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#VegasStrong: le parole di Magic Johnson in onore delle vittime di Las Vegas: "L'odio e il male non vinceranno"

NBA

La preghiera collettiva prima del via, le sopramaglie nere con la scritta #VegasStrong e tutti gli introiti dell’amichevole tra Lakers e Kings donati alle famiglie delle vittime. La NBA non dimentica la tragedia dello scorso 1 ottobre

L’amichevole tra Lakers e Kings non è stata una tappa di avvicinamento come le altre al via della stagione NBA, per un motivo molto semplice: il luogo dove si è disputata la partita. La sfida tutta californiana è infatti andata in scena a Las Vegas, alla T-Mobile Arena, a poche centinaia di metri di distanza da quel Mandalay Bay Resort and Casino luogo della tragedia solo una settimana fa, con la sparatoria che ha ucciso 58 persone, ferendone quasi 500, una delle pagine più nere della storia recente degli Stati Uniti. A interpretare il sentimento di tutti, microfono in mano prima della palla a due, è stata la leggenda gialloviola Magic Johnson, che è apparso tremendamente toccato dalla tragedia: “Giochiamo col cuore pesante, è un momento davvero difficile: vogliamo pregare per le famiglie che hanno perso un loro caro e vogliamo ricordarci che sarebbe potuto succedere anche  a ciascuno di noi”. Il supporto alle famiglie non è stato solo a parole: ogni provento – dai biglietti al merchandising – ricavato dalla sfida tra Lakers e Kings è stato donato proprio a loro, in un gesto di unità sottolineato proprio dalle parole di Magic: “Non importa il nostro colore della pelle, non importa se siamo Democratici o Repubblicani: dobbiamo unirci tutti per aiutare chi è stato colpito da questa assurda tragedia”. Nelle sue parole anche una dichiarazione d’amore per una città finita sulle prime pagine di tutto il mondo per i motivi sbagliati: “L’odio e il male non devono fermarci: Las Vegas rimane una grande città, che merita di essere visitata, gli Stati Uniti rimangono un grande Paese”. Le squadre hanno indossato una maglia nera con lo slogan #VegasStrong (a ricordare quello reso celebre dalla battaglia contro la leucemia di Craig Sager) e si sono unite in preghiera abbracciandosi durante l’inno. 

La storia di Quinton Robbins

Magic Johnson e Jeanie Buss hanno poi ospitato a bordocampo Joe Robbins e tutta la sua famiglia. Tutti a eccezione del figlio 20enne Quinton, una delle 58 vittime della sparatoria del 1 ottobre, che avrebbe dovuto essere tra il pubblico per festeggiare il 12° compleanno di suo fratello minore, Quade. Questa era l’intenzione iniziale di papà Joe, che per i suoi due figli aveva comprato i biglietti a Lakers-Kings per celebrare in maniera diversa la festa di Quade, un grande tifoso gialloviola, che a fine serata ha visto la sua canotta dei Lakers n°14 (quella del suo idolo Brandon Ingram) ricoperta degli autografi di tutti i giocatori agli ordini di coach Walton. “Per la prima volta in una settimana – ha dichiarato papà Joe, accompagnato dalla moglie Tracey – ho visto Quade sorridere di  nuovo, e per questo voglio ringraziare l’organizzazione dei Lakers, che è stata fantastica”. Quade e tutta la sua famiglia sono stati poi invitati all’interno dello spogliatoio dei Lakers per un incontro con l’intera squadra e con un Luke Walton visibilmente toccato dalla tragedia: l’allenatore di L.A. si è voluto intrattenere per oltre mezz’ora con la famiglia Robbins prima di guidare i suoi ragazzi a una vittoria sul campo (75-69) che mai come questa volta è passata in secondo piano.