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NBA, i risultati della notte: Golden State e Houston, vittorie in volata

NBA

Gli Warriors superano nel finale i Raptors grazie ai canestri di Durant e Curry, la tripla doppia di Russell Westbrook guida al successo OKC contro Indiana, il canestro dall'arco a un secondo dal termine realizzato da Eric Gordon regala il successo a Houston 

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Golden State Warriors-Toronto Raptors 117-112

IL TABELLINO

I Golden State Warriors vincono all’ultimo secondo un match dall’altissimo livello di intensità contro i Toronto Raptors in un finale di partita dal sapore di playoff. Una vittoria arrivata grazie alla tripla del pareggio di Kevin Durant prima, seguita poi da quella del sorpasso di Steph Curry. Un duo messosi all’opera dopo che a condurre le danze nel primo tempo era stato Klay Thompson, autore di 19 dei suoi 22 punti nella prima metà di gara (che porteranno alla donazione benefica di ben 22mila dollari). Curry invece chiude con 30 punti e 5 assist (tirando 8/8 ai liberi e aggiornando la striscia a 47 consecutivi in questo inizio stagione), mentre sono 29 con 11/20 al tiro per Kevin Durant. Dall’altra parte invece non bastano agli ottimi Raptors i 24 punti di DeRozan (ancora a caccia del primo successo alla Oracle Arena in carriera) e la doppia doppia da 11 e 14 rimbalzi (11 dei quali in attacco) di un convincente Jakob Poeltl in uscita dalla panchina. "La nostra difesa è stata orribile", racconta a fine gara Draymond Green, a partire dalla copertura a rimbalzo: Golden State infatti ha concesso ben 17 rimbalzi d'attacco a Toronto, rimasta in partita proprio grazie agli extra-possessi (94 a 77 i tentativi totali in favore dei canadesi): "C'era un bambino di quattro anni in prima fila... non credo che abbia mai visto in vita sua una partita del genere", commenta ironico Durant, facendo al contempo pubblica ammenda per ciò che non ha funzionato. "È tutta una questione di concentrazione", chiosa Green. Dalla prossima volta toccherà metterci più testa.

Philadelphia 76ers-Houston Rockets 104-105

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Ricezione in angolo, finta che manda al bar Joel Embiid, un palleggio e poi il tiro: Eric Gordon decide con una tripla sulla sirena la sfida tra Houston Rockets e Philadelphia 76ers,in cui i padroni di casa sembravano ormai avviati a conquistare un comodo successo. Sul 104-96 a meno di tre minuti dal termine infatti, il discorso era quasi definitivamente chiuso in favore di Philadelphia. L’attacco dei 76ers però, che fino a quel momento gli aveva permesso di restare in testa al match, inchioda all’improvviso, non riuscendo più letteralmente a fare canestro negli ultimi 180 secondi e concedendo ai ragazzi di Mike D’Antoni un’ultima chance. Un’occasione conquistata in attacco dai Rockets, in una partita in cui la rotazione è stata limitata al minimo, con i titolari spremuti e tenuti in campo tutti ben oltre i 30 minuti, ma che arriva anche grazie all’apporto difensivo di gruppo, James Harden compreso che stoppa sul possesso decisivo Bayless che lascia così soltanto due punti di distanza tra le squadre. "Noi ci prepariamo in funzione di tiri del genere, l'importante è farsi trovare pronti quando tocca prenderli", racconta un sorridente Gordon a fine partita, autore di 29 punti, due in più di quelli messi a referto dal Barba che aggiunge al suo boxscore anche 13 assist: "Per noi che puntiamo a essere una squadra di vertice, vincere partite del genere è decisivo". 

OKC Thunder-Indiana Pacers 114-96

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Era il primo incrocio stagionale tra Paul George e il suo passato e un po’ le gambe sono venute meno al numero 13: “Fortunatamente non mi succede spesso di giocare una pessima partita come questa. Ci hanno pensato i miei compagni a trascinare la squadra al successo”. Contro i suoi Pacers infatti, George chiude con 10 punti e 1 rimbalzo in soli 19 minuti prima di uscire per 6 falli, ma a guidare i Thunder basta (e avanza) il solito Russell Westbrook, che mette a referto la seconda tripla doppia stagionale: 28 punti (con un convincente 10/18 al tiro), 16 assist e 10 rimbalzi, in una partita conclusa con un eloquente +27 di plus/minus. A dar manforte al numero 0 ci ha pensato Carmelo Anthony, che alle voci punti e rimbalzi eguaglia quanto fatto dall’MVP della passata stagione.

Charlotte Hornets-Denver Nuggets 110-93

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Un secondo quarto da 35-16 per i padroni di casa segna la partita fin dalle prime fasi e chiude ogni chance di recupero ai Denver Nuggets, che toccano anche il -25 sul parquet degli Hornets e non riescono mai a rientrare in partita. Protagonista per Charlotte è Frank Kaminsky, autore di 20 punti dalla panchina con un ottimo 9/15 al tiro, ma dalla second unit arrivano anche i 17 punti del rookie Malik Monk. Al resto ci pensano Kemba Walker e Dwight Howard, entrambi a quota 19, il primo per punti, il secondo per rimbalzi (15 invece i suoi punti). “È stata la nostra miglior partita stagionale”, il commento di coach Clifford al termine della gara. Non può dire lo stesso Michael Malone, che vede i suoi concedere il 47.5% al tiro agli avversari e soprattutto il 43.3% da tre punti, dove invece i Nuggets si fermano al 26% scarso (8/31). Per gli ospiti chiudono a quota 18 sia Nikola Jokic (con anche 11 rimbalzi) che Gary Harris, mentre a 16 c’è il secondo anno Jamal Murray – a completare il terzetto di giocatori in doppia cifra per Denver, che incassa il secondo ko consecutivo. 

