MotoGP, GP Spagna 2020 (Jerez): le pagelle di Paolo Beltramo

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Paolo Beltramo

Paolo Beltramo

Un weekend che difficilmente dimenticheremo quello di Jerez, e non solo perché è stato il primo della MotoGP dopo il lockdown. L'organizzazione perfetta, il successo azzurro di Luca Marini con lo Sky VR46. E soprattutto l'infortunio di Marquez: si sarebbe potuto accontentare ma invece ha dimostrato perché è "MM93". Si torna in pista domenica 26 luglio, sempre a Jerez, sempre live su Sky Sport MotoGP (canale 208)

MARQUEZ CORRERÀ A JEREZ: LE NEWS

Complimenti all’organizzazione. Banale, banalissimo, ma vero. Bisogna infatti dire che Dorna guidata dalla professionalità e dalla passione di Carmelo Ezpeleta (è uno di quei manager con una lunga carriera come direttore di circuiti, ideatore di altri, che ha corso, che sa davvero di cosa si tratta) ha fatto un lavoro ottimo e difficilissimo. Certo c’erano situazioni strane, il circuito vuoto si percepiva, ma secondo me mai quando c’erano le gare. Insomma un successone, credo. E bene anche i componenti del paddock per la loro consapevolezza del momento difficile che ancora stiamo vivendo. Alla fine abbiamo avuto più o meno tutto quello che ci aspettavamo, anzi forse di più.
 

Onnipotenza impossibile. Marc Marquez è stato criticato da molti per la sua fame inestinguibile, per la sua ferocia assoluta, per il non sentirsi mai appagato. Certo, si fosse accontentato avrebbe forse comunque portato a casa un fantastico secondo posto e non si sarebbe fatto male. Forse, perché quella caduta avrebbe potuto accadere anche se avesse girato due decimi più piano (in quelle condizioni molto, in effetti). Io però sono di un altro avviso: se sei MM93 fai così. Di più: se non sei così non diventi Marc Marquez. Il delirio di onnipotenza, la sensazione di invincibilità, la perenne guida sul filo del rasoio, il rischio come componente naturale, affascinante, ma percepita come lontana, invisibile mentre la sfidi, mentre giochi col tuo talento, con gli avversari, con l’impossibile che vuoi rendere normale. Io ho convissuto, in anni lontani, dormendo in una tenda piantata nei vari paddock, con questo tipo di persone. Le ho capite ed amate anche perché in moto non hanno mai avuto paura. Magari su un ottovolante sì, ma in un curvone da 260 orari no. Lui è una spanna sopra gli altri, come lo erano altri campionissimi nel passato, Rossi compreso, perché fa cose che gli altri umani non immaginano. A MM93 stavolta è anche andata male perché se la ruota non lo colpisce sul braccio finisce tutto lì, ma anche la sfortuna esiste e a volte ti dà uno strattone forte per ricordartelo.
 

Curva maledetta. Quella che ha offeso Marquez in passato aveva già fatto vittime illustri. Nel 1999 Mick Doohan, cinque volte consecutive Campione della 500, la testa come ce l’hanno quelli lì, esce alla fine del turno del venerdì pomeriggio perché non era lui il primo in classifica in quel momento. Ripeto, nel turno del venerdì e dopo che la pista era stata bagnata dalla pioggia. Arriva alla curva 3 e cade fortissimo finendo contro le barriere della 4 dopo aver messo le ruote sulla riga bianca ancora umida. Carriera finita e Criville campione.
 

Doveva accadere. Ed è accaduto. Fabio Quartararo ha finalmente vinto il suo primo Gran Premio alla settima pole position. Il ritiro di Marquez conta, ma una parte è probabilmente dovuta alla difficoltà di andare a prendere quello là, il ragazzino che lo sfidava, lo sfruculiava già dall’anno scorso. Bene la cosa lo rafforzerà ulteriormente e in un colpo solo è diventato uno dei pretendenti al titolo vista la probabile assenza di Marquez almeno per le prime due gare. L’aver battuto proprio Vinales che è considerato la prima guida Yamaha e sarà suo compagno di squadra nel team ufficiale l’anno prossimo è una soddisfazione doppia, E dimostra che anche i team esterni, in questo caso Petronas-Yamaha, possono vincere se sono organizzati alla perfezione, hanno tecnici di altissimo livello, il sostegno tecnico della casa e soldi a sufficienza. E un pilota del livello dell’italo-francese, soprattutto. Bene, bisogna dirlo, anche il quinto posto di Morbidelli che può crescere.
 

Factory Delusion. Anche se siamo soltanto alla prima gara e il team ufficiale Yamaha può consolarsi con il secondo posto di Vinales in contemporanea alla caduta di Marquez, ci sono aspetti un po' deludenti: Rossi non è mai stato realmente competitivo e si è pure fermato per un’allerta tecnica e comunque prenderle da una squadra non ufficiale non è il massimo. Certo rimane tutto il tempo per recuperare, ma anche che Rossi e Vinales siano gli unici di tutto lo schieramento ad essere partiti con le gomme soft all’anteriore a mio parere denuncia una certa insicurezza, una sensazione di problemi non del tutto risolti.
 

Il valore della certezza. Andrea Dovizioso è come un lingotto d’oro. Può succedere di tutto, ma lui è lì, nascosto, che conserva tutto il suo valore sempre. Se vogliamo è il contrario di Marquez, non osa quasi mai troppo, ragione, gestisce, controlla, finalizza, ascolta la testa più dell’istinto, anche perché se ti metti sul piano della “gara a vita persa”, parafrasando una celebre frase di Massimo Matteoni e devi vedertela con Marquez o lui si stende, o vince, Soltanto la razionalità inattesa all’ultima curva lo mette in crisi e il Dovi è così. La forza dei propri limiti, il cervello sempre acceso. Io mi auguro che Ducati non se lo faccia scappare anche perché la coppia Dovi-Miller sembra perfettamente squilibrata: il Dovi e il matto australiano che sta crescendo e maturando.
 

KTM arriva. Lo si diceva, ce lo aspettavamo: KTM è migliorata molto e Pol Espargarò sesto comincia a dire qualcosa anche sommato all’ottavo di Oliveira. Peccato per la caduta di Aleix con l’Aprilia non ci abbia fatto capire a che punto è la nuova moto. Basterà poco per capirne di più.
 

Luca in the Sky with diamonds. Prestazione fantastica del team Sky VR46 che domina la gara con Luca Marini (che porta il sorriso in casa Rossi) e fa bene con Bezzecchi. Luca è maturato, è più sicuro, freddo, micidiale e soltanto la scivolata per colpa della gomma in Qatar gli sta impedendo di dominare il mondiale e poi lassù, dietro Nagashima, ci sono tre italiani: Baldassarri, Marini e Bastianini. I Beatles non l’avrebbero mai immaginato.
 

La forza del gruppo. Vero, ha vinto di nuovo Arenas, secondo è stato Ogura, ma Arbolino terzo, Migno quarto, Vietti quinto dimostrano che anche in Moto3 ci siamo. Difficile fare tattiche in questa categoria, spesso è semplicemente questione di fortuna o di errori altrui che ti favoriscono o ti penalizzano. L’importante è essere lì.


A prestissimo!