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NBA, i risultati della notte: Westbrook, sono 27

NBA

Vincono tutte le big, con Cleveland in casa che batte Indiana, San Antonio corsara a Orlando, Boston che vince la quarta gara in fila e Golden State che piazza il parziale nel terzo quarto e vola contro Sacramento. Westbrook chiude con la 27^ tripla doppia stagionale nel successo contro i Knicks

Cleveland Cavaliers-Indiana Pacers 113-104 – LeBron James gioca 33 minuti soltanto perché fermato per qualche minuto nel secondo quarto da un problema alla caviglia che gira come non dovrebbe, ma torna prontamente a posto giusto in tempo per l’inizio del terzo quarto. Il numero 23 è dominante con i suoi 31 punti, che fanno il paio con i 26 di Kyrie Irving. I tiri dall’arco lasciati liberi da Kevin Love li prende Kyle Korver, autore di 22 punti con 6/8 dalla lunga distanza in uscita dalla panchina. Il plus/minus più alto invece se lo accaparra Derrick Williams, che nei 27 minuti trascorsi sul parquet chiude con un convincente +14. Indiana perde così la quinta partita consecutiva (una striscia in parte giustificata dalla forza degli avversari affrontati) e benedice la settimana di pausa che sta per arrivare nel momento più opportuno. Domani gli Wizards e poi bisogna ricaricare le batterie in vista della volata finale per i playoff.

Orlando Magic-San Antonio Spurs 79-107 - Il punteggio finale riassume bene quanto accaduto sul parquet, col dominio su entrambi i lati del campo di San Antonio, brava a sfruttare l’incapacità dei Magic di dare continuità al proprio attacco, in una gara chiusa dai padroni di casa tirando con meno del 40% dal campo. Serge Ibaka non c’è più, Terrence Ross è ancora indisponibile per motivi “burocratici” e tocca quindi a Nikola Vucevic provare a trascinare offensivamente Orlando. I risultati non sono dei migliori, anche perché dall’altra parte gli Spurs fanno gara di testa sin dal primo secondo di gara, grazie ai 23 punti con 13 tiri di LaMarcus Aldridge e ai 22 in 27 minuti di Kawhi Leonard. Nessuno gioca più di 28 minuti, ben tredici giocatori scendono sul parquet per almeno sei minuti, dodici dei quali mettono anche punti a referto. La cooperativa Spurs continua a macinare vittime.

Boston Celtics-Philadelphia 76ers 116-108 – Sono 13 i punti di Isaiah Thomas nel quarto periodo contro Philadelphia, in un finale che i Celtics sono riusciti a sbrogliare soltanto negli ultimi 180 secondi di gara. Per il numero 4 i punti alla fine sono 33, la 40^ partita consecutiva con almeno 20 punti a referto, record di franchigia di John Havlicek datato 1971-72 eguagliato. Lo spirito di sacrificio di Boston è ben rappresentato non tanto dai 21 punti, quanto dalle otto palle rubate di Marcus Smart; l’unico modo per porre rimedio alle 24 palle perse, massimo stagionale per i ragazzi di coach Stevens. I Sixers invece vanno a riposo preoccupati non tanto del risultato, quanto delle condizioni di Robert Covington, uscito a causa di una botta alla testa subita dopo essere volato fuori dal campo per provare a recuperare un pallone vagante. La pausa darà il tempo a tutti di recuperare (magari anche a  Joel Embiid, costretto a rinunciare al Rising Star) e lascerà il tempo per ragionare di eventuali trade prima della chiusura del mercato.

Brooklyn Nets-Milwaukee Bucks 125-129 – Non si arresta il crollo dei Brooklyn Nets, incapaci di dare una sterzata a una striscia di sconfitte che sta assumendo contorni imbarazzanti. Per i Nets è il 25° ko nelle ultime 26 gare, mentre l’ultimo successo in casa è datato 26 dicembre contro gli Charlotte Hornets. Ad approfittarne questa volta (non senza fatica) sono stati i Milwaukee Bucks, trascinati dai 33 punti di Giannis Antetokounmpo e dai canestri di Monroe e Middleton, partiti dalla panchina ma “titolari” a tutti gli effetti. “Il ritorno di Khris ha reso il nostro gioco molto più semplice – commenta l’All-Star greco a proposito del ritorno in campo della guardia -; è molto bravo a trattare il pallone e questo permette sia a me che a Dellavedova di alleggerire il nostro lavoro”. Avrebbe fatto molto comodo un Parker in più nel motore, ma i playoff sono a una sola partita di distanza e sarebbe un peccato lasciarseli sfuggire.