Miami Heat-San Antonio Spurs 110-117

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Continuano a restare imbattuti i San Antonio Spurs (unica squadra insieme ai Clippers) e la quarta vittoria arriva in maniera convincente sul campo dei Miami Heat, grazie ai 31 punti di LaMarcus Aldridge (texani 8-1 quando segna 30 o più punti) e ai 22 con soli 8 tiri di Rudy Gay dalla panchina, da cui esce anche l’eterno Ginobili che chiude con 6/12 al tiro e 14 punti. Per coach Popovich è la vittoria n°1.154 in carriera, a una dal sesto posto detenuto da Phil Jackson, ma l’allenatore dei nero-argento è tutt’altro che contento: “Gara mediocre, troppi errori, il nostro attacco ci ha salvato”. Soprattutto nel terzo quarto, quando Miami si era rifatta sotto a -1 e un parziale di 32-15 (segnato da ben 15 punti di Gay) ha chiuso definitivamente il conto. Per gli Heat ancora senza Hassan Whiteside in mezzo all’area Tyler Johnson dalla panchina è stato il top scorer di squadra con 23 punti, seguito dai 21 di James Johnson e dai 20 di Goran Dragic. 

Detroit Pistons-Minnesota Timberwolves 122-101

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Dopo aver subito 130 punti dagli Indiana Pacers continua l’incubo di coach Tom Thibodeau e dei suoi Timberwolves (ancora senza Jimmy Butler), che concedono 122 punti anche ai Detroit Pistons e incassano il secondo ko di fila. Non bastano i 23 punti con 10 rimbalzi di Karl-Anthony Towns, i 21 di Andrew Wiggins e i 18 di Jeff Teague, gli unici a chiudere in doppia cifra per Minnesota, di fronte all’ennesima super prestazione di Tobias Harris, che aggiunge 34 punti (suo massimo in carriera) a un avvio stagionale che lo ha già visto collezionare gare da 31 e 27 punti. Indicativo il dato dei punti in contropiede ottenuti dalle due squadre (o meglio, da una sola): 24 per Detroit, zero per Minnesota. I Pistons hanno spezzato in due la partita nel secondo quarto, chiuso con il parziale di 40-18, condannando i T’Wolves alla loro quinta sconfitta in fila sul campo di Detroit.

Phoenix Suns-Utah Jazz 97-88

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A saperlo prima che bastava così poco, i Suns si sarebbero liberati ben prima del previsto di coach Watson. La trasformazione di Phoenix da quando c'è stato il cambio in panchina infatti rispecchia a pieno la storia dell'animale che rappresenta la città. Una squadra risorta dalle ceneri, in grado di ritrovare una difesa solida prima ancora delle vittorie che ne sono diretta conseguenza: "Si stavano divertendo in campo, era evidente", racconta Rudy Gobert a fine gara, uno dei cinque giocatori del quintetto dei Jazz che chiude in doppia cifra (per il centro francese ci sono anche 14 rimbalzi). Dall'altra parte invece 27 punti per T.J. Warren e 17 per Booker, protagonisti in un successo letteralmente mai in discussione, con Phoenix avanti per tutti e 48 i minuti. 

Los Angeles Lakers-Washington Wizards 102-99

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Anticipato dalla querelle famiglia Ball contro Gortat/Wall, il matchup dello Staples Center regala emozioni fino alla fine dei regolamentari e oltre, con Kentavious Caldwell-Pope a siglare il canestro da tre decisivo a 58 secondi dalla sirena del primo overtime, condannando Washington alla prima sconfitta stagionale. John Wall, come promesso dal suo centro, ha reso il più difficile possibile la serata di Lonzo Ball, tenuto a un pessimo 2/11 al tiro con 5 errori su 5 da tre punti, ma il rookie gialloviola ha trovato comunque il modo di contribuire mandando a referto 10 assist e 8 rimbalzi. Meglio di lui l’altra grande promessa in maglia Lakers, Brandon Ingram, autore di 19 punti e 10 rimbalzi, mentre 18 (con 8/10 al tiro e 10 rimbalzi) li ha portati in dote Larry Nance Jr.. Il migliore tra gli ospiti è stato Bradley Beal a quota 28, seguito dai 18 di Wall e dagli 11 con 14 rimbalzi di Marcin Gortat. 

Dallas Mavericks-Memphis Grizzlies 103-94

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Ci sono voluti ben sei giocatori in doppia cifra per regalare a Dallas il primo successo stagionale in questo difficile inizio: "Non vedevo l'ora che arrivasse questo momento, ero davvero stanco di perdere", racconta a fine partita Dennis Smith Jr., protagonista con i suoi 19 punti (14 dei quali nel secondo tempo) e 5 assist. Un giocatore diverso dagli altri, come confermato anche dal suo allenatore. "Lui ha una competitività unica, non ha paura di nulla". Dall'altra parte invece Memphis incassa la prima sconfitta, fermata nonostante i 26 punti e 11 rimbalzi di Marc Gasol e i 21 con 7/15 al tiro di Mike Conley. Dietro di loro, letteralmente il vuoto. Assenze che potranno pesare sui Grizzlies nella lunga rincorsa ai playoff.