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Mercato NBA: Jazz, Heat e Celtics; tutti a caccia di Gordon Hayward

NBA

Stefano Salerno

Hayward

Il numero 20 dei Jazz ha incontrato prima gli Heat, poi i Celtics e nelle prossime ore parlerà con la squadra dello Utah. Alla fine del suo tour, dove deciderà di andare a giocare?

Dopo le firme e gli accordi raggiunti dai vari Paul George, Steph Curry, Kyle Lowry, Blake Griffin e oltre alla scontata conferma di Kevin Durant agli Warriors che arriverà nei prossimi giorni, il free agent più ambito rimasto ancora a disposizione sul mercato è Gordon Hayward, corteggiato dai Boston Celtics e dai Miami Heat, oltre che dagli Utah Jazz che stanno provando in tutti i modi a convincerlo a restare a Salt Lake City per altri cinque anni, tanto che Rudy Gobert ha dato il via a una vera e propria "Guerra delle Emoji" come quella combattuta durante la trattitiva tra DeAndre Jordan e Dallas due estati fa. I mormoni hanno infatti dalla loro parte il vantaggio contrattuale garantito dalle regole presenti nel salary cap NBA, che permette all’ultima squadra di cui un giocatore ha vestito la maglia di offrire più di tutte le altre. I Jazz non hanno dunque esitato a mettere sul piatto il massimo salariale, un quinquennale da 172.4 milioni, mentre Boston e Miami possono arrivare soltanto a 127.8 milioni in quattro anni. Una differenza che sarebbe potuta essere ancora più ampia, se soltanto i cento giornalisti chiamati a selezionare i primi tre quintetti All-NBA avessero inserito il suo nome nella lista dei quindici. In quel caso infatti Hayward avrebbe potuto sottoscrivere un accordo da oltre 200 milioni, a cui sarebbe stato davvero difficile rinunciare. Spuntata in parte quest’arma, ai Jazz resta oltre alla leva economica anche quella emotiva (Hayward è un’icona e l’idolo incontrastato dei tifosi a Salt Lake City), come conferma inoltre il costoso rinnovo elargito a Joe Ingles, uno dei migliori amici del numero 20 che non esiterà a essere persuasivo con il suo compagno. Utah inoltre si è già mossa sul mercato, sostituendo il partente George Hill con Ricky Rubio e dimostrando l’intenzione di mantenere competitiva una squadra che dovrà lavorare molto per provare a difendere la semifinale di Conference raggiunta meno di due mesi fa. I Jazz lo incontreranno nelle prossime ore a San Diego per provare a strappare un sì, al termine di un tour che lo ha portato prima in Florida e poi in Massachusetts. Chi riuscirà a essere più convincente?

