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NBA, tutte le parole di Kobe Bryant: da MJ a LeBron James, fino ai suoi numeri: "Tra 8 e 24 io scelgo..."

NBA

Mille i temi trattati da Kobe Bryant nella conferenza stampa che ha preceduto la cerimonia di ritiro delle sue due maglie. Ecco tutti i passaggi più significativi

Prima della cerimonia all’intervallo della gara tra Lakers e Warrios, Kobe Bryant è stato protagonista di una conferenza stampa in cui ha risposto a tutte le domande e le curiosità dei giornalisti accorsi in città per il ritiro delle sue maglie. Ecco tutte le parole della leggenda gialloviola, che ha accettato di affrontare tutti i temi proposti, sempre col sorriso sul volto. Si è così affrontato il rapporto speciale e fortissimo di Bryant con i tifosi e la gente di Los Angeles (ma anche quello con la sua città d’origine, Philadelphia); la realtà della vita da ex giocatore, insieme alle difficoltà e alle nuove sfide che presenta; il suo posto nella storia dei più grandi (e dei paragoni con altri leggendari nomi, da Michael Jordan a LeBron James); la situazione dei Lakers attuali, con un consiglio ai suoi eredi in maglia purple&gold e per finire anche la sua personalissima preferