Formula 1, in Usa abbiamo finalmente rivisto la vera Ferrari?

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Cristiano Sponton

La partenza del GP di Austin (Foto: Sutton)

La Ferrari è ritornata ad essere molto bilanciata e ha riscoperto le sue migliori caratteristiche riuscendo a fare la differenza su Mercedes e Red Bull in trazione e in rettifilo come dimostrato dall’analisi tecnica che vi proponiamo

GP MESSICO, LA CRONACA DELLA GARA

Nel GP USA in Texas abbiamo finalmente rivisto la vera Ferrari?

La risposta è assolutamente sì e, salvo le opache prestazioni di venerdì con la pista bagnata, la SF71H è stata molto competitiva come ci aveva abituato in questo 2018 fino al GP a Monza. Questa riscossa non è sicuramente arrivata grazie alle novità tecniche portate in pista visto che non sono state utilizzate su nessuna delle due monoposto.
Raikkonen, come avevamo previsto nell’analisi delle qualifiche, è stato abilissimo in partenza a scavalcare Hamilton sfruttando nel migliore dei modi il maggior grip degli pneumatici Ultrasoft.
Ultrasoft che Raikkonen è stato abilissimo a far durare per ben 21 giri e nonostante gomme piuttosto degradate, come dimostra l’andamento dei tempi, è riuscito a tenere alle spalle Hamilton con Soft molto più fresche. Questo è stato il momento cruciale della gara che ha permesso a Raikkonen di tagliare il traguardo in prima posizione.

La SF71H che abbiamo visto negli Stati Uniti ha mostrato nuovamente tutte le caratteristiche che, fino a Monza, l’avevano fatta diventare la monoposto di riferimento di questa stagione. E’ ritornata ad essere anche molto gentile con gli pneumatici come ci aveva abituato nella prima parte del 2018. Spazio ai rimpianti quindi perché, in questi ultimi 2 mesi, è successo qualcosa di veramente strano nel team di Maranello, qualcosa pagato molto caro. Sicuramente la Mercedes è migliorata rispetto ad inizio anno ma, in questo periodo nero, sono stati più i passi indietro fatti dal team di Maranello rispetto a quelli in avanti fatti dal team anglo-tedesco.

Mercedes ha avuto problemi alla Power Unit prima della gara?

La risposta è sì. In casa Mercedes, qualche ora prima della gara, è suonato un bel campanello d’allarme. Su entrambe le Power Unit sono stati riscontrati problemi seri alle pompe dell’acqua che sono state immediatamente sostituite. Questi componenti non fanno parti di quelli punzonati dalla Federazione e per questo possono essere cambiati senza incorrere in penalità.

Perché la Mercedes ha impostato la gara su due soste?

Mercedes ha pagato a caro prezzo il venerdì bagnato in quanto la mancanza dei riferimenti che gli ingegneri raccolgono abitualmente nelle prove del venerdì non ha consentito di preparare set up e strategie con i dati solitamente a disposizione. Mercedes in questo fine settimana ha dimostrato che la W09, seppur migliorata rispetto ad inizio stagione, non ha definitivamente risolto i problemi agli pneumatici e le soluzioni “miracolose” messe in discussione dagli avversari hanno sì portato qualche miglioramento ma non hanno sicuramente risolto tutti i mali di questa vettura.

Gli ingegneri del team anglo-tedesco hanno ammesso di aver sbagliato il setup a causa delle prove bagnate e delle prove libere 3 che, seppur su circuito asciutto, non hanno permesso di ricavare dati preziosi perchè l’asfalto era troppo “green” e molto freddo.

Mercedes ha cercato di impostare una gara all’attacco dopo che Raikkonen, alla partenza, era riuscito a sfruttare l’extra grip delle Ultra Soft per scavalcare Hamilton. Nella prima parte The Hammer era riuscito a controllare il distacco nei confronti di Kimi in attesa di un decadimento prestazionale delle gomme “viola” che invece non è avvenuto. Gli strateghi Mercedes hanno deciso di sfruttare il regime di Virtual Safety Car per richiamare ai box Hamilton montando un set di Soft. Scelta fatta molto presto, al giro 11 dopo che Ricciardo aveva parcheggiato la sua Red Bull a bordo pista per un problema alla batteria. Inevitabile quindi la seconda sosta.
Con gomme fresche Hamilton ha facilmente rimontato il gap nei confronti di Raikkonen ma non è riuscito a scavalcarlo e prendere il largo.

