Please select your default edition
Your default site has been set

NBA: San Antonio-Golden State, fuori tutti i big

NBA
Pop_e_kerr

Spurs e Warriors in campo senza stelle: Kawhi Leonard non sarà a disposizione dopo il colpo alla testa subito contro OKC, mentre Steve Kerr sceglie di fare pretattica a-là Popovich e lascia a riposo Curry, Thompson, Green e Iguodala

Dopo il match d’esordio della stagione in cui gli Spurs rovinarono la festa di presentazione di Kevin Durant alla Oracle Arena, abbiamo dovuto aspettare oltre quattro mesi per rivedere San Antonio e Golden State in campo l’una contro l’altra; la sfida che a detta di molti sarà lo scontro da cui verrà fuori la pretendente al titolo della Western Conference. Una partita esaltante e stimolante che in queste ultime ore però è stata depredata di buona parte dei protagonisti più attesi e che molto probabilmente lascerà a bocca asciutta gli appassionati, curiosi di vedere sfidarsi sul parquet tutte le stelle delle due squadre. Dopo il forfait di Kevin Durant infatti, fuori ormai da dieci giorni a causa dell’infortunio al ginocchio, sono arrrivate una dopo l'altra diverse defezioni che hanno ridotto ai minimi termini i protagonisti della sfida. Anche perché Steve Kerr ha deciso di seguire le orme proprio di Gregg Popovich, nascondendo le sue carte e concedendo un turno di riposo a tutti i suoi big.

Leonard, che botta contro Oladipo – Il primo a essere costretto a rinunciare alla sfida contro gli Warriors è stato Kawhi Leonard, colpito in pieno volto in maniera involontaria da Victor Oladipo, volato a terra dopo una penetrazione al ferro durante il match vinto da OKC contro San Antonio. Uno scontro che ha portato il prodotto di San Diego State a sottoporsi al rigido protocollo NBA che scatta ogni volta che un giocatore subisce un duro colpo alla testa. Leonard quindi non potrà ritornare a disposizione fino a quando non avrà superato tutti i controlli previsti e diverse tipologie di test. “Next man up – commenta Danny Green -, toccherà al prossimo farsi avanti. Non è facile, visto che Kawhi rappresenta buona parte della nostra produzione offensiva ed è il nostro leader in difesa. Dobbiamo replicare quanto successo già contro Sacramento [partita vinta nonostante le assenze di Leonard e Aldridge, ndr], trovando un modo per riuscire a portare a casa il risultato”. Assieme al numero 2 potrebbe stare fuori anche Tony Parker, già assente nel match contro i Thunder e alle prese con fastidiosi problemi alla schiena che non sembrano dargli tregua. L’attacco quindi passerà spesso e volentieri dalle mani di LaMarcus Aldridge e Pau Gasol, la cui produzione combinata sfiora i 30 punti di media. “Ah, non restano fuori anche loro? – ironizza David Lee alla vigilia -. Siamo pronti a divertirci contro Golden State, una gara in cui come al solito scenderemo in campo per vincere. Sarà una battaglia in cui dovremo cercare di mettere a posto le cose che non hanno funzionato contro OKC”.

Warriors, tutti a riposo - Parole preoccupate di chi pensava di dover fare i conti non solo con il senso di rivalsa di una squadra ferita come gli Warriors, reduce dal peggior momento stagionale, ma anche con avversari del calibro di Curry, Thompson, Green e Iguodala. Una preoccupazione inutile però quella di Lee e di tutti gli Spurs, visto che Steve Kerr al termine della sfida persa contro Minnesota, ha fatto sapere che buona parte della sua squadra verrà tenuta precauzionalmente a riposo. “Arriveremo a San Antonio non prima delle 3 di notte. Questi ragazzi stanno giocando più del previsto e lasciarli a riposo vuol dire garantirgli tre giorni di pausa prima di riprendere in casa contro Philadelphia. Avremo così l’opportunità di recuperare e giocare un’intera settimana alla Oracle Arena”. Niente scuse e soprattutto niente finti infortuni da dichiarare per Kerr, uno degli ex di una sfida piena di incroci: “È una mia scelta, è la cosa giusta da fare visto il momento della stagione e nella gestione dell’infortunio di KD. È la cosa giusta da fare e per questo agiremo così”. Una scelta improvvisa, anche a detta dei diretti interessati che hanno scoperto soltanto al termine della gara di Minneapolis di non dover prendere parte alla spedizione diretta in Texas. “No, nessun indizio – racconta Iguodala negli spogliatoi -. Io faccio soltanto quello che il mio allenatore mi chiede di fare”. Un commento che in molti hanno voluto leggere come un attacco a Kerr, ma che il diretto interessato ha poi preferito subito precisare: “Tra me e Steve le cose vanno alla grande. La gente può pensare ciò che vuole”.