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Mercato, LeBron James andrà agli Houston Rockets? La NBA si interroga

NBA

Una notizia riportata da USA Today riferisce che molti dirigenti NBA sono convinti che i Rockets abbiano una concreta possibilità di arrivare a LeBron James quest'estate, quando scadrà il suo contratto con i Cleveland Cavaliers. Ma c'è del vero?

Mancano ancora un paio di settimane all’arrivo del 2018 e tantissima pallacanestro deve essere giocata da qui alla fine della stagione, ma non è mai troppo presto per cominciare a parlare della prossima squadra in cui giocherà LeBron James. Il contratto del tre volte campione NBA, come è noto a tutti, è in scadenza al 30 giugno dell’anno che verrà e già da diverso tempo si susseguono le voci sulla sua prossima destinazione: chi dice che rimarrà a Cleveland (non molti, per la verità), chi è convinto che andrà ai Los Angeles Lakers insieme a Paul George (forte anche della seconda casa da 23 milioni di dollari appena acquistata dal Re a L.A.) e chi invece si immagina un suo passaggio ai Philadelphia 76ers (per creare una squadra dei sogni insieme a Ben Simmons, Joel Embiid e tutti gli altri). In realtà l’unica cosa certa – e rivelata da una fonte autorevole come Maverick Carter, suo amico d’infanzia e business partner – è che la priorità del giocatore più forte del mondo sarà, banalmente, quella di poter continuare a giocare per vincere il titolo. “In questi tempi non è importante dove giochi perché puoi essere una stella ovunque nel mondo” ha dichiarato in tempi non sospetti allo show televisivo di Rich Eisen. “Voglio dire: LeBron potrebbe vendere qualche scarpa in più se giocasse in un mercato di grandi dimensioni come quello di Boston, Chicago, New York o Los Angeles? Forse. Ma di sicuro non quanto lo farebbe vincendo. L’unica cosa che conta per un atleta, anche dal punto di vista del business, è vincere”. E allora – questa è l’ultima notizia rilanciata dall’informato Sam Amick di USA Today – perché non gli Houston Rockets? Tra i diversi dirigenti NBA contattati dal giornalista, in molti sono convinti – anche all’interno degli stessi Rockets – che la squadra del GM Daryl Morey abbia una possibilità più che concreta ad arrivare al quattro volte MVP. 

I punti a favore di Houston: Harden, Paul e la migliore possibilità di vincere

Rispetto alle concorrenti, Houston ha certamente una lunga sequenza di punti a favore da poter mettere sul tavolo. Innanzitutto ha una squadra vincente, visto che in questo preciso momento ha il miglior record di tutta la NBA e si propone come principale avversaria dei Golden State Warriors nella Western Conference. Il merito è ovviamente della presenza di James Harden (che ha giocato con LeBron alle Olimpiadi di Londra del 2012, vincendo l’oro) e soprattutto di Chris Paul, uno dei migliori amici di James all’interno della lega che sarebbe al centro del “pitch” di Houston per convincere il Re a firmare con loro. Oltretutto i Rockets hanno in panchina un allenatore di sicuro pedigree come Mike D’Antoni, coach dell’anno in carica che all’interno del suo sistema schiererebbe costantemente James da lungo “di fatto” nelle posizioni di 4 e di 5 in quintetti piccoli. Non è difficile immaginarsi che negli ultimi anni di carriera James giochi sempre più da lungo piuttosto che da esterno, magari nascondendolo in difesa sull’ala meno pericolosa per non tassare eccessivamente il suo corpo che ha già un chilometraggio notevole (LBJ è 24° nella storia NBA per minuti giocati a quota 42.279, lasciandosi già indietro gente come Shaquille O’Neal o Michael Jordan), ma utilizzandolo come portatore di blocchi e da “rollante” – specialmente con due point guard come Harden e Paul. Immaginatevi un Draymond Green supercharged, anche se inevitabilmente ci vorrebbe un sacrificio di ego e possessi da dover mettere sull’altare della caccia ai Golden State Warriors – che inevitabilmente sarebbero i principali rivali da superare per poter vincere di nuovo il Larry O’Brien Trophy.

I punti a sfavore: un incastro difficilissimo a livello di contratti

Più di un sacrificio sarebbe necessario anche a livello di stipendi, tanto da parte di James e Paul (che, se chiedessero entrambi il massimo salariale, non potrebbero giocare insieme) che della dirigenza, la quale non solo dovrebbe accettare di pagare un monte salari astronomico, ma dovrebbe anche sacrificare buona parte del proprio futuro – in termini di scelte al Draft e di flessibilità – per avere un “super team” di questo tipo. Creare lo spazio necessario per inserire i 35 milioni di dollari di partenza del prossimo contratto di James (al netto di sign-and-trade) e quelli di Paul, infatti, non sarà per niente semplice: la cessione di Ryan Anderson e dei 41.5 milioni rimanenti sull’accordo è da dare per scontata in questo scenario, ma per liberarsene i Rockets dovrebbero dover cedere non solo delle scelte al Draft (probabilmente più di una) ma forse attaccarci anche un giovane interessantissimo come Clint Capela o il Sesto Uomo dell’Anno in carica come Eric Gordon – due membri chiave dell’attuale rotazione. Se c’è un GM però a cui può riuscire un’acrobazia salariale del genere è certamente Daryl Morey, che già nella scorsa estate aveva sorpreso Andre Iguodala con “il miglior incontro a cui abbia mai partecipato”, forte di un complicatissimo piano per far guadagnare a “Iggy” più della mid-level exception inizialmente proposta. E se per un grande giocatore come Iguodala era previsto un piano del genere, potete solo immaginare quali macchinazioni possano accadere nella testa di Morey se davvero fosse possibile arrivare a uno come LeBron James.