Mercedes, come potete osservare dal grafico in basso, ha avuto grossi problemi di blister alle gomme posteriori come evidenziato dal brusco innalzamento dei tempi. Tempi che sono stati ottimi fino al giro 30 e poi sono saliti di molto. Dal giro 17 al 21 c’è stato un’altra impennata, in questo caso dovuta però al fatto che Hamilton è stato per diversi giri nella scia di Raikkonen senza avere nessuna chance di sopravanzarlo.

Analizzando i tempi, Mercedes poteva richiamare il pilota inglese qualche giro prima ai box visto che, causa blister, ha perso tempo prezioso e questo è stato fatale nell’ultimo stint. In aggiunta al termine della gara sono stati riscontrati dei danni al fondo della vettura del campione del mondo che sono costati altri preziosi decimi.

Si vocifera che, prima della gara, la Federazione Internazionale abbia fatto chiudere a Mercedes i fori sui cerchi posteriori che il team anglo-tedesco aveva introdotto a partire dalla gara di Spa per smaltire esternamente parte del calore generato dai freni. Una scelta fatta per evitare un possibile ricorso della Ferrari al termine della corsa. Questo fattore insieme ad un setup non ideale potrebbe essere la causa del surriscaldamento anomalo della superficie dello pneumatico posteriore con conseguente formazione di blister.

Red Bull poteva vincere la corsa?

La risposta è sicuramente si vedendo dove ha terminato la gara Verstappen che era scattato dalla posizione 18. Le maggiori chance di vittoria nel team di Milton Keynes le aveva Ricciardo che, al momento del ritiro per un problema alla batteria, si trovata in quarta posizione.
Verstappen, nonostante le gomme Soft, è stato richiamato piuttosto presto ai box per il cambio e questo ha permesso al pilota olandese di portare a termine l’undercut sulla Mercedes di Bottas nonostante il finlandese sia rientrato in pit lane nel giro successivo. In casa Red Bull sono rimasti particolarmente sopresi del rendimento delle gomme Soft che è stato molto al di sopra delle attese soprattutto per quanto riguarda la durata.

Le gomme Super Soft, montate nella seconda parte di gara, hanno dato dei risultati veramente sensazionali sia a livello di grip che di durata tanto che Verstappen, pur con pneumatici con molti chilometri, è riuscito a tenere, piuttosto agevolmente, alle sue spalle Hamilton con coperture Soft molto più fresche. Come dimostra il grafico in basso c’è stato un innalzamento dei tempi negli ultimi giri ma senza nessun tipo di “cliff” e questo è da imputare anche all’abilità di guida di Verstappen che è riuscito a gestire gli pneumatici in modo fantastico portando a casa un insperato secondo posto a ridosso del vincitore Raikkonen.

Perché le gomme Soft hanno creato grossi problemi ai piloti?

Molte squadre hanno sofferto in gara con le gomme Soft. Sicuramente ha pagato il venerdì bagnato che non ha permesso agli ingegneri di immagazzinare dati utili a realizzare il giusto setup delle monoposto. Un altro fattore molto importante è stato l’innalzamento delle pressioni minime di gonfiaggio che Pirelli prima della gara ha aumentato di 1,5 PSI.
Storicamente la Soft è sempre stata una buona gomma per la gara, in grado di offrire grip e durata. Ad Austin, invece, la durata non c’è stata e addirittura la Super Soft oltre a garantire una miglior performance si è dimostrata anche in grado di resistere per molti più chilometri.

Mario Isola, direttore sportivo Pirelli, ha spiegato così il fenomeno: ”La Soft in questo fine settimana è stata provata pochissimo dai team. Avendo un battistrada maggiore rispetto alla Ultra Soft e alla Super Soft, nei curvoni veloci e in trazione, si è riscaldata molto di più in superficie rispetto agli altri compound. Questo surriscaldamento ha provocato il blister che abbiamo visto su Mercedes”.

Perché Ocon e Magnussen sono stati squalificati?

Il pilota della Force India e il danese del team Haas sono stati squalificati perché, entrambi, hanno violato le norme relative al consumo di carburante imposte dal regolamento tecnico. Sulla Force India di Ocon è stato accertato, grazie all’utilizzo della telemetria, un flusso di carburante superiore ai 100 kg/h nel primo giro, mentre sulla Haas di Magnussen è stato scoperto un consumo di benzina superiore ai 105 kg che va in contrasto con l’articolo 30.5 del regolamento sportivo di F1.