Please select your default edition
Your default site has been set

Kobe Day, i ricordi degli Warriors tifosi di Bryant: “Saremo tutti in prima fila”

NBA

Jeanie Buss lo ha confermato su Twitter: i campioni NBA avranno un posto riservato sul parquet durante la cerimonia del ritiro delle maglie numero 8 e 24 del Black Mamba. Tutti nello spogliatoio di Golden State hanno un ricordo particolare della leggenda dei Lakers

“Dannazione, davvero è nel mezzo della nostra gara? Voglio seguirlo da bordocampo, non mi perderei la cerimonia per nulla al mondo”. Kevin Durant, come tutti i tifosi NBA, non ha alcun dubbio: il ritiro delle maglie numero 8 e 24 di Kobe Bryant sarà uno di quei momenti che restano nella storia del Gioco. Un evento che i 18.997 dello Staples Center (quando giocano i Clippers di solito c’è qualche decina di posti in più, difficile capire il perché) pagheranno a peso d’oro: 280 dollari il costo del biglietto in piccionaia, più dell’ultimo SuperBowl. Per essere a bordocampo invece bisognerà sborsare non meno di 10mila verdoni: il match di regular season più costoso nella storia NBA. “Vogliamo goderci la possibilità di assistere al ritiro delle maglie: non ho certo intenzione di restare nello spogliatoio a guardare i video con l’analisi del nostro primo tempo contro i Lakers. Dirò ai ragazzi ‘C’è qualcosa di molto più interessante sul parquet’ e ce lo godremo in prima fila”. Steve Kerr aveva infatti ironicamente chiesto nei giorni scorsi se i Lakers avrebbero permesso alla sua squadra di seguire da bordocampo la cerimonia e via Twitter Jeanie Buss, la proprietaria della franchigia losangelina, ha prontamente risposto: “Certo che sono invitati! Siamo sicuri che anche loro vogliano mostrare il loro rispetto per uno dei più grandi giocatori NBA di tutti i tempi”. Amici e parenti però sono avvisati: qualora i ragazzi di Golden State volessero qualche biglietto in più per loro (solitamente concessi senza troppi problemi), questa volta toccherà sborsare almeno 1.500 dollari. A leggere i ricordi che in molti hanno condiviso in un meraviglioso pezzo di Anthony Slater su The Athletic, saranno tanti quelli che metteranno con piacere mano al portafoglio. Tutti hanno un ricordo, un istante o una partita con cui Bryant ha segnato la loro vita. Come tutti noi, d’altronde.

L’esordio di West e  50 punti “promessi” a Iguodala

Gli aneddoti sono esilaranti e in alcuni casi impressionanti riletti a distanza di un decennio. Sul parquet, vista l’età, alcuni non hanno mai dovuto prendersene cura o goderselo da una prospettiva migliore. Jordan Bell ad esempio è stato soltanto uno dei milioni di appassionati estasiati davanti la TV e in lotta con il fratello nell’eterno dilemma degli anni 2000: meglio Kobe o LeBron? I vecchi David West, Andre Iguodala e Shaun Livingston ne ricordano tanti altri, vissuti in prima persona a pochi centimetri dal Black Mamba. L’ex lungo degli Hornets ricorda bene la prima gara contro i Lakers nel lontano novembre 2003. Sei minuti in campo, subentrato mentre l’allora numero 8 era in lunetta nel mezzo di due tiri liberi. “Kobe mi ha guardato e mi ha detto ‘Rookie, sei nervoso?’. Avevo Karl Malone di fronte, Shaquille O’Neal al mio fianco e lui in lunetta. Ho risposto “Naaaa”, ma dopo il tiro libero sono rimasto immobile per qualche secondo. Non riuscivo a muovermi per la tensione”. Chi invece nel 2005 fece un figurone contro Bryant fu Iguodala, che ricorda con piacere: “Era il 2005, la mia seconda stagione nella lega. Il ritorno di Kobe a Philadelphia era sempre qualcosa di speciale per il pubblico, ma io feci una partita incredibile in marcatura su di lui. Tirò 3/17 dal campo segnando soli 17 punti”. In realtà i canestri furono sette, ma la sostanza non cambia. “Ricordo che Phil Jackson disse ‘Raramente ho visto un difensore tenere a bada Bryant in questo modo’. Lo avevo studiato, potevo marcarlo”. Una partita che Bryant non digerì, come dimostrato quando furono i Sixers a fare visita ai giallo-viola a Los Angeles: “Kobe entrò nello spogliatoio e chiese a tutti ‘Dov’è Andre?’. I miei compagni gli dissero che ero in campo per il riscaldamento. E lui disse ‘Ditegli che stanotte sono 50’”. Due ore dopo il referto diceva: 19/29 dal campo, 7/7 dall’arco e 48 punti totali, in una gara in cui uscì con quattro minuti d'anticipo perché ormai la pratica era risolta. “Segnò un paio di triple tirando dalla "A" della scritta ‘STAPLES’ vicina al cerchio di centrocampo”.  

E la sera dopo toccò a Shaun Livingston…

Il racconto prosegue con Livingston, sentitosi chiamato in causa: “Ricordo bene la gara a cui fa riferimento Andre, era il 7 gennaio. La sera dopo, a neanche 24 ore di distanza, toccò ai miei Clippers”. Già, derby in una stagione in cui i vari Smush Parker, Chris Mihm e Kwame Brown facevano da spettatori pagati agli show del Black Mamba. A fine primo tempo sembrava non avere più le forze: “Eravamo avanti di almeno 15 punti, forse 20”. E Bryant aveva chiuso al giro di boa con 10 punti e 2/12 al tiro. “Nella ripresa ci spazzò via: segnò 20 o 25 punti consecutivi”. Alla fine furono 50 con 41 tiri, gli ultimi due arrivati a 11 secondi dal termine per regalare il vantaggio decisivo ai suoi Lakers battendo dal palleggio proprio Shaun Livingston. “Il miglior giocatore con cui abbia mai condiviso il parquet”. Questo il pensiero comune: Kevin Durant era sugli spalti durante la gara da 81 punti contro i Raptors e vide Kobe prendere 44 tiri (per 48 punti) nel suo primo incrocio in carriera con i giallo-viola. Klay Thompson invece se lo ritrovò al tavolo al ristorante nel 2004 dopo gara-5 contro Detroit; quella che segnò la fine della convivenza con Shaq: “Avevo 14 anni, lui ha riconosciuto mio padre e si è unito a noi. La sua presenza era qualcosa di surreale per me”. In campo invece la mente va all’aprile 2013, alla gara contro gli Warriors diventata l’inizio della fine. Tre gare prima dei playoff, salta il tendine d’Achille di Bryant: “Vederlo uscire dal parquet zoppicando fu una scena che non dimenticherò”. Basterà soltanto fare un po’ di spazio nei cassetti della mente: la cerimonia di lunedì notte ne occuperà un bel po’.