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NBA, che siparietto Isaac: deve entrare in campo, ma è senza maglia da gioco

NBA

Il rookie degli Orlando Magic, chiamato da coach Vogel per entrare in campo, togliendosi la tuta ha scoperto di non aver indossato la sua numero 1: una situazione di imbarazzo risolta soltanto con l’intervento di un manager tuttofare

Gli Orlando Magic hanno vinto all’esordio il derby della Florida contro i Miami Heat 116-109, bravi a tenere a riparo il vantaggio in un finale di partita in cui gli ospiti si erano rifatti pericolosamente sotto. A fare notizia però, oltre la prima tripla mandata a bersaglio in carriera da Hassan Whiteside, ci ha pensato il giovane Jonathan Isaac, all’esordio assoluto in NBA dopo la scelta alla sesta chiamata assoluta dell’ultimo Draft e protagonista di un siparietto che entra di diritto nella top-10 dei cosiddetti rookie mistakes - quegli errori di inesperienza che diventano in poco tempo motivo di prese in giro all’interno degli spogliatoi della Lega. Il prodotto di Florida State evidentemente non è riuscito a tenere a freno l’emozione della prima partita, concentrato solo ed esclusivamente sul match, sul riscaldamento e su quello che lo avrebbe atteso sul parquet. Talmente tanto distratto da scordarsi di vestire la maglia ufficiale di gioco sotto la tuta. Una dimenticanza passata inizialmente inosservata: Isaac infatti è uscito dallo spogliatoio con i compagni, è sceso in campo sul parquet e ha preso parte a tutta la fase di riscaldamento vestendo la giacca della sua divisa. Poi, comodamente, si è diretto verso la panchina in attesa del fatidico momento. Quando coach Vogel si è girato verso di lui sul finire di primo quarto, chiedendogli di prepararsi per andare sul cubo dei cambi, c’è stata l’amara scoperta: tirando giù la zip infatti, non c’era la prima maglia numero 1 della sua carriera (che molto probabilmente finirà in un quadro appeso al muro in casa Isaac, vista l’importanza del momento), ma soltanto quella da allenamento. Una situazione di imbarazzo, da cui soltanto il personaggio positivo di questa storia (perché c’è sempre un eroe pronto a salvarti) poteva trarlo d’impaccio.

L'intervento provvidenziale del manager dei Magic

Sid Powell, manager storico dei Magic e accompagnatore della squadra in giro per gli USA durante tutte le trasferte, ha subito intuito il problema, consapevole del fatto che la numero 1 di Isaac fosse stata non solo stampata, ma anche portata all’interno dello spogliatoio dei Magic. “Ero in panchina e mi sono reso conto di non avere indossato la mia maglia; non avevo idea di dove l’avessi lasciata”, ha raccontato a fine partita. Dopo una rapida ricerca nella sua memoria visiva, Powell è riuscito fortunatamente a liberare dall’imbarazzo il giovane rookie scovando la maglia e permettendo così finalmente al prodotto di Florida State di fare il suo esordio ufficiale in NBA. Diciassette minuti sul parquet chiusi con quattro punti, 2/3 al tiro e una delle giocate di intensità che ha scosso Orlando durante la risalita degli Heat nella seconda metà di gara: con dieci minuti ancora da giocare, Isaac ha prima raccolto un rimbalzo d’attacco armando la mano di DJ Augustin e poi, sul successivo errore del suo compagno, ha ripreso posizione, catturando nuovamente il pallone e segnando uno dei canestri più importanti della sfida, condita anche da otto rimbalzi e due stoppate. Una prestazione che ha rotto soltanto in parte il ghiaccio nella mente del rookie, come dimostrato dall’air ball da tre punti scagliato verso il ferro durante il secondo quarto. Il tiro dall’arco infatti è una delle tante armi a disposizione: mettere a posto quel 35% scarso dalla lunga distanza della scorsa stagione al college potrebbe aprire per lui grandi opportunità nella Lega. Anche se, almeno a parole, non sembra essere al momento un problema. “Sono super entusiasta di questa esperienza e di quello che mi si prospetta: è davvero eccitante come immaginavo”. Una giornata che difficilmente dimenticherà, in tutti i sensi.