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NBA: Charlotte, che batosta! Denver ko a Houston

NBA

Gli Hornets perdono contro gli Heat e dicono addio ai playoff. Belinelli gioca soltanto otto minuti prima di essere costretto a uscire a causa di un infortunio all’indice sinistro. Non bastano ai Nuggets i 23 punti di Danilo Gallinari contro Houston: James Harden infatti segna 15 dei suoi 31 punti nel quarto periodo, regalando il successo ai Rockets

Charlotte Hornets-Miami Heat 99-112

La partita più importante della stagione degli Charlotte Hornets finisce come peggio non potrebbe per i padroni di casa, battuti da Miami in una partita a lungo dominata dagli ospiti e condannati definitivamente a restare fuori dalla post-season. Una sentenza alla quale manca soltanto la certezza aritmetica, al termine di una sfida a cui Marco Belinelli e compagni sono arrivati stanchi e in affanno, come sottolineato anche da coach Clifford: “Eravamo esausti. Giochiamo ormai da settimane delle partite a eliminazione diretta e questo a lungo andare lo paghi”. Un allenatore che solitamente non accampa scusa, ma che si ritrova costretto ad ammettere che i suoi difficilmente avrebbero potuto fare di più, compreso Belinelli che al danno unisce anche la beffa dell’infortunio all’indice della mano sinistra subito durante il secondo quarto; un problema lo ha costretto a lasciare il match con largo anticipo e a non poter prendere parte al secondo tempo. Alla sirena tra le fila dei padroni di casa sono 24 punti per Nicolas Batum, 18 per Kemba Walker e 15 con 12 rimbalzi per Marvin Williams, afficaci in attacco ma incapaci di limitare la produzione degli Heat, scatenati soprattutto con i piedi oltre l’arco.

I “soliti” Miami Heat

A fare la differenza infatti sono state le 21 triple mandate a bersaglio da Miami - pareggiato il record di triple subite dagli Hornets, mentre è primato per gli Heat non ne avevano mai realizzate così tante. Sei di queste portano la firma di James Johnson, uno dei protagonisti del successo che adesso rimette in corsa la squadra della Florida nella corsa ai playoff: “È un grande penetratore, i suoi erano quel genere di tiri che gli avremmo lasciato prendere ben volentieri. Il problema è che sono andati dentro per tutta la sera”, racconta un amareggiato Clifford a fine gara. “Ho preso soltanto i tiri che la difesa ha deciso di concedermi. Per fortuna il canestro mi sembrava enorme…”, sorride il numero 16 al termine di un match da 26 punti, secondo miglior realizzatore alle spalle di un Goran Dragic da 33. A “svegliare il cane che dorme” invece ci ha pensato poi Nicolas Batum, provocando Hassan Whiteside a inizio ripresa il quale prima si vede fischiare contro un fallo tecnico e poi, al posto di perdere le staffe, risponde in campo piazzando buona parte dei suoi 13 punti e 20 rimbalzi. “Ha avuto un impatto enorme sul match, sia con l’intimidazione sotto canestro che nella lotta a rimbalzo. A un certo punto hanno preso in mano la situazione e deciso di vincere la partita”, sono i commenti che arrivano dallo spogliatoio degli Hornets, ai quali non resta altro che fare i complimenti agli avversari e pensare purtroppo alla prossima stagione.

Houston Rockets-Denver Nuggets 110-104 

Nella pessima serata per le squadre dei due giocatori italiani, anche i Denver Nuggets escono con le ossa rotte dal Toyota Center di Houston, incapaci di approfittare in maniera definitiva dei ripetuti passi falsi dei Blazers degli ultimi giorni e battuti dai 31 punti, 10 rimbalzi e 7 assist di James Harden, tornato sul parquet dopo la gara saltata a causa dell'influenza. La squadra del Colorado, reduce da un tour di oltre 7.000 miglia percorse negli ultimi dieci giorni, è apparsa scarica proprio nel momento in cui il Barba è salito di colpi, segnando 15 punti nel solo quarto periodo con tanto di tripla decisiva nel finale di partita. “Abbiamo risposto colpo su colpo fino alla fine – commenta coach Malone -, il messaggio ai ragazzi a fine partita è stato: ‘Non abbassate la testa, non rimpiangete quanto fatto sul parquet perché il vostro sforzo è stato massimo. Abbiamo perso una battaglia, ma siamo ancora in corsa. Dobbiamo continuare a lottare’”. 

Gallinari, 23 punti che non bastano 

Il migliore in casa Nuggets alla voce punti è stato il nostro Danilo Gallinari, autore di 23 punti con 8/16 al tiro e tre triple, conditi da cinque rimbalzi e tre assist. A supporto dell’azzurro il solito prezioso Nikola Jokic, a un passo dalla tripla doppia grazie ai suoi 12 punti, 19 rimbalzi e 9 assist (e 5 recuperi). “Siamo stati un’ottima squadra nell’ultimo mese e mezzo perché siamo riusciti a giocare in maniera corale”, commenta il lungo serbo. “Dobbiamo continuare lungo questa strada e vedere come vanno le cose”. Denver le ha provate davvero tutte pur di restare aggrappata al match, risalendo la china dopo essere stata sotto di 17 nel secondo tempo e in grado di riportarsi in vantaggio già nel terzo. A pesare alla fine è stata anche l’innata capacità di Harden e compagni di andare spesso in lunetta, uno degli aspetti più importanti del gioco dei Rockets, a maggior ragione in una serata da 29% dall’arco. Coach Malone in parte schiva le polemiche a riguardo: “Non me la prendo con gli arbitri, loro sono dei campioni nel riuscire ad andare spesso in lunetta. Andrebbe pensato un ragionamento più ampio nel momento in cui diventa palese il fatto che si giochi a tutti i costi per provare ad andare in lunetta, ma in generale James [Harden] è un grande giocatori e i compagni sono stati bravi a sfruttare le sue qualità”. "Abbiamo difeso bene su di lui, Gary [Harris], Wilson [Chandler], chiunque lo abbia preso in marcatura. Peccato essere andati sotto così pesantemente all'inizio, contro una squadra come Houston poi è difficile rimediare e completare la rimonta". Gallinari poi ha una dichiarazione d'orgoglio a chi gli fa notare un ritmo diverso per lui nelle ultime gare [29, 28 e 23 punti, ndr]: "Sono sempre stato in ritmo, dal 26 di ottobre [data della prima partita di campionato, ndr] fino a oggi".