Qui Miami: sole, zero tasse e una franchigia (a Est) per essere protagonista

Gli Heat della passata stagione avevano tutto l’interesse a perdere qualche partita, soprattutto dopo il complicato inizio da 10 vittorie e 31 sconfitte con cui erano arrivati al giro di boa della stagione. Coach Spoelstra invece ha trovato la soluzione a tutti i problemi proprio nel momento più difficile, guidando e motivando una squadra che alla fine ha sfiorato l’accesso ai playoff, ma ritrovandosi nella peggiore delle situazioni: niente post-season e allo stesso tempo niente chance di andare a prendere un prospetto di grande valore al Draft. In realtà invece, la tanto bella quanto vana cavalcata nella seconda metà di regular season ha permesso a Miami di essere un interlocutore credibile agli occhi di uno dei free agent più ambiti di questo mercato, che a South Beach ha trovato un comitato d’accoglienza d’eccezione composto da Pat Riley, Erik Spoelstra, Alonzo Mourning, gli assistenti allenatori Chris Quinn e Juwan Howard (che stanno allenando i ragazzi impegnati nella Summer League), oltre a ben cinque giocatori, tra i quali Hassan Whiteside e James Johnson (che ufficialmente non è più sotto contratto con gli Heat, ma che spera a breve di ricevere un’offerta). Secondo quanto riportato dai giornali di Miami, l’incontro è durato diverse ore, durante le quali si è analizzato a fondo l’aspetto tecnico di un eventuale utilizzo che gli Heat vorrebbero fare di un talento come Hayward, disegnando attorno a lui il vestito tecnico migliore per esprimere le sue qualità. Inoltre trasferirsi in Florida garantirebbe un vantaggio invidiabile sia a livello climatico/ambientale (vivere a Miami non è come passare l'inverno e la primavera a Salt Lake City), sia per quel che riguarda la tassazione che permetterebbe di ridurre ancora di più il gap rispetto all’offerta dei Jazz. Firmare un quadriennale inoltre permetterebbe a Hayward dopo tre anni di poter uscire dall’accordo nel 2019/2020, ossia dopo aver superato i dieci anni di esperienza nella Lega, potendo così puntare a un massimo salariale ancora più ricco. Il fatto che a Boston sia sfuggito George indebolisce almeno in parte la posizione di forza dei Celtics che comunque hanno un bel progetto futuribile e possono mettere sul piatto scelte, talento e una finale di Conference che li pone come seconda forza a Est alle spalle dei Cavaliers di LeBron. Una situazione che non preoccupa gli Heat, che in mente hanno un piano ben chiaro: il contratto da 29.7 milioni di Hayward infatti ne lascerebbe a disposizione cinque come margine di manovra all'interno del cap, a cui poter aggiungere altri quattro milioni ricavati spalmando il contratto di Josh McRobert su tre anni, ricavando così un tesoretto da 9 milioni che sarebbe poi da spendere per confermare James Johnson e magari anche Dion Waiters, che nel frattempo sta ascoltando diverse squadre (tra le quali anche i Chicago Bulls). La domanda è una sola: Hayward riuscirà a resistere al richiamo di South Beach?

Qui Boston: Brad Stevens, tradizione e una squadra “già da finale di Conference”

I Celtics invece al momento sono tra i grandi sconfitti di questo mercato, paralizzati dalle mosse che in alcuni casi sono sembrate coglierli di sorpresa. Danny Ainge e la dirigenza del Massachusetts infatti erano sicuri di poter convincere senza troppo sforzo sia Jimmy Butler o in alternativa Paul George, entrambi invece partiti poi verso altre destinazioni. Rimasto solo Hayward a disposizione, a Boston hanno quindi deciso di fare le cose in grande, portando la stella dei Jazz a Fenway Park, vestito a festa per l’occasione con gli striscioni che davano il benvenuto a lui e alla moglie Robyn, con tanto di video celebrativo proiettato sugli schermi in cui si rincorrevano le immagini dei grandi sportivi di Boston, seguite poi dalle parole di LeBron James e Kobe Bryant sui Celtics e sul rispetto che da avversari bisogna tributare a una squadra con una legacy del genere. A questo poi si aggiunge il forte ascendente che Brad Stevens ha su Hayward, dovuto ai due anni di college trascorsi assieme a Butler in cui l’ala nativa dell’Indiana è definitivamente sbocciata: “Stevens sa come far maturare un talento e renderlo un giocatore di successo – raccontava lo stesso Hayward qualche tempo fa, prima che venisse ipotizzato un suo passaggio ai Celtics -. Ti mette sempre nelle migliori condizioni per poter performare al meglio, grazie alla sua enorme conoscenza del gioco e degli avversari”. Ad accoglierlo inoltre c’era anche Danny Ainge, oltre a Isaiah Thomas e Al Horford, convinti di poter puntare con lui a colmare il più possibile il gap che li separa da Cleveland. Andare a Est per Hayward infatti può rappresentare un ulteriore vantaggio perché gli permette di evitare la concorrenza spietata della Western Conference sia nella rincorsa per un posto all’All-Star Game che nella battaglia durante la post-season: scegliere i Celtics vorrebbe dunque dire garantirsi buone chance di andarsi a prendere quantomeno una finale di Conference. C’è qualcuno che offre di più?