Please select your default edition
Your default site has been set

NBA, Rose spiega: “La fuga? A casa da mia madre"

NBA
GettyImages-610518128

Il blitz improvviso a Chicago "per stare vicino a mia madre, per motivi familiari", ma ora Derrick Rose (regolarmente in campo domani notte contro Philadelphia) sarà multato, e a New York non tutti l'hanno presa bene

Si è ripresentato al campo di allenamento dei Knicks, ha preso parte alla sessione in tarda mattina e poi, atteso da tutti, ha risposto alle domande della stampa. Dicendo il minimo indispensabile, tutt'altro che desideroso di far chiarezza fino in fondo su quello che è successo. Derrick Rose è di nuovo con i suoi compagni di squadra dei New York Knicks, ma dalla sua bocca escono dichiarazioni stringate. Cos'è successo? "Sono tornato a casa, a Chicago, per stare vicino a mia madre". Perché? "Motivi familiari". E avvisare o, quanto meno, rispondere alle chiamate dei Knicks? "Avevo bisogno del mio spazio". Pentito? "Avrei potuto e dovuto avvisare prima". E le reazioni dei dirigenti blu-arancio? "Ho parlato sia col gm Steve Mills che col presidente Phil Jackson. Hanno capito le mie motivazioni, ma avrebbero preferito che li avessi contattati prima per spiegar loro i motivi della mia assenza". 

Un botta e risposta quasi surreale, quello tra la (insidiosa) stampa newyorchese e il playmaker di coach Hornacek, capace perfino di riassumere il tutto con un laconico "sono cose che succedono". Un Rose che insomma di apparire pentito non ne aveva proprio né voglia né intenzione e la cosa forse ha infastidico qualcuno. Forse qualche compagno, sicuramente qualche membro dell'organizzazione e magari anche qualche membro dei media normalmente al seguito della squadra, pronti a far notare la singolarità della decisione dei Knicks, quella cioè di non sospendere il giocatore ma solo multarlo. 

La posizione della società - Al contrario di Rose, neppure questa volta Phil Jackson - presente al campo di allenamento - ha ritenuto opportuno rispondere alle domande dei giornalisti (tranne un paio di interviste individuali, non lo fa dal training camp di ottobre). Il presidente dei Knicks e i massimi dirigenti della franchigia hanno però deciso che il comportamento tenuto da Rose non fosse meritevole di una sospensione, generando non poca sorpresa: "Ora quindi è diventato normale che i giocatori saltino delle partite per riposare ma non per aver abbandonato i propri compagni", ha twittato ironico il beat writer del New York Daily News Frank Isola. Ma dalle prestigiose colonne del New York Times, invece, si alza anche una voce contraria, molto più incline a prendere le parti del giocatore prontamente "condannato" da media e opinione pubblica: "Forse Derrick Rose si sta chiedendo: perché dovrei comportarmi in maniera professionale se ai Knicks non lo fa nessuno?". Una presa di posizione forte, provocatoria, che assicura un'unica certezza: vittorie o sconfitte, a seguire i Knicks - come succede coi Lakers sull'altra costa, a Los Angeles - non ci si annoia mai.