Formula 1, il ritratto di Stefan Bellof: un pilota all'inseguimento

Formula 1

Simone De Luca

Stefan Bellof (Getty)

Nel 1984 la Formula 1 a Monaco scopre Ayrton Senna e si accorge a malapena di un giovane tedesco, che nel Principato sull'acqua andava più veloce di tutti. Il suo nome era Stefan Bellof. Velocissimo e sempre al limite, talmente veloce da essere sempre, costantemente, oltre il limite. Qualifiche sabato dalle 15.00 (pre dalle 14.00) e gara domenica dalle 15.10 (pre dalle 13.30) in diretta esclusiva su SkySportF1HD canale 207 e con SkyQ l'incredibile definizione del 4K HDR

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GLI ORARI DELLE REPLICHE

Questa è la storia di un inseguimento. Un inseguimento durato una (breve) vita. Comincia il 3 giugno 1984 data che, nel mondo del motorsport, è come il 12 ottobre 1492, quando Colombo scoprì l’america. Solo che quel giorno fu il mondo a scoprire un allora semisconosciuto Ayrton Senna. I fatti sono ben noti: a Monaco il giorno del Gran Premio diluvia. In pole position c’è Alain Prost e in dodicesima posizione un ragazzo che guida una Toleman-Hart e che, come tutti sanno, quella gara ha rischiato di vincerla.

Ma i fatti, cronometro alla mano, stanno diversamente: quella gara, colui che sarà il re di Monte Carlo con 6 vittorie nel principato, non l'avrebbe vinta neppure se il direttore di gara, un "certo" Jackie Ickx non avesse sventolato la bandiera rossa in anticipo su richiesta del leader della corsa Alain Prost, inseguito, braccato, quasi agguantato proprio dal brasiliano. Non l'avrebbe vinta perchè all'inseguimento di chi recuperava tre secondi al giro sul bagnato al fuoriclasse Alain Prost c'era un pilota ancora più veloce: Stefan Bellof.

In quella gara tutti ricordano Senna e pochi, pochissimi, Bellof. Il suo inseguimento su una Tyrrell con l’unico motore aspirato della griglia, quasi quattro secondi al giro meglio di Ayrton, passa praticamente inosservato. Il terzo posto di quel giorno diventa per lui una gioia e una maledizione: negli annali, infatti, di quel podio non c’è traccia. Alla fine del 1984 la Tyrrell, trovata sottopeso a Dallas, viene squalificata dal mondiale e tutti i punti e piazzamenti cancellati. Compreso quell’epico inseguimento nel diluvio di Bellof, cominciato dalla ventesima, e ultima, posizione in griglia. Una posizione che è già settima al primo giro e sesta al terzo, fino alla bandiera rossa che lo deruba, così la vedono sia lui sia Senna, della prima vittoria in Formula 1. 

Una vittoria che avrebbe consacrato uno dei piloti più "brutalmente" veloci della storia del motorsport. Perchè non si può definire diversamente un uomo in grado di girare nelle qualifiche del mondiale sport al Nurbugring, sul vecchio tracciato del ring, con una Porsche 956 in sei minuti, undici secondi e tredici decimi. È bene scriverlo tutto a lettere perchè solo così ci si ferma a riflettere a sufficienza su cosa siano poco più di 6 minuti per fare una pista è praticamente una strada di montagna tortuosa e pericolosissima di 20 chilometri e 832 metri. La media dice 202.073 km/h. I risultati ufficiali delle qualifiche della 1000km del Nurburgring del 1983 dicono che il pilota più vicino è staccato di oltre 5 secondi.

Distacco mostruoso, brutale. La gara per la coppia Derek Bell-Stefan Bellof sembra poter andare via liscia ma il tedesco spinge sempre al limite, vuole staccare, stracciare, umiliare gli avversari come in qualifica. Perchè gli avversari si chiamano Jochen Mass e Jackie Ickx. Proprio quel Jackie Ickx che gli ha tolto, con la sua bandiera rossa anticipata la vittoria a Monaco. Ma quando corri così, nell'unico modo che Bellof conosce, sei sempre a rischio: alla Pflantzgarten la sua macchina prende aria sotto la scocca e decolla. Il tedesco è illeso ma perde la gara che va alla coppia Mass/Ickx. A Bellof resta la magra consolazione di un record in qualifica che non verrà mai più battuto (anche perchè su quel tracciato il mondiale endurance non tornerà più) e del giro più veloce in gara. Quell'incidente però non lo aiuta ad imparare. Il suo compagno Derek Bell di lui dirà che è un talento eccezionale, giovanissimo e velocissimo ma che non ha controllo. E non parla della macchina ma della testa: Bellof non ha controllo di sè stesso, vuole sempre di più, sempre più veloce, sempre all’inseguimento di quel cronometro che corre, come in quel giro magico al "Ring". 

Ma se in Formula 1 resteranno negli annali i soli 4 punti in 20 gare anche a causa della squalifica della Tyrrell, in bacheca resta un Mondiale Sport nel 1984 proprio con la Porsche. Il 1985 sembra allora per lui essere l'anno della consacrazione: corre in F1 sempre con la Tyrrell raccogliendo punti in Portogallo (6°) e a Detroit (4°) e vuole conservare il titolo nel Mondiale Sport.

Si parla di un interessamento di Enzo Ferrari che in lui vede un altro Villeneuve. Corre anche nel DTM dove vince l'unica gara a cui partecipa e poi continua con il Mondiale Sport ancora con Porsche. Sempre all’inseguimento: del cronometro e di Jackie Ickx. Il belga comincia la stagione vincendo insieme a Jochen Mass al Mugello con il podio tutto Porsche delle 962C che sul terzo gradino vede proprio Stefan Bellof con Thierry Boutsen. Stefan ha infatti un nuovo compagno: Derek Bell suo amico e mentore corre su un'altra Porsche.

Al tedesco viene forse a mancare la componente cerebrale della guida, l'alter ego in grado di contenerlo, di evitargli di andare oltre i limiti della macchina. La stagione procede ma non nel modo in cui Bellof vorrebbe: squalifica a Monza per rifornimento troppo rapido, poi alcune gare saltate per concentrarsi sulla Formula 1.

Si arriva alla 1000km di Spa, in gara insegue Jackie Ickx: sono già diversi giri che gli è alle spalle, non riesce più ad aspettare. Lì davanti c'è quello della bandiera rossa di Monaco, il campionato è andato ma l’inseguimento personale di Bellof non è finito. Il sorpasso però appare impossibile. Impossibile anche che girare in sei minuti, undici secondi e tredici decimi al Nurburgring. Ed infatti la sua Porsche urta quella gemella guidata dal belga, entrambi finiscono fuori ma l’impatto di Bellof è devastante e letale. A nulla servono i soccorsi, Ickx prova a tirarlo fuori dalla macchina in fiamme ma le lesioni interne non lasciano scampo a quello che molti considerano il pilota più veloce della storia del Motorsport. Stefan Bellof muore a 27 anni. L’inseguimento, il suo inseguimento al cronometro ma anche a Jackie Ickx è finito per sempre.