Infinito Dottore: le sue quotazioni s'impennano di nuovo
MotoGpC'è chi lo aveva dato per bollito e chi, invece, non ha mai smesso di credere in lui. Dopo il deludente biennio in Ducati e il tragico addio all'amico-erede Simoncelli, Valentino Rossi ha puntato ancora sulla Yamaha per tornare a ruggire
di Lucio Rizzica
Dopo gli anni al di sotto delle aspettative in Ducati e il tragico addio all’amico-erede Simoncelli, qualcuno aveva suggerito a Valentino Rossi di smettere. Ma il "Dottore" è andato dritto per la sua strada, anzi con una inversione a U è tornato sui propri passi per tornare a incrociare nuovamente il cammino della Yamaha, portata in vetta al mondo per quattro volte fra il 2004 e il 2010. E lo ha fatto dandosi tempo un paio di anni per tornare all'altezza del proprio passato.
La stagione 2014, quella delle novità regolamentari, della gran confusione e del redde rationem si è aperta ufficialmente con il GP del Qatar. E Rossi è tornato. Secondo al traguardo dietro il campione del mondo in carica Marquez, che è un Valentino in miniatura, talentuoso e grintoso, coraggioso e imprevedibile, spregiudicato ma più giovane di 14 anni. Si è piazzato come un anno fa, Vale, ma con più entusiasmo e la certezza che quest'anno il gap non sarà così incolmabile. Marquez e Rossi primi sul traguardo dopo un duello fatto di sorpassi e controsorpassi, il nuovo contro il vecchio, la conferma contro il ritorno.
Il successo di Marquez ha più valore se si pensa che lo spagnolo non è ancora al 100%, dopo la frattura del perone in gennaio, nella sfida di dirty track contro Brad "Bullet" Baker. La piazza d'onore di Valentino ha bisogno invece di una prova del nove, perché a Losail sono caduti in tanti. E fra di loro anche Lorenzo, Bradl, Bautista, Iannone, che pure andavano forti. Ma le prime sensazioni sono piuttosto chiare. Valentino ha imparato a guidare in un modo differente, partito dalla quarta fila non ha avuto necessità di strafare. E nel box, dove Silvano Galbusera ha sostituito Jeremy Burgess, ci sono stimoli ed energie nuove, voglia di vincere e non appagamento. Austin e l’Argentina diranno se Rossi potrà tornare in lotta per l'iride o se Marc Marquez potrà incominciare a scrivere la propria leggenda (Lorenzo e Pedrosa permettendo).
E' vero che in qualifica Valentino accusa i due-tre decimi dell’età, ma in gara cala il jolly dell’esperienza e tutto si livella. Lotta fino alla fine, riducendo i margini della sconfitta, sfiorando anzi la vittoria. La sfida è lanciata: la MotoGP dei baby contro l’orgoglio ritrovato del vecchio re. Se il buon giorno si vede dal mattino sarà un gran bel campionato del mondo. E con meno cadute -si spera- ci saranno più protagonisti, più pretendenti al trono. Nell’anno in cui le quattro ruote affrontano la noia, le due danno ancoa spettacolo.
Dopo gli anni al di sotto delle aspettative in Ducati e il tragico addio all’amico-erede Simoncelli, qualcuno aveva suggerito a Valentino Rossi di smettere. Ma il "Dottore" è andato dritto per la sua strada, anzi con una inversione a U è tornato sui propri passi per tornare a incrociare nuovamente il cammino della Yamaha, portata in vetta al mondo per quattro volte fra il 2004 e il 2010. E lo ha fatto dandosi tempo un paio di anni per tornare all'altezza del proprio passato.
La stagione 2014, quella delle novità regolamentari, della gran confusione e del redde rationem si è aperta ufficialmente con il GP del Qatar. E Rossi è tornato. Secondo al traguardo dietro il campione del mondo in carica Marquez, che è un Valentino in miniatura, talentuoso e grintoso, coraggioso e imprevedibile, spregiudicato ma più giovane di 14 anni. Si è piazzato come un anno fa, Vale, ma con più entusiasmo e la certezza che quest'anno il gap non sarà così incolmabile. Marquez e Rossi primi sul traguardo dopo un duello fatto di sorpassi e controsorpassi, il nuovo contro il vecchio, la conferma contro il ritorno.
Il successo di Marquez ha più valore se si pensa che lo spagnolo non è ancora al 100%, dopo la frattura del perone in gennaio, nella sfida di dirty track contro Brad "Bullet" Baker. La piazza d'onore di Valentino ha bisogno invece di una prova del nove, perché a Losail sono caduti in tanti. E fra di loro anche Lorenzo, Bradl, Bautista, Iannone, che pure andavano forti. Ma le prime sensazioni sono piuttosto chiare. Valentino ha imparato a guidare in un modo differente, partito dalla quarta fila non ha avuto necessità di strafare. E nel box, dove Silvano Galbusera ha sostituito Jeremy Burgess, ci sono stimoli ed energie nuove, voglia di vincere e non appagamento. Austin e l’Argentina diranno se Rossi potrà tornare in lotta per l'iride o se Marc Marquez potrà incominciare a scrivere la propria leggenda (Lorenzo e Pedrosa permettendo).
E' vero che in qualifica Valentino accusa i due-tre decimi dell’età, ma in gara cala il jolly dell’esperienza e tutto si livella. Lotta fino alla fine, riducendo i margini della sconfitta, sfiorando anzi la vittoria. La sfida è lanciata: la MotoGP dei baby contro l’orgoglio ritrovato del vecchio re. Se il buon giorno si vede dal mattino sarà un gran bel campionato del mondo. E con meno cadute -si spera- ci saranno più protagonisti, più pretendenti al trono. Nell’anno in cui le quattro ruote affrontano la noia, le due danno ancoa spettacolo.