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Playoff NBA, a Cleveland aspettano un altro LeBron James in gara-4

NBA

Dopo la brutta partita in gara-3, i campioni in carica si aspettano il ritorno del "solito" LeBron James per la quarta partita contro i Boston Celtics per chiudere di nuovo la serie

A quarantotto ore dalla “sparizione” di LeBron James in gara-3, a Cleveland si chiedono che tipo di reazione possono aspettarsi dal proprio giocatore-franchigia. Una prestazione del genere ha pochissimi precedenti nella sua carriera, e la storia ci insegna che quando James 15 o meno punti, nelle partite successive ha viaggiato con medie da 24.8 punti, 8.4 rimbalzi e 6.4 assist, ma solo col 41.8% e un record di 4 vittorie e 5 sconfitte. Non esattamente dei precedenti esaltanti per i Cavs, che a metà terzo quarto di gara-3 erano convinti di aver definitivamente piegato la resistenza dei Celtics e che invece, perdendo quella partita, verranno costretti quantomeno a una partita extra a Boston rispetto a quanto preventivabile dopo il +44 di gara-2. Prima però c’è da vincere in gara-4, tornando a fare quello che li ha portati a essere imbattuti nelle prime 10 partite di questi playoff – ovverosia sfruttare la grandezza del miglior giocatore del mondo. E se c’è uno che non ha dubbi che stanotte – diretta su Sky Sport 2 HD alle 2:30 – si vedrà un LeBron James diverso, quello è J.R. Smith: “Deve essere aggressivo, avvicinarsi a canestro, giocare come stava facendo prima con fiducia” ha commentato la guardia dopo l’allenamento di ieri. “Io la penso sempre così: con persone della sua grandezza, bisogna sempre giocare con fiducia per tutta la sera ed essere aggressivi. Sono le finali della Eastern Conference. Per lui non è abbastanza. Per quello che è capace di fare, non è abbastanza. Lui lo sa. Noi lo sappiamo. Ci aspettiamo che vada meglio in gara-4”.

Bouncebackability

Nei circoli NBA definiscono come “bouncebackability” la capacità di “rimbalzare” dopo una brutta partita, ovverosia rialzarsi dopo essere caduti. Una qualità che qualsiasi campione deve essere in grado di avere, specialmente quando la caduta è rovinosa quanto inaspettata. “Quando è andato a casa si sarà riguardato sicuramente la partita” ha continuato J.R.. “L’avrà presa male di sicuro. Poi il giorno dopo si sarà alzato e tutto sarà andato a posto. O meglio, non proprio a posto, ma accettarlo un po’ di più. È tutto quello che si può chiedere: prenderla male quando si va a casa, ma alzarsi il giorno dopo come se si ricominciasse tutto da capo”. Se i compagni di squadra non hanno perso la fiducia nel proprio leader – anche perché Smith, come ha dichiarato candidamente, “non ho mai avuto il problema della fiducia: lo sono sempre stato ogni volta che sono andato in campo, che fosse cadendo fuori dal campo o tirando un libero”, una frase che per certi versi lo riassume perfettamente –, anche coach Tyronn Lue non intende dare troppo peso alla debacle di gara-3. “Non c’è nessuno da incolpare: abbiamo tutti la nostra parte di colpa. Abbiamo perso, succede. Per un giocatore che ha giocato alla grande per cinque mesi filati, prima o poi doveva capitare una brutta partita. È umano anche lui. Non ha tirato particolarmente bene, non è stata una partita normale per lui. Con Kevin Love e Kyrie Irving che stavano girando bene all’inizio, è uscito dal suo ritmo nel primo tempo. Ma non ci sono scuse. Come ho detto, loro hanno giocato bene e noi dobbiamo giocare meglio, essere più fisici, avere una mentalità più difensiva. È lì che siamo mancati più di tutto”.

La speranza in casa Celtics

La vittoria in gara-3 ha permesso a Boston di non farsi eliminare con un cappotto e guadagnarsi un’altra partita davanti al pubblico di casa, dandosi la soddisfazione di festeggiare con Isaiah Thomas negli spogliatoi tramite un collegamento via Facetime. Ciò non toglie comunque che ci sono volute circostanze molto particolari per avere ragione dei Cavs, come ad esempio una partita irreale da 7 triple di Marcus Smart, tiratore da 29% dall’arco in carriera (e sotto il 20% in quelle dal palleggio); una delle peggiori gare della carriera di James; una tripla allo scadere che ha rimbalzato svariate volte sul ferro e una sul tabellone prima di entrare, togliendo tempo per una possibile replica ai Cavs (“La solita fortuna degli irlandesi”, come ha dichiarato J.R. Smith). Ad ogni modo, coach Brad Stevens potrebbe aver trovato un’arma tattica inattesa in Jonas Jerebko, decisivo nel secondo tempo di gara-3 con i suoi 10 punti e 5 rimbalzi senza errori al tiro e +22 di plus-minus in soli 12 minuti (+76.1 il Net Rating). Un contributo inaspettato da un giocatore utilizzato per 99 minuti in questi playoff (solo Tyler Zeller, James Young e Jordan Mickey hanno giocato di meno) che potrebbe cambiare un po’ le carte di una serie che sembrava morta e sepolta e che invece i Celtics hanno inaspettatamente riaperto, almeno in attesa del quarto episodio di stanotte.