Zanardi Story – 1°parte: Lotus, storia di un amore pericoloso

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Dal debutto con la Jordan agli anni con la Lotus, ecco la storia della prima vita in Formula 1 di Alex Zanardi, che questo weekend torna in pista come wild card con BMW nella prova di Misano del DTM con due gare per la prima volta in notturna. Live in esclusiva su Sky Sport Arena, sabato 25 e domenica 26 agosto dalle 22.30

ZANARDI STORY: LA 2^ PARTE

LE MODIFICHE SULLA BMW DI ZANARDI - LA GUIDA AL CAMPIONATO

Schumi out, Zanardi in

Spa ‘91, Eddie Jordan che è uno sveglio fa debuttare in F1 un ragazzo tedesco di belle speranze, tale Michael Schumacher. Il giovanotto va forte, sul serio, e Flavio Briatore che ha una velocità di pensiero paragonabile a quella d'azione capisce tutto al volo e ci impiega poco a mettere sotto contratto Schumi per la Benetton di cui e’ team principal. Ciao ciao Eddie, il sedile della Jordan resta vuoto.

Il team manager inglese, da buon talent scout, offre il volante vacante ad un giovane italiano di Bologna che sta facendo molto bene in Formula 3000. Ecco quindi la chance dei sogni per Zanardi, quella importante, quella che ti può cambiare la vita (professionale): per le ultime tre gare della stagione la Jordan 191 è sua. Nel primo GP, in Spagna a Barcellona, porta a casa un nono posto al debutto (ottavo giro veloce, dietro a Senna), quindi è la volta del ritiro per cambio ko a Suzuka (mentre è nella top10) ed ancora un nono posto in Australia, beffato dalla bandiera rossa che chiude gara e classifica anticipatamente (era in rimonta sui top5 nel momento del game over). Niente di straordinario? Beh allora a punti andavano i primi sei (oggi 10), le monoposto in gara era 26 (oggi 20), e McLaren, Williams, Ferrari e Benetton monopolizzavano le prime file. Forse la valutazione è quindi un po' diversa...poche storie Zanardi andava forte, molto forte.

Senza sedile!

Chiusa la stagione, la valigia (di dollari) di Gugelmin è di quelle pesanti ed Eddie Jordan non può rifiutarla, lasciando a piedi Zanardi poco prima che il mondiale ‘92 abbia inizio. Alex riesce in extremis a rimedia un test con il vecchio Ken Tyrrell e le cose sembrano sistemarsi, perché al "boscaiolo" inglese Zanardi piace. Purtroppo però non se ne fa niente, DeCesaris trova lo sponsor ed il sedile è suo. Funziona così, Alex ha tanto talento quanti pochi soldi da investire nelle corse.

L'ultima chance per la stagione a questo punto è Flavio Briatore che ha bisogno di un collaudatore che sappia mettere alla frusta la Benetton che Schumi porta in gara la domenica. Zanardi però è un racer e vuol correre, e vuole farlo contro gli altri, contro i più forti del mondo. Passare le giornate a girare da solo in un autodromo deserto, con la promessa di un sedile nei GP di domani, non fa per lui. Il problema è uno solo: manca un volante di Formula1 libero (e non a pagamento) per lui.

L'amore Lotus

Il cervello avrebbe detto di continuare come collaudatore Benetton in attesa di una opportunità vera con il team veneto, il cuore però gridava "Lotus, Lotus.." sgangherata e a fine storia sì, ma pur sempre la gloriosa Lotus. Quella di Chapman, Clark, Rindt, Fittipaldi, Peterson, Andretti, del giovane Senna, di Mansell...quella che aveva fatto paura (e male) per anni ad un certo Enzo Ferrari.

Vince il cuore e nel ‘93 il sedile di Zanardi è quello della sognata monoposto inglese che però da anni non è più quella di Chapman (scomparso nel 1982), ma di Collins e Wright. Gli inizi sono promettenti: sesto e a punti in Brasile guidando 20 giri con una spalla ko per una sassata sparata dalla monoposto che lo precede e da ventesimo a quarto a Imola prima di buttar via tutto per dar la caccia al podio. Se le prestazioni della macchina non sono malaccio almeno nella prima parte del mondiale, l'affidabilità è un problema serio che diventa quasi un dramma a Spa. In prova una sospensione attiva va ko e Zanardi si schianta a full gas all'Eau Rouge /Radillon quasi ammazzandosi. Vivo per miracolo, più "lungo" di tre centimetri per il botto, mentre è ricoverato in ospedale, il boss Oliver "vende" il suo sedile a Pedro Lamy, ingolosito dalla solita valigia di dollari portati dagli sponsor del portoghese (non è un reato, funziona così), soldi che sono ossigeno dal quale non può prescindere un team veramente in crisi finanziaria nerissima.

Lamy prende, Lamy rende

Il titolare, con la sempre più ansimante Lotus, per il mondiale 1994 è quindi Lamy che fa coppia con Herbert. Zanardi resta come tester, in un'epoca in cui questi sono liberi, ovvero provi quanto e più che puoi per sviluppare la macchina. Il fatto di girare tanto aiuta Alex a rimettersi in luce e dopo poche gare di quella maldetta stagione, che aveva da poco portato via la leggenda Senna ed il povero Ratzenberger, ecco arrivare la sessione di test a Silverstone. Il collaudatore italiano gira con grande intensità per due giorni e mezzo quando a metà dell'ultimo cede il volante al titolare Lamy. Pochi giri ed è lo schianto. Il portoghese perde l'ala posteriore ed esce in pieno tra la Abbey e la Bridge, sopravvive ma ha le gambe devastate.

Il resto del campionato, da Barcellona all'Australia, ultimo GP della stagione e della storia del team, vede Zanardi al volante. Risultati zero, soldi finiti e inevitabile fallimento della squadra, epilogo triste per un grande team e tutto da rifare per un gran manico. Ma lo sport e vita riserveranno molto altro ad Alex Zanardi da Castel Maggiore (to be continued…)