qualità, ma già la sfida sul ritmo tra Vettel e Hamilton al primo pit stop mi ha ricordato una delle gare più belle della storia della F1 e non certo per i sorpassi in pista, ossia Budapest 1998, che gara di Schumacher!

A proposito di sorpassi ricordo quello di Hakkinen a Schumacher a Spa 2000, con Zonta in mezzo. E furono fatti 30 in quella gara, uno così basta e avanza e forse così avremo modo di usare e non abusare della parola capolavoro.

La F1 è tornata a respirare e vivere del proprio DNA e se non sei adeguato a stare tra i grandi lo si vede molto più che in passato.