Guareschi: "Una stagione al di sopra delle aspettative"

MotoGp
Vittoriano Guareschi, 43 anni, team manager dello Sky Racing Team VR46. Ha lavorato 12 anni per la Ducati
bagnaia_guareschi_studiao_il_tracciato

L'INTERVISTA. Lo Sky Racing Team VR46 a metà stagione fa il punto sul suo primo Mondiale in Moto3. Il team manager: "Un assestamento è fisiologico e necessario. Fenati? Un grande guerriero. Bagnaia un vero artista"

di Anna Maria Di Luca

Dopo 12 anni passati in Ducati a preparare gare e vittorie con piloti come Valentino Rossi, Loris Capirossi, Andrea Dovizioso o Casey Stoner, Vittoriano Guareschi, oggi team manager dello Sky Racing Team VR46, si trova con i suoi ragazzi a metà percorso di una sfida tutta nuova. Un progetto innovativo quello di Sky, che lo aveva sedotto già sul nascere.

Guareschi facciamo il punto, come si sente?

"Contento. Dal 2001 al 2013 ho fatto di Borgo Panigale (sede Ducati, ndr) la mia trincea. Ho lavorato con grandi campioni, piloti che già sapevano cosa fare. Con loro ho appreso molte cose, desideravo poterle trasmettere alle nuove leve. Avevo una gran voglia di lavorare con i giovani, il progetto dello Sky Racing Team VR46 è proprio incentrato sui giovani".

Come vede il futuro in Italia?
"Giovani piloti promettenti ce ne sono pochi, per questo ragazzi talentuosi come Fenati, Bagnaia, Bastianini o Antonelli vanno messi assolutamente nelle condizioni di crescere".

Romano Fenati e Francesco Bagnaia i due che cura da vicino...

"Fenati è un guerriero. E' forte nel corpo a corpo, capace di ribaltare la situazione all'ultimo giro, di impegnarsi a fondo nei duelli e vincerli. La sua è una dote che non s'inventa. E anche quando non lo diresti, può fare risultato. Invece Pecco (Bagnaia, ndr) è un artista. E' il più giovane e ha grandi potenzialità".

Tiriamo le somme di questi primi 9 GP.

"Siamo partiti bene, abbiamo ottenuto risultati oltre le aspettative, soprattutto nelle prime 5 gare. Poi c'è stato un assestamento fisiologico. Tutti i nuovi team si ritrovano a vivere periodi del genere. Servono. Noi siamo dei privilegiati, attenti alla tecnologia, possiamo individuare subito i problemi e risolverli. Se sei un team giovane vieni considerato un outsider e ciò ti rende la vita più facile. Ma quando inizi a vincere ed entri in gioco allora hai tutti gli occhi puntati addosso e tutto si complica. In certi momenti è importante fare cerchio. 

Tra lo spagnolo Alex Marquez e l'inglese Jack Miller chi s'aspettava più forte?

"A dire il vero pensavo che Alex Rins fosse quello da temere, è molto forte ma è stato sfortunato. Per noi Miller è ovviamente, per così dire, il "nemico numero 1". Monta anche lui una KTM come noi, per cui c'è anche una competizione interna. Infatti in questi giorni lui e Fenati sono a Barcellona per i test".