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NBA, nel segno dell'undici: 11^ vittoria per i Cavs con super LeBron, 11^ sconfitta per Memphis

NBA

LeBron James segna gli ultimi 13 punti della gara e chiude con 34 e 12 assist, regalando a Cleveland l'undicesima vittoria consecutiva. Si allunga invece a 11 la striscia di sconfitte in fila di Memphis, a cui non bastano i 31 con 12 assist di Tyreke Evans e i 27 di Marc Gasol

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Cleveland Cavaliers-Memphis Grizzlies 116-111

Il numero chiave della sfida tra Cleveland e Memphis è undici: tante sono le vittorie consecutive accumulate dai Cavaliers e altrettante sconfitte hanno raccolto invece i Grizzlies, le due strisce aperte più lunghe attualmente in NBA. Con due squadre che stanno andando in direzioni così opposte ci si sarebbe potuti aspettare una passeggiata per i padroni di casa, che effettivamente sul finire del terzo quarto erano avanti di 19 dopo aver preso il controllo della partita a metà secondo quarto grazie al solito contributo della panchina, abile a recuperare la solita partenza lenta dei titolari. Gli ospiti, però, non si sono dati per vinti e sono arrivati addirittura a pareggiare sul 109-109 a due minuti dalla fine grazie a una tripla del rookie Dillon Brooks, sfruttando soprattutto la grande serata di Tyreke Evans (31 punti e 12 assist) e di Marc Gasol (27 pur giocando con un problema al piede sinistro, ma superando quota 10.000 punti in carriera). Da lì in poi, però, è salito in cattedra LeBron James: 7 punti in fila negli ultimi 1:22 di gara, gli ultimi 13 a segno in proprio, gli ultimi 17 della squadra segnati o assistiti e un tabellino finale che recita 34 punti e 12 assist con 13/22 dal campo e un perfetto 8/8 ai liberi, pur con 3 errori dall’arco e 5 palle perse. Verrebbe da dire “la solita prestazione di LeBron James”, ma non bisognerebbe dare per scontato un giocatore in grado di fare queste cose: “Quando arriva il momento di vincerla nell’ultimo quarto, sono i miei stessi compagni a chiedermi di salire di livello — ed è quello che mi riesce meglio” ha detto il miglior giocatore del mese di ottobre-novembre per la Eastern Conference dopo la partita. “L’impegno che ci abbiamo messo stasera ci avrebbe permesso di battere il 90% delle squadre di questa lega sul loro campo” ha detto invece il coach ad interim dei Grizzlies J.B. Bickerstaff. “Sfortunatamente, loro hanno un giocatore che è piuttosto forte”.

La partita dei Cavs e i finali di gara di LeBron James

Il risultato finale non deve comunque far perdere di vista il fatto che i campioni della Eastern Conference in carica avevano rischiato di gettare al vento la striscia, complice l’eccellente serata da tre di Memphis (13/23) e una difesa che, dopo i miglioramenti delle ultime settimane, ha concesso 114.2 punti su 100 possessi al 24° attacco della lega. Se non altro Cleveland ha sopperito con un’ottima serata al tiro perimetrale chiudendo con 11/24, grazie alle quattro triple realizzate da J.R. Smith (autore di 17 punti) e le tre di un Kevin Love da 20+11. Dwyane Wade invece non ne ha tentata neanche una, ma con 16 punti e 4 assist ha chiuso con il secondo miglior plus-minus di squadra a quota +10, inferiore solamente al +16 di un Kyle Korver sempre più determinante per il successo dei Cavs. Mai determinante quanto James però, elogiato da Wade nel post-gara: “È impressionante: ho giocato con tanti giocatori decisivi, io stesso lo sono stato in passato, ma quello che riesce a fare lui è impressionante. Magari non ci riesce davvero tutte le volte, ma la sensazione è che ci riesca sempre e questo rende tutto più facile. È come una buona squadra di football che ha un grande kicker: non bisogna fare altro che avvicinarsi abbastanza ai pali e poi lasciarlo fare”. Questa infatti è la quinta volta in carriera che James ha realizzato gli ultimi 13 punti in un finale combattuto: l’unico ad esserci riuscito più volte dal 2003/04 (dati Elias Sports Bureau) è Kobe Bryant con sette. “È esperienza: ho preso parte a tante grandi partite, che siano state in regular season, ai playoff o alle Finals” ha detto James. “In quei momenti cerco solo di essere il più freddo possibile per portare i miei compagni alla vittoria. Stasera ho avuto una di quelle opportunità, ed è un onore per me avere altre 14 persone che mi guardano e mi dicono ‘OK, è il tuo momento’”. Facile a dirsi, meno a farsi — a meno che non ti chiami LeBron James.