MotoGP, Austin "the original": il colore del Texas

MotoGp

Sandro Donato Grosso

Marc Marquez, USA (Texas 2015) - Foto: Getty Images
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La MotoGP vissuta tra concerti live e colorate Motor Parade. Il pubblico USA mostra di essere unico come sempre: riviviamo insieme tutto ciò che fa da contorno all'evento motoristico. 

Provate ad andare sul sito ufficiale della città e nella presentazione troverete "Austin is The Live Music Capital of The World ". Musica dal vivo, gruppi che si esibiscono ogni sera e tutti i locali ne ospitano almeno uno. Qui non si tratta solo di cappelli da mandriani, cowboy, stelle di latta, stivali, barbecue ribs, tori meccanici e non.

La MotoGP per il quinto anno consecutivo si fa largo tra concerti di ogni tipo e band  più o meno di qualità che, a chi è musicalmente rock poco avvezzo (come lo scrivente), sembrano tutti uguali. Fanno un gran casino e mettono a dura prova i timpani. Visione troppo semplice? Forse.

Di fatto tra le locandine dei diversi gruppi fanno capolino quelle che ritraggono Marc Marquez (non potrebbe non essere lui visto i record personali su questa pista) e ricordano che qui si corre il quinto GP delle Americhe. Stanno per arrivare da tutto il Texas e saranno più di cento mila nei tre giorni. Un pubblico che non passa inosservato, perché si presenta a cavallo di moto elaborate ed aerografate (dove lo sfogo alla fantasia non ha limiti) unitamente ad auto tanto surreali e pasticciate da essere belle nella loro unicità. Così le sponde del fiume Colorado, che costeggiano il centro di Austin, stanno per diventare una sorta di colorata Motor Parade spontanea dove tifare Marquez, Vinales o Rossi. Diventa un dettaglio, così come sapere se l'Ing Dall'Igna è prossimo ad omologare il cupolino spaziale frutto della galleria del vento della Fondmetal.

Mentre le moto sfilano, i proprietari delle auto assistono su delle sedie pieghevoli da campeggio al lato della loro stucchevole creatura da ammirare. Ben inteso, non é un modo superficiale di vivere il motosport, se pensiamo anche alle gare Indy e Nascar, ma semplicemente diverso nella cultura e dunque nell'approccio. Oltretutto gli americani di piloti forti ne hanno avuti, eccome. Tra il 1978 e il 1993 hanno vinto diciassette titoli: quindici in 500cc e due in 250cc.
Queste cifre comprendono il palmares di Pat Hennen, Steve Baker, Kenny Roberts, Randy Mamola, Freddie Spencer, Eddie Lawson, Kevin Schwantz, Wayne Rainey, Jim Filice, John Kocinski, Kenny Roberts Jr., John Hopkins, Colin Edwards (Texas Tornado) e Ben Spies. Senza dimenticare Nicky Hayden, unico campione del mondo nell'era MotoGP nel 2006.

Ora pare che in Texas e "dintorni" tornadi degni di essere chiamati tali ne nascano sempre meno, non a caso è stata creata una serie USA per far crescere giovani talenti. Arriveranno di certo, ci vorrà qualche anno, spagnoli ed italiani permettendo. Austin intanto fa festa ed accoglie la MotoGP con la Musica Live che impera, quasi a darsi un tono diverso ed un po' lontano dagli stereotipi che conosciamo e che un pò ci mancano. Perché saranno pure robe da film western tipo Clint Eastwood nel "Texano dagli occhi di ghiaccio" o magia dei fumetti di Tex Willer e Kit Carson in "Requiem per una canaglia" ma quel sapore lì rimane unico.