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NBA, Kyrie Irving: “Ora di reagire, ci hanno preso a calci nel sedere”

NBA

Mauro Bevacqua

"Ora non si tratta più di quello che la loro difesa vuole o non vuole farmi fare — dice la point guard dei Cavs — ma di quello che voglio fare io". Irving lancia la sfida agli Warriors in prima persona, ma poi avverte: "Il nostro supporting cast deve fare un passo avanti, ora c'è bisogno di tutti"

CLEVELAND — Il Kyrie Irving che si siede al tavolo della conferenza stampa appare calmo, concentrato e rilassato, ma ha una luce diversa negli occhi: “In gara-1 e 2 ci hanno preso a calci nel sedere — esordisce secco — ed ecco perché non vedo l’ora di abbracciare la sfida di gara-3”. Si assume subito le sue responsabilità: “Parte anche da me: il loro piano difensivo per limitarmi ha funzionato, ma ora che è chiaro il modo in cui loro vogliono forzarmi a giocare sta a me imporre quello che voglio fare io in campo. So benissimo quanto il mio apporto debba essere importante perché, come squadra, noi si possa avere una chance in questa serie. Accetto la sfida, non vedo l’ora di scendere in campo”. Sul ruolo avuto dalla difesa degli Warriors nelle prime due gare Irving torna a parlare con un’osservazione interessante: “Sono stati bravi a mandare più giocatori a chiudermi visuale e spazi, forzandomi a giocare in zone diverse da quelle che preferisco. Contro la loro difesa è essenziale approfittare di quella frazione di secondo quando vedi uno spiraglio per penetrare o passare — e loro sono stati bravissimi a togliermi quella frazione di secondo”. Le cose però, assicura Kyrie, stanno per cambiare: “Che sia col pallone in mano o lontano dalla palla, devo cambiare il mio modo di giocare, devo essere più determinante”. 

Onore agli Warriors

Non che la bravura — tanto difensiva che offensiva — abbia sorpreso il n°2 dei Cavs e i suoi compagni, che hanno peraltro avuto quasi una settimana per prepararsi alla sfida. Ciò nonostante, fa notare Irving, “non ci sono allenamenti che possono simulare la velocità di questi Warriors, davvero impressionante, piuttosto che la capacità di un Durant di segnare tiri anche contestati, quella di un Curry di uscire dai blocchi o la qualità dei loro blocchi”. Il ritmo di Golden State è sembrato determinante nelle gare di Oakland: “Che sia sfruttando rimbalzi lunghi sul tiro, approfittando del fatto che spesso io e LeBron ci ritroviamo al ferro dopo aver concluso a canestro o magari strappando palloni a rimbalzo, loro sono bravissimi a partire in transizione immediatamente e mantenere alto il ritmo, costringendoci ad adeguarci alla loro velocità. Questa loro capacità di correre e in un certo senso di disperdersi a macchia per il campo, occupando zone diverse e allargando il fronte del loro attacco è davvero speciale”.

Un messaggio per il supporting cast

Fatto una sorta di mea culpa, reso omaggio alla bravura degli Warriors, l’ultimo messaggio di Irving in vista di gara-3 non risparmia però un supporting cast fin qui al di sotto delle aspettative: “Per tutta la stagione la squadra è stata sulle spalle mie, di ‘Bron e di K-Love — ammette — ma ora i nostri compagni devono capire di avere davanti un’opportunità unica per renderci ancora migliori, come squadra. Durante l’anno abbiamo fatto un gran lavoro a mantenere tutti coinvolti, cercare di rendere il loro lavoro più semplice possibile, ma ora c’è davvero bisogno di tutto e di tutti. So quanto sono importanti e sono anche consapevole che sia proprio mio compito quello di dar loro la fiducia di cui hanno bisogno”. Da come risponderanno sul campo i vari Shumpert, Smith, Jefferson e Frye potrebbero decidere i destini di gara-3 e della serie. Ma Kyrie Irving sembra mantenere una certa fiducia.