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NBA, il futuro di L.A. passa da D’Angelo Russell

NBA

Dario Vismara

DAngelo

Il massimo in carriera da 40 punti contro i Cavs è solo l’ultimo episodio dello strano momento della giovane stella dei Lakers, tra retrocessioni in panchina e gli elogi degli avversari

La storia di D’Angelo Russell ai Los Angeles Lakers è un libro di cui sono state scritti solamente pochi capitoli, ma se non altro ieri notte è riuscito a scrivere il suo nome nella storia della franchigia. Con i suoi 40 punti contro i Cleveland Cavaliers è infatti diventato il più giovane Laker di sempre a realizzare un quarantello, superando di 38 giorni il primato precedente di Andrew Bynum, che ci era riuscito a 21 anni e 62 giorni di età. Un risultato tutt’altro che scontato e che arriva in un momento molto particolare della seconda stagione del prodotto di Ohio State, che dopo essere andato su e giù con il rendimento per tutto l’anno era stato retrocesso in uscita dalla panchina da coach Luke Walton — in una strana scelta a metà tra la punizione, la necessità di sperimentare ruoli diversi per il finale di stagione e il tanking per una scelta in Lottery a dir poco cruciale per i destini dei gialloviola.

Sesto uomo — Anche contro Cleveland Russell avrebbe dovuto cominciare dalla panchina, come successo nelle precedenti tre partite, ma l’influenza che ha fermato Nick Young lo ha riportato in quintetto al fianco di Jordan Clarkson, vale a dire il motivo per cui era finito tra le riserve. Clarkson era stato promosso titolare proprio per valutare le capacità di gestione del quintetto da ball-handler primario, ma la retrocessione non è andata particolarmente giù al volubile D’Angelo, che aveva risposto segnando 29 punti in tre gare con un pessimo 9/33 al tiro nel nuovo ruolo. Russell, apparso decisamente scuro in volto nei precedenti allenamenti, aveva avuto anche una lunga conversazione con l’assistente allenatore Brian Shaw e uno più corto con Magic Johnson e il nuovo GM Rob Pelinka, rivelando però solo che il messaggio era stato sempre lo stesso di prima, ovverosia di essere aggressivo. Un incarico che di sicuro ha portato a termine non appena ha riassaporato il sapore della palla a due, scatenandosi con 18 punti nel solo primo quarto contro i Cavs e continuando a colpire fino a spingere i suoi sul +10 nel secondo tempo, pur senza riuscire a deciderla nel finale (solo tre punti con due tiri e 1/3 ai liberi). Segno che per raggiungere il livello di Kyrie Irving e LeBron James, due che ne hanno segnati 14 a testa nel solo ultimo quarto, manca ancora parecchia strada — se mai succederà come sperano i Lakers.

I complimenti delle stelle — Proprio le due superstar dei campioni in carica hanno avuto parole di elogio nei confronti del numero 1 dei Lakers: Kyrie ha dichiarato che “È un eccellente giovane giocatore: sono già un paio di anni che gioco contro di lui in questa lega, e capisco quale sia la sua importanza per i Lakers”, mentre James si è limitato a un netto “È un ragazzo speciale”. Russell è diventato anche il giocatore più giovane proprio dai tempi di LBJ a finire con 40 punti, 6 assist e uno o meno palle perse, indice di un’efficienza che però troppe volte è stata incostante per la giovane guardia dei Lakers. Cosa che più di ogni altra ha irritato coach Luke Walton, che nel corso dell’anno è stato più duro nei suoi confronti rispetto all’atteggiamento tenuto con gli altri giocatori. “Tutti sappiamo che quando entra in ritmo, è difficile da arginare” ha detto l’allenatore dei gialloviola, che però ha sottolineato anche la discontinuità di D’Angelo (così come quella degli altri giovani della squadra) e di come la sua coesistenza con Clarkson sia stata difficoltà.

Incompatibili? — “Individualmente, hanno fatto entrambi grandi miglioramenti nel corso della stagione, e stasera sono andati bene” ha dichiarato Walton, che però ha aggiunto “ma per qualche motivo quando i due sono stati in campo insieme statisticamente è andata male per noi”. Effettivamente le statistiche sui 100 possessi lo confermano: nei 464 minuti giocati insieme (solo la 27^ combinazione di squadra per minutaggio) i Lakers hanno un differenziale di -22.7, la peggiore tra quelli che hanno giocato almeno 200 minuti. Un disastro tanto offensivo (98.7 di rating offensivo) quanto difensivo (121.4), che ha portato Walton a cercare di schierarli insieme il meno possibile. Le sperimentazioni di quest’ultima parte di stagione hanno portato Russell a giocare anche da shooting guard, un ruolo che in NBA non ha mai ricoperto ma che ha sbloccato un po’ la sua prolificità offensiva. “Quando gioco a ‘2’, penso che si debba segnare oppure fare giocate per i propri compagni” ha dichiarato il diretto interessato. “Quando si gioca da PG, è più difficile essere aggressivi e segnare ogni volta perché bisogna fare almeno un passaggio. Ma devo trovare il modo di tirare fuori il massimo da qualsiasi posizione io venga schierato: sono un giocatore di pallacanestro, non una point guard o una shooting guard”. Al di là dell’esplosione della partita coi Cavs, la situazione legata a Russell sarà una delle chiavi di volta del finale di stagione dei gialloviola, alla disperata ricerca di punti fermi su cui muoversi in vista dell’estate, sempre sperando che la Lottery di maggio faccia rimanere la prima scelta al Draft nelle loro mani per aggiungere un altro giocatore da top-3 alla collezione di giovani di belle speranze della franchigia californiana.