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NBA Finals: cambiano le priorità, "King" James pronto ad abdicare?

NBA

Mauro Bevacqua

"La pallacanestro non è la cosa più importante della mia vita", ha ammesso ieri LeBron James. Un modo — anche —  di immaginarsi un futuro diverso, leader più fuori che dentro il campo. Dove invece il suo erede pare averlo già individuato

OAKLAND — Nelle pieghe delle parole di LeBron James alla vigilia di gara-1 — sulla questione razziale ancora centrale nella vita di così tanti afroamericani, anche ricchi, famosi e idolatrati come il n°23 dei Cavs — è passata un po’ inosservata una dichiarazione uscita dalla sua bocca forse più meritevole di approfondimento. “Il basket non è la cosa più importante della mia vita”, ha dichiarato senza grandi problemi “King” James, argomentando così le sue parole: “Sono arrivato a un punto nella mia vita in cui ho ben chiare le mie priorità e la pallacanestro viene dopo la mia famiglia e anzi, viene dopo anche alla responsabilità che sento di essere un role model, un esempio per i giovani”. In una lega ossessionata dal ruolo dell’alpha dog, del numero uno, sono parole che vanno in controtendenza e che mettono (ancora una volta) LeBron James su un piano diverso da altri fenomeni del recente passato NBA, da Kobe Bryant (uno che spiegava la scelta del n°24 sulla sua maglia come della sua totale e incondizionata dedizione 24/7 — 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana — alla pallacanestro) a Michael Jordan (il cui fantasma James ha più volte ammesso comunque di inseguire, dal punto di vista sportivo). Ma c’è di più. Se la maturazione personale di James — “sono un trentenne, non più un ventenne, certe cose appartengono al mio passato” — lo porta naturalmente ad abbracciare un ruolo più ampio, non più solo di atleta ma di figura pubblica a tutto tondo, questa trasformazione potrebbe implicarne anche una più prettamente sportiva. 

Un erede al trono di nome Kyrie

I messaggi lanciati nel corso degli ultimi mesi possono far pensare che James, 32 anni già compiuti, stia già immaginando per sé un futuro da vecchio saggio NBA che gli permetta di continuare a giocare per vincere anche negli anni conclusivi della sua carriera in un ruolo però diverso da quello fin qui recitato. Il prepotente emergere di Kyrie Irving — suo il tiro della vittoria in gara-7 delle scorse finali, suoi 41 punti buoni a pareggiare lo stesso totale di James nella precedente gara-5, suoi altri 42 in gara-5 contro Boston dopo l’unica sconfitta nei playoff 2017 di Cleveland — assieme ad alcune ulteriori dichiarazioni rilasciate tutt’altro che a caso da LeBron, potrebbero avvalorare la teoria della successione in casa: “King” James sta preparandosi ad abdicare ma il successore l’ha già individuato, nel n°2 in maglia Cavs. “Lui ha 25 anni e davanti ancora almeno altri 10 anni di carriera. Io no”, le parole dell’uomo di Akron, Ohio. “Quello che voglio fare è consegnargli una sorta di blueprint [si può tradurre come un manuale di istruzioni, una sorta di linee guida, un piano generale, ndr] e vedere cosa sarà in grado di farne. Vedo Kyrie crescere davanti ai miei occhi ogni singolo giorno, vedo la sua volontà di diventare un grande giocatore. Lo farà a suo modo, imparando dalle sue stesse esperienze, perché così dev’essere, ma io voglio solo aiutarlo se possibile a essere una guida in questo suo percorso”. Segnali che echeggiano quelli mandati anche a inizio campionato, quando lo stesso James aveva avanzato il nome del suo compagno di squadra tra i potenziali MVP stagionali: “Perché no? Kyrie ha l’abilità di guidare una squadra, di mettersi in proprio e segnare ma di coinvolgere allo stesso modo i suoi compagni. Il cielo è il suo unico limite, ha solo 24 [ora 25, ndr] anni, deve ancora raggiungere la fase matura della sua carriera. Perché non potrebbe essere lui l’MVP?”. Anzi, perché non potrebbe essere lui l’erede? Non subito, certo: prima c’è un titolo NBA da vincere.