MotoGP, GP Argentina 2019: Marquez, Rossi e Dovi sono le vere risposte

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Guido Meda

Il secondo Gp della stagione ha una gara nella gara: quella di Marquez che vince da solo davanti ai due italiani migliori sulla scena. Torna il vecchio straordinario Vale, limita i danni Dovizioso. Riassumiamo le caratteristiche delle moto e dei piloti migliori per interpretare la gara e il mondiale che verrà

LA STRETTA DI MANO ROSSI-MARQUEZ

RIVIVI IL GP D'ARGENTINA: LA CRONACA

L’aereo che era atterrato in Argentina appesantito dalle polemiche sull’aerodinamica, ora ridecolla leggero, con Rossi e Dovizioso sul podio dietro a Marquez che qualcuno dice di aver visto, in qualche sporadica inquadratura, mentre faceva la sua personale gara per la sua personale e incredibile vittoria solitaria. Tanto da incappare in una stretta di mano di Rossi che sa di rispetto a dispetto di tutto il pregresso.

E’ strana questa cosa: in Qatar Marquez e Dovi avevano lottato fino all’ultima curva e la Yamaha sembrava non più all’altezza. Qui Marquez se ne va da solo, la Yamaha torna con Rossi, sta addosso alla Ducati e la batte pure. Dove sta la verità? Ecco, bene bene non si sa, ed è pure il bello di questo campionato che in base alla pista ti rivolta le certezze nelle mani.

Però qualche sicurezza possiamo provare a darla. Ok. Marquez è fenomeno; con la Honda fa quello che vuole. Ci sono alcune piste, tra cui quella Argentina, in cui è proprio lui, con quella Honda lì supercompleta, a fare la differenza.

La Ducati su piste come questa, dove per il tipo di disegno serve essere scorrevoli in curva non ha invece le doti per farlo. Non le ha mai avute del tutto. Ecco perchè è un trionfo il terzo posto di Dovizioso, ecco perchè suonano male le parole dell’AD Ducati Domenicali quando qualche giorno fa disse: “Ora che abbiamo vinto il reclamo, batteteci in pista”. Ecco, lo hanno preso in parola alla prima pista utile con le curve scorrevoli.

Per la stessa logica che ha a che fare con la scorrevolezza in curva va forte anche la Yamaha che ce l’ha nel dna, a patto che sopra ci stia Valentino Rossi, divino tra gli umani, quarantenne un po’ per finta e un po’ per davvero, che tira sempre e molla mai. Stavolta, se Dio vuole, è stato costante e sul pezzo dal venerdì, mentre Vinales, che era stato ugualmente concreto, è scomparso un’altra volta in gara fino allo scontro con un buon Morbidelli che ha tagliato via definitivamente entrambi.

Riassumendo le moto: Honda completa per tutte le piste, Ducati forte dove si spigola, Yamaha forte dove si scorre.

Riassumendo i piloti: Marquez padrone di un’era, Rossi fenomeno del talento e dell’esperienza, Dovizioso intelligente e ottimizzatore.

Al panorama dei big manca clamorosamente Jorge Lorenzo e il vuoto si sente. La Honda sarà pure una gran moto, ma non si innamora di te in due gare. E la speranza di vedere duelli incredibili tra Marquez e Lorenzo, si sposta facendo spazio ad un pugno di italiani che prendono l’aereo per il Texas, in teoria ancora casa Marquez, per smontarne la storia. Mica facile, ma cosa c’è di facile in questo mondiale?