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Speciale NBA 2017-2018: Detroit Pistons, con Avery Bradley per tornare ai playoff

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La guardia ex Boston è l’unica grossa novità del roster agli ordini di coach Van Gundy, che scommette sul ritorno in forma della coppia Reggie Jackson-Andre Drummond. Troppo poco per avere ambizioni importanti, ma abbastanza per centrare l’obiettivo playoff

Due anni fa i Pistons vincevano 44 vittorie e si qualificano ai playoff (per venire bruscamente eliminati dai Cleveland Cavs, 0-4). Reggie Jackson, alla sua prima stagione intera nel Michigan, aveva prodotto quelle cifre che – chiuso da Westbrook – a OKC non poteva esprimere (quasi 19 a sera), mentre Andre Drummond, alla quarta annata nella lega, si consacrava All-Star (con 16 punti e 15 rimbalzi di media). Su quest’asse coach Van Gundy era chiamato a costruire i successi futuri dei suoi Pistons, che invece l’anno scorso – complici gli infortuni, anche a Jackson stesso – non solo non sono migliorati ma hanno anzi concluso l’annata senza accesso ai playoff e con 7 vittorie in meno. La stagione 2017-18 è da questo punto di vista la prova della verità, perché point guard e centro dovrebbero essere al 100% (condizionale d’obbligo: il ginocchio di Jackson va ancora testato, Drummond per la prima volta in cinque anni respira liberamente dopo l’operazione estiva sostenuta al setto nasale). Certo, non ci sono solo loro due: un salto in avanti lo devono fare in tanti, da Stanley Jackson a Tobias Harris fino a Boban Marjanovic, positivi sì ma finora mai determinanti, nella speranza che l’arrivo di Avery Bradley (che compensa la perdita di Kentavious Caldwell-Pope) possa rafforzare l’identità difensiva predicata da coach Van Gundy portando allo stesso tempo nuova pericolosità dal perimetro, chiesta anche al rookie Luke Kennard. Perché a Detroit è l’attacco – almeno quello visto l’anno scorso – il problema principale: solo 25° per efficienza offensiva, ha messo in mostra poca pericolosità dal perimetro (terzultimi per percentuale dall’arco) affidandosi ancora molto ai tiri dal mid-range (terzi per tentativi nella lega) e chiudendo al 28° posto su 30 per percentuale di assist. Qualcosa deve cambiare, perché l’Est indebolito ammette ambizioni di playoff ma a Detroit viene chiesto qualcosa in più. 

RECORD 2016-17: 37-45 (5° Central Division; 10° Eastern Conference; 19° NBA)

PLAYOFF: no

OVER/UNDER 2017-18: 38.5 (19°)  

Roster

REGGIE JACKSON | Ish Smith
AVERY BRADLEY | Langston Galloway, Luke Kennard
STANLEY JOHNSON | Reggie Bullock
TOBIAS HARRIS | Jon Leuer, Henry Ellenson, Anthony Tolliver
ANDRE DRUMMOND | Boban Marjanovic

ALLENATORE: Stan Van Gundy

GM: Jeff Bower

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Cosa aspettarsi dalla coppia Jackson-Drummond?

Sono la coppia di copertina dei Pistons 2017-18. Sono anche i titolari dei due peggiori net rating di squadra (-8.8 per il centro, -6.3 per la point guard) lo scorso anno. L’ex riserva di Russell Westbrook a OKC ha dovuto saltare 30 partite per colpa del suo ginocchio sinistro e la prestagione ha messo in luce un processo di recupero che non è ancora completato: “Gioca come uno fermo da sei mesi”, il laconico commento di coach Van Gundy, che non a caso gli ha spesso preferito Ish Smith e che non esclude di far uscire Jackson dalla panchina durante le prime gare dell’anno, proprio per permettere al suo titolare di tornare in forma al 100% senza troppa pressione. Diverso il discorso per Drummond: problemi respiratori (si spera risolti) a parte, il centro dichiara quasi 15 chili in meno (e un peso forma vicino ai 130), ma a far ben sperare sono soprattutto le percentuali in lunetta esibite in prestagione. Per uno con il 38% in carriera, il 12/14 ai liberi ha fatto gridare al miracolo: dovesse davvero aver trovato il modo di diventare produttivo sui falli subiti, l’impatto offensivo di Drummond assumerebbe tutta un’altra dimensione. 

Quale può essere il contributo di Avery Bradley?

Un altro giocatore, oltre a Reggie Jackson, capace di trattare il pallone. Un ottimo difensore (anche se le statistiche avanzate avanzano qualche dubbio in più rispetto all’opinione popolare); un tiratore in netto miglioramento, che ha dimostrato l’ultimo anno di saper essere molto pericoloso da tre punti (39% da tre punti su 5 tentativi). Voluto per la sua difesa, potrebbe risultare molto più utile il suo attacco, anche se resta da capire il ruolo giocato da un sistema offensivo fluido come quello di coach Stevens a Boston nei miglioramenti di Bradley come attaccante, visto che a Detroit tale fluidità è tutt’altro che d’abitudine. Dalla sua intesa con Jackson dipende una buona parte dei destini dei Pistons 2017-18.  

Stan Van Gundy plenipotenziario  in casa Pistons: è la scelta giusta?

A Los Angeles e ad Atlanta hanno cambiato idea, affiancando un uomo di front office rispettivamente a Doc Rivers e Mike Budenholzer, come Van Gundy precedentemente investiti di pieni poteri (sia tecnici che manageriali). Se Clippers e Hawks sono tornati sui propri passi, a Detroit continuano invece a pensare che l’ex allenatore di Orlando possa portare avanti in prima persona il doppio incarico, prendendo le decisioni migliori sul mercato per poi esprimere la sua pallacanestro sul campo con il personale da lui stesso selezionato. Una scommessa azzardata, e giunto al quarto anno dell’esperimento il proprietario Tom Gores potrebbe non avere più molta pazienza. 

Obiettivi 

Facile: i playoff. Da riacciuffare dopo il fallimento dello scorso anno. A Est i conti sono presto fatti: 4-5 squadre sembrano avere la postseason garantita (Cavs, Celtics, Raptors, Wizards, anche Bucks), poi per i restanti tre posti sembrano in corsa in quattro, e accanto a 76ers, Heat e Hornets ci sono proprio i Pistons.