La gara di Jerez è stata ricca di colpi di scena e rivalità. Lotte senza esclusioni di colpi e con grande agonismo che hanno messo il risalto la bellezza dei sorpassi, qualche volta al limite della regolarità
Soltanto quando un pilota è nettamente più veloce dell'altro può compiere un sorpasso pulito, altrimenti il confronto diventa più "fisico" fino a trasformarsi, in casi limite, in azione antisportiva. Di piloti con l'aureola non ne conosco, in carriera è capitato a tutti di superare i limiti e stavolta è toccato a Rea che, più di altri, ha un istinto aggressivo nel corpo a corpo. Lo stress di una gara persa in partenza per una Ducati imprendibile e la fatica di lottare per il podio (!) con le Yamaha, che non erano mai state un problema fino a oggi, gli hanno tolto lucidità e controllo nelle fasi decisive della gara. L'ultima curva di Jerez, è vero, è sempre stata sede di confronti duri e spietati, ma il confine fra un sorpasso "cattivo" e una manovra antisportiva è il più delle volte determinato dalle conseguenze dirette sull’avversario che, se finisce per terra come è successo a Lowes, decreta l’errore di un gesto oltre i limiti consentiti. Diverso invece il contatto fra Melandri e Davies in gara 2 nel lungo curvone a destra che immette sul rettilineo. Ducati e Yamaha sono moto tecnicamente differenti, come pure gli stili di guida dei due piloti: Chaz spigola, rallenta in percorrenza e chiude tardi alla corda, per raddrizzare e accelerare presto, per sfruttare la potenza del suo motore; Marco arrotonda le linee con un’impostazione più convenzionale, entrando prima al punto di corda e lasciando correre la sua moto, per cercare nella dolcezza in accelerazione la velocità sul dritto.
Davies era in recupero, girava più costante e veloce, Melandri sparava il suo miglior tempo proprio nel giro precedente l’incidente. Ognuno giocava le sue cartucce, consapevole delle difficoltà proprie e dei punti di forza altrui; quella curva era probabilmente l’unico punto “neutro” e se un pilota vede uno spazio tra l’avversario e il cordolo, pur misero, diventa occasione per tentare il sorpasso. Lo sapeva anche Melandri che sarebbe stato un azzardo e, quando entri, in un punto così, l’importante è farti vedere con quella mezza ruota più avanti (e non lo so se c’era), proprio per evitare il contatto. Davies ha chiuso deciso la curva, facendo la sua strada senza ipotizzare di essere attaccato proprio lì da un pilota su una linea stretta.
Fatico a trovare un responsabile assoluto in questa vicenda, a volte sembra che ci dimentichiamo che le gare in moto possono offrire scenari come questo, soprattutto quando la competizione è alta e il livello dei piloti equilibrato. Sono tutti professionisti, esperti e consapevoli che a cadere ci si fa male. Fra i moralisti del sorpasso ci sarà indubbiamente chi, come me, si sarà divertito a riscoprire quelle che sono sempre state scene ordinarie di corse in moto.