Detroit Pistons-Dallas Mavericks 98-91 – I Detroit Pistons battono i Dallas Mavericks e portano a casa un successo decisivo per conservare l’ottavo posto a Est, bravi a raggiungere la doppia cifra di vantaggio già nel primo quarto e a volare oltre il +20 nel secondo. Gli ospiti però, sono squadra che non si arrende e grazie ai 24 di Dirk Nowitzki e alla mira in parte ritrovata dopo l’intervallo, tornano in singola cifra di svantaggio. A ricacciarli indietro ci pensano i canestri di un Reggie Jackson da 22 punti in 28 minuti.“I tiri sono andati dentro e il coach ha continuato a chiamare il mio nome”, ha spiegato a fine partita. Parole che trovano una sponda anche quando il microfono passa a Van Gundy. “Reggie ha giocato bene questa notte; abbiamo bisogno di lui”. Considerando la loquacità e la predisposizione a fare complimenti del personaggio, Jackson può davvero ritersi soddisfatto.

Memphis Grizzlies-New Orleans Pelicans 91-95 — La terza vittoria nelle ultime quattro partite dei Pelicans porta la firma di un protagonista inaspettato: Anthony Davis ne mette 18 con un canestro chiave nell’ultimo minuto, certo, ma è il massimo stagionale di un Solomon Hill da 23 punti con 8/11 al tiro e 4 triple a sorprendere i Memphis Grizzlies. La rimonta dei padroni di casa da -18 nel terzo quarto si è infranta sul -1 a 48.5 secondi dalla fine dopo una tripla di Vince Carter, prima che un tiro in sospensione di Davis entrasse permettendo agli ospiti di andare alla pausa per l’All-Star Game casalingo in un momento positivo, grazie anche ai 19 con 7 assist di Jrue Holiday. Pessima serata offensiva per Memphis invece, che vede solo i Big Three superare la doppia cifra (Conley 17, Randolph 16, Gasol vicino alla tripla doppia con 15, 12 rimbalzi e 9 assist) all’interno di un terribile 37% al tiro di squadra, tra cui 6/33 da tre.

Minnesota Timberwolves-Denver Nuggets 112-99 — Per la seconda sera in fila Andrew Wiggins si regala una partita da 40 punti, solo che stavolta c’è anche una vittoria da poter festeggiare. Una sera dopo lo sforzo inutile contro Cleveland, il canadese ha chiesto a Ricky Rubio di poter tirare un tiro libero derivante da fallo tecnico per poter raggiungere di nuovo quota 40, diventando così il secondo a riuscirci nella storia dei T’Wolves (Kevin Love è l’altro) e il quarto di sempre sotto i 22 anni (gli altri tre? Allen Iverson, LeBron James e Kevin Durant). “Una bella compagnia”, ha commentato Wiggo, aiutato anche dalla doppia doppia da 24+19 di Karl-Anthony Towns. Decisamente peggiore l’energia mostrata dai Nuggets, che non hanno replicato la prestazione offerta contro gli Warriors due giorni fa perdendo ispirazione dall’arco (solo 11/34 da tre) con un Nikola Jokic in doppia doppia da 14+15, ma con solo 6/19 al tiro, con al suo fianco il debuttante Mason Plumlee da 11+9 ma con il peggior plus-minus di squadra (-19 in 34 minuti).

Utah Jazz-Portland Trail Blazers 111-88 — Dopo tre sconfitte in fila, tornano alla vittoria gli Utah Jazz grazie a un parziale di 20-4 nel terzo quarto, utile per prendere 15 punti di vantaggio e non voltarsi più indietro. Sono soprattutto Gordon Hayward (22 punti) e George Hill (19) a guidare i padroni di casa, che hanno tenuto sotto controllo C.J. McCollum (18 punti accendendosi solo sul finale del secondo quarto) e Damian Lillard (in una pessima serata da 3/19 al tiro). Discreto l’esordio di un Jusuf Nurkic da 13 punti e 7 rimbalzi con 5/5 al tiro, ma non abbastanza per impedire la 20^ sconfitta stagionale in trasferta dei Blazers, che lontano dall’Oregon hanno vinto solo nove volte.

