Lamborghini: in attesa della Urus, l’esagerata LM002 torna a ruggire

Motori

Umberto Mongiardini

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Restaurata dal Polo Storico Lamborghini, è l’antenata dei fuoristrada di lusso, con i sui interni raffinati e una meccanica da divoratrice di dune del deserto

Cavalcando l’onda del mercato che vede i SUV sempre più protagonisti nel panorama motoristico, Lamborghini presenterà il prossimo 4 dicembre la propria interpretazione di Sport Utility Vehicle. Nel frattempo Lamborghini ha voluto ricordare l’antesignana del futuro modello, la LM002, appena restaurata dalla casa di Sant’Agata Bolognese.

Il prototipo della LM002 era stato inizialmente pensato nel 1977 per un utilizzo militare da parte dell’esercito americano il quale, però, le aveva preferito l’altrettanto iconica Humvee. Senza perdersi d’animo e sicura della validità del proprio progetto, Lamborghini non abbandonò l’idea, presentando nel 1981 al Salone di Ginevra LM001 che, però, rimase solo un prototipo.
Il tallone di Achille del modello presentato era il motore posteriore che sbilanciava troppo il mezzo. Dopo cinque anni di sviluppo, nel 1986, la casa di Sant’Agata presentò la Lamborghini LM002, primo fuoristrada di lusso della storia dell’automobile.

È un “mostro” sotto ogni dettaglio, con dimensioni esagerate: 4,9 metri di lunghezza e 2 di larghezza, angoli d’attacco che le permettono di superare pendenze fino al 120% e 2,6 tonnellate di peso. Come riesce a raggiungere una velocità massima di 210 Km/h e coprire lo 0-100 in 7,8 secondi? Semplice, lo fa con il motore V12 da 5.167 cc e 450 CV derivato dalla Countach. Il prezzo all’epoca – e anche oggi visto le valutazioni che superano i 300.00 euro- di 240 milioni di lire l’aveva fatta diventare appannaggio di ben pochi personaggi, tra cui sceicchi e dittatori mediorientali, i quali potevano sorvolare su consumi reali molto, forse troppo vicini ad 1 km/l.

Nonostante l’aspetto esteriore sia particolarmente squadrato, cattivo e poco raffinato, all’interno sembra di trovarsi in uno sfarzoso salotto. Pelle ovunque, inserti in legno e dettagli curatissimi. Gli pneumatici, Pirelli Scorpion, erano stati progettati appositamente per un utilizzo su sabbia e per resistere a temperature alte, mentre la carrozzeria, realizzata in alluminio e fibra di vetro, veniva prodotta a Bilbao da Goizan e, successivamente, spedita a Sant’Agata Bolognese per l’assemblaggio.

Nonostante ne siano state solo realizzate 301 unità tra il 1986 e il 1992, la LM002 è rimasta una pietra miliare. La domanda adesso è: sarà la nuova Urus in grado di eguagliare la propria antenata?

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