MotoGP: Valentino Rossi, ad Aragon la lezione di uno che si diverte

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Guido Meda

Valentino Rossi quinto nel GP Aragon 2017, tappa n.14 del Motomondiale (Getty Images)

Trentotto anni e niente da dimostrare. Eppure Rossi trancia i protocolli medici con un rientro record da inserire in quella lista speciale di piloti che nella storia hanno fatto come lui. Quando la passione è terapeutica. Ma non chiamateli eroi. Non vogliono

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Bisogna essere onesti: quando su un caso come quello di Rossi ci mettiamo a fare la caccia grossa all'aggettivo efficace è raro che venga fuori roba realmente grossa o particolarmente originale. Gira e rigira finiamo sempre per dire che lui, o tutti quelli che hanno fatto come lui e prima di lui, sono eroi. Al limite diciamo che hanno fatto il miracolo.

Entriamo a bomba nell’irrazionale retorico quando la spiegazione sta, limpida, nelle parole e nelle azioni di un weekend di gara come questo.
Perché hai deciso di tornare così presto? Le risposte di Valentino sono una raffica di concetti tanto semplici da risultare geniali: "Perché la gamba si si sistemava bene, perché mi piace andare in moto, per non perdere tempo e allenamento. Perché a casa cominciavo ad annoiarmi".
Si capisce come sia molto più profonda questa leggerezza dell’istinto che non qualsiasi esercizio esistenziale.

Rossi è uno che si diverte, da sempre. Uno che gioca, da sempre. E che nel gioco, da sempre, ha trovato - potendoselo permettere - la formuletta per restare un ragazzino. Che a 38 anni senza dover più dimostrare niente, può arrivare quinto dopo aver pure accarezzato l’idea del podio. Forse è vero che a mettere insieme passione intensa, chirurgia e terapia eccellenti le guarigioni si possono accorciare anche per noi. In questo senso l’avventura di Aragon è un esempio.

La questione invece si fa più seria fronteggiando la delusione di Dovizioso. Anche per lui sarebbe un gioco, non fosse che stavolta si è rotto perché lui è dei Beatles ma Aragon è per gli Stones. Questa pista non è la sua musica, tanto da perdere 16 punti da Marquez a quattro gare dalla fine.
Marquez gioca, con la corrente elettrica, ma gioca anche lui, sparando follie e velocità su ogni terreno. Mica facile adesso che ha vinto ancora davanti a Pedrosa. Anche se dell'altro gusto italiano lo portiamo a casa con Lorenzo su Ducati ancora sul podio, ancora terzo e un'Aprilia finalmente bella visibile grazie a Espargarò. Moto italiane, eccellenze italiane, nate sul serio, diventate strumenti di divertimento.