Please select your default edition
Your default site has been set

NBA: Golden State ancora ko, battuti da Minnesota

NBA

Un tiro libero di Andrew Wiggins condanna Golden State alla sconfitta 103-102 a Minneapolis: per gli Warriors è il quarto ko nelle ultime sei gare

I Golden State Warriors non riescono a trovare pace e prolungano così il loro momento di difficoltà perdendo anche al Target Center contro Minnesota. Il periodo più difficile degli ultimi due anni e mezzo di regular season viene sancito da un tiro libero realizzato da Andrew Wiggins a 12 secondi dal termine. Il punto n°20 del suo secondo tempo, 24° della sua partita, sancisce il 103-102 finale, anche perché il tentativo dalla media di Steph Curry del possibile successo non trova il fondo della retina (0/5 per lui nelle conclusioni per vincere prese negli ultimi 10 secondi di gara). Il canadese, freddo in lunetta, non si lascia condizionare dallo 0/2 dalla linea della carità che aveva preceduto di pochi secondi l’esecuzione nel finale. I vice campioni NBA, che non avevano perso due partite consecutive in regular season per quasi due anni, ci ricascano nell’arco di dieci giorni, mettendo a referto così la quarta sconfitta nelle sei gare in cui Kevin Durant è stato costretto a restare fuori a causa del problema al ginocchio.

La partita - Demeriti da una parte, ma anche una gran partita dall’altra. I Timberwolves sono freschi, giovani e finalmente organizzati, dimostrando quella maturità e qualità che in molti gli avevano attribuito sin da inizio stagione. C’è voluto un po’ di tempo, ma i meccanismi adesso sembrano molto più rodati in una squadra capace di vincere sei delle ultime otto gare e di rilanciarsi con forza nella corsa all’ottavo posto a Ovest. Minnesota, trascinata dai 17 punti e 13 assist di Ricky Rubio e dai 23 e 9 rimbalzi di Karl-Anthony Towns, fa gara di testa sin dal secondo quarto, riuscendo a volare anche sul +17 prima dell’intervallo. Ci vorranno più di 35 minuti di gioco prima che Golden State riesca nuovamente a mettere il naso avanti, sul 102-101 a 19 secondi dalla fine, con i ragazzi di coach Thibodeau che sembravano essere stati beffati ancora una volta in volata. A mettere le cose a posto ci hanno pensato poi i due tiri liberi di Andrew Wiggins, il protagonista nella ripresa tra i padroni di casa. I T’wolves si ritrovano così adesso a due partite e mezza di distanza dall’ottavo posto di Denver: provare a conquistare i playoff diventa un obbligo, anche perché un eventuale incrocio a fine aprile contro la prima della classe adesso fa meno paura.

Problemi con il tiro da tre - In casa Warriors invece manca all’appello il solito contributo dall’arco (7/24 di squadra), sintomo di un malessere ben più importante, di una lucidità e di una brillantezza che stanchezza, infortuni e rotazioni ridotte hanno logorato. Curry sta faticando a trovare il bersaglio dalla distanza e le cifre sono lì a dimostrarlo: il numero 30 chiude il match con 26 punti, ma tirando soltanto 1/8 dalla lunga distanza (l’unico realizzato è quello che gli permette di superare il padre Dell nella classifica dei migliori marcatori). Errori che sommati a quelli delle ultime gare lo portano a un preoccupante 18/65 dall’arco (27.7%) da quando Kevin Durant non è più in campo (contro il 40.7% precedente), un limite che sta minando anche le certezze dei suoi compagni, spesso abituati all’intervento provvidenziale del loro playmaker in grado di togliere le castagne dal fuoco in momenti difficili come questo. Klay Thompson (30) e Ian Clark (10) sono invece gli unici altri due giocatori in doppia cifra per Golden State, in una sfida che come contro i Celtics ha visto gli avversari vincere grazie a una maggiore aggressività. Ben dieci i tiri liberi in più tentati dai padroni di casa che su una partita persa di un solo punto pesano come un macigno.

Tutti in panchina contro San Antonio – A fine partita poi, ci pensa Steve Kerr a spostare il discorso sulla prossima sfida, quella di stanotte contro gli Spurs, annunciando che i vari Curry, Thompson, Green e Iguodala resteranno a riposo contro i texani, in una sfida già priva di Durant e Leonard causa infortuni. “Questi ragazzi stanno giocando un sacco di minuti e questo permetterà a loro di rifiatare tre giorni prima di ritornare sul parquet nella sfida casalinga contro Philadelphia, l’inizio di una settimana che trascorreremo interamente a casa e che ci permetterà di ricaricare le batterie. È una mia scelta e a mio avviso è la giusta decisione da prendere visto il nostro momento della stagione [otto partite in 13 giorni, tutte in un palazzetto diverso dall’altro, ndr] e il carico di minuti che questi giocatori si stanno dividendo dopo l’infortunio di Durant”. Steve Kerr sembra aver imparato molto da Gregg Popovich, non solo nel modo di vincere, ma anche in quello di fare pretattica.