MotoGP, GP Misano (San Marino): le pagelle di Paolo Beltramo

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Paolo Beltramo

Dopo la vittoria di Misano, Marquez ha svelato la sua vera natura di mangiatore di piloti. Quartararo è forte, ma lasciamolo crescere senza troppa fretta. Rossi e Morbidelli troppo lontano dai primi. Dovizioso chiude 6° a 20 secondi: cosa sta succedendo alla Ducati? Sembra un’involuzione... Ecco le pagelle di Paolo Beltramo dopo il GP di San Marino

MARQUEZ TRIONFA A MISANO

LA CLASSIFICA AGGIORNATA

IL CALENDARIO: PROSSIMA TAPPA ARAGON

LE FOTO PIU' BELLE DI MISANO

Giù la maschera

Marc Marquez fino alla gioia per la vittoria di Misano ha quasi sempre cercato di sembrare uno squaletto di pelouche che faceva di tutto per dissimulare, nascondere, quello che invece è: un predatore feroce, assetato di sangue, che viene stimolato, incattivito ancor più da certi eventi. Questa volta la dose extra di rabbia gliel’ha fornita il bisticcio con Rossi di sabato in prova. E una volta battuto uno strepitoso Quartararo, ha finalmente svelato la sua vera natura di mangiatore di piloti: al posto del solito sorriso da bravo bambino una maschera di rabbia, una gestualità chiara e cattiva, un momento di sincerità assoluta. Nel giorno che lo ha portato a superare Mike Hailwood nel numero di Gran Premi vinti (77 a 76), nella domenica che gli ha praticamente consegnato (dovrebbe vincerlo già in Thailandia) il suo ottavo titolo (sarebbe il sesto negli ultimi sette anni di MotoGP), guarda caso lo spagnolo ha 93 punti di vantaggio in classifica su Dovizioso (93, come il suo numero). Marc ha mostrato a Quartararo, suo presunto avversario più temibile nel futuro del branco, che sarà durissima sostituire questo maschio alfa. Il campione della Honda ha involontariamente svelato insieme alla sua forza assoluta, al suo valore attualmente inarrivabile, quella che probabilmente è la sua unica debolezza: soffrire tanto il dominio mediatico e di popolarità di Rossi che non vince più, ma continua a tingere di giallo gli autodromi di tutto il mondo, manco fosse ancora lui quello che si porta a casa titoli, vittorie e record.

A scuola da campione

Fabietto Quartararo porta a casa il quarto podio in MotoGP, guida quasi tutta la gara davanti a Marquez, poi non riesce a resistere all’attacco dello spagnolo stramotivato, ma studia, impara, mette da parte, fa esperienza. Tutto perfetto, tranne il risultato per lui. Ed è già moltissimo considerando che è un debuttante in MotoGP. Tutto bello, lui molto bravo, però ricordiamoci di altri piloti che alla prima stagione avevano già vinto. Così alla rinfusa, Lorenzo, Rossi, Marquez tanto per restare vicini nel tempo. FQ20 ancora non c’è riuscito. È forte, ma lasciamolo crescere senza troppa fretta, altrimenti quello là se lo mangia.

Chi sale

Dal secondo al quinto ci sono soltanto Yamaha. Ottima prestazione di marca, anche se Rossi e Morbidelli sono arrivati troppo lontano dai primi. Ricordiamoci dov’era Yamaha e dov’è: i progressi ci sono e sono notevoli. Ora aspettiamo con fiducia e interesse la moto che verrà, per ora accontentiamoci di questa dimostrazione di forza generale. Ma il motociclismo è sport individuale, quindi contano i successi, l’essere in gioco per vincere il titolo e queste cose ancora nessun pilota Yamaha riesce ad ottenerle. La strada è quella giusta, secondo me anche per Rossi presto arriverà la chiave che lo renderà veloce come Vinales e Quartararo.

Chi scende

Ducati non è più la prima antagonista di Marquez-Honda (le altre di Honda non riescono a contare, ma basta quella là). A Misano Dovizioso sesto a 20 secondi, Miller e Petrucci nono e decimo a 26 e 31 secondi di distacco, Bagnaia e Pirro in terra. Cosa sta succedendo? Sembra un’involuzione, la moto pare tornata ad essere quella molto competitiva dove si trova bene, ma lenta nei circuiti indigesti. Era questo il problema che Ducati doveva risolvere e sembrava esserci riuscita, poi però gli altri hanno migliorato molto di più e oggi a Ducati fanno paura anche Yamaha, Suzuki e quasi KTM, non soltanto quella Honda là.

Direzione gara

Stavolta proprio male: a Dalla Porta in Moto3 è stata data una penalizzazione per aver oltrepassato la riga bianca all’ultimo giro, togliendogli punti importanti nella lotta per il titolo. Poi in Moto2 ad Augusto Fernandez non è stata inflitta nessuna penalità per aver oltrepassato la riga bianca al penultimo e poi in modo molto netto all’ultimo giro, manovra che gli ha permesso di uscire più forte da quella curva e battere Fabio Di Giannantonio con una manovra dura. Insomma per due volte le decisioni e le non-decisioni hanno favorito piloti spagnoli e chi insegue in classifica, quasi fosse un tentativo di tenere aperti almeno questi due campionati. Il vero problema, secondo me, è però che con questo proliferare di zone asfaltate anche molto ampie all’esterno e all’interno delle curve si invogliano i piloti a frenare oltre il limite, tanto non si cade, né si perde tempo. Io sono per il ritorno della ghiaia, della sabbia, di qualche superfice che obblighi chi sbaglia a pagare un prezzo in termini di prestazioni. Così neanche la Direzione Gara avrà tutte ste gatte da pelare.

PS. L’anno scorso Di Giannantonio fu penalizzato a Le Mans proprio per una manovra come quella di Fernandez e gli fu tolta la prima vittoria…

Promessa mantenuta

Tatsuki Suzuki aveva scritto questo tweet a Marco Simoncelli: "Caro Marco, un giorno andrò sul podio con tuo padre, quindi per favore guardaci dal cielo". Il nipporiccionese è stato di parola, proprio a Misano nel circuito intitolato al Sic. Altre due vittorie internazionali della squadra Sic58 sono state altrettanto dense di significato: la prima, a Jerez nel CEV con Tony Arbolino in Moto3 per 58 millesimi di secondo e nel circuito dove Marco aveva vinto la sua prima gara mondiale nel 2004. La seconda, prima nel Mondiale Moto3 con Antonelli proprio quest’anno e sempre a Jerez. Come se ci fosse un filo che, invisibile, ma forte, lega tutto.