Phoenix Suns-Los Angeles Lakers 137-101 — Non dura nemmeno un quarto, invece, la resistenza dei Los Angeles Lakers, schiantati dai Phoenix già nei primi dodici minuti con un parziale di 32-15. Il +36 finale tratteggia bene i contorni della disfatta gialloviola, che hanno concesso la bellezza di 60 punti in area, 41 in contropiede e 20 da seconda opportunità. In una partita dai ritmi altissimi, è la terza tripla doppia della carriera di Eric Bledsoe (25 punti, 10 rimbalzi, 13 assist) a guidare i padroni di casa insieme ai 23 di Devin Booker, mentre dall’altra parte gli unici a scollinare sopra quota venti sono D’Angelo Russell e Lou Williams, entrambi a quota 21 ma che non sono riusciti a impedire l’11^ sconfitta consecutiva dei Lakers in casa dei Suns.

Oklahoma City Thunder-New York Knicks 1116-105 — Dura giusto un quarto l’illusione dei New York Knicks di poter resistere all’uragano Westbrook. Dopo aver iniziato la partita con un parziale di 16-2 ed essere andati al primo riposo sul 39-27 grazie a 19 dei 30 punti di Carmelo Anthony (selezionato per l’All-Star Game al posto di Kevin Love), sui Knicks si è abbattuta come una furia la 27^ tripla doppia stagionale di Westbrook, che con 38 punti, 14 rimbalzi e 12 assist ha prima mandato i suoi all’intervallo sul +2 e poi li ha condotti fino alla vittoria in doppia cifra. Con questa tripla doppia Westbrook si porta al terzo posto ogni epoca per triple doppie in singola stagione, dietro alle 41 di Oscar Robertson e le 31 di Wilt Chamberlain. Positiva anche la prova di Victor Oladipo con 21 punti, mentre agli ospiti non sono bastati i 25 di Derrick Rose e i 16 di Courney Lee per evitare l’ottava sconfitta nelle ultime dieci partite.

Golden State Warriors-Sacramento Kings 109-86 — I Golden State Warriors confermano la regola che non li vede mai sconfitti per due partite consecutive: anche contro i Sacramento Kings basta accelerare nel terzo quarto (42-15 con 17 dei 35 punti di serata di Klay Thompson) per vincere la 47^ partita stagionale. Non altrettanto buono era stato il primo tempo, giocato su ritmi blandi e suggellato dalla prima espulsione stagionale di Draymond Green, che si è preso due tecnici in rapida successione protestando per un fischio su Cousins (solo 13 punti e 6 rimbalzi in 23 minuti scarsamente ispirati). Poco male: con 40 punti in contropiede, gli Warriors hanno avuto vita facile nel secondo tempo con 21+7+7 e 10/15 dal campo di Kevin Durant e 13 punti con 9 assist di Steph Curry.

L.A. Clippers-Atlanta Hawks 99-84 – Vincono ancora i Clippers, al quarto successo consecutivo grazie al solito Blake Griffin e a un quintetto che anche senza Chris Paul, ha trovato il modo per riuscire a performare al meglio. Una vittoria che significa nuovamente quarto posto, dopo che le sette sconfitte in nove partite avevano messo in discussione la tenuta di una squadra falcidiata dagli infortuni. All’intervallo i padroni di casa sono già sul +14, trampolino di lancio per un secondo tempo in cui c’è stato davvero poco da soffrire. Atlanta allora risparmia le forze, allunga la rotazione e nonostante il basso punteggio e la scarsa precisione (40.5% dal campo di squadra), mette a referto ben 13 giocatori con almeno due punti segnati. Gli Hawks vengono così scavalcati dai Raptors al quarto posto, in quella che si preannuncia una lunga battaglia fino alla metà di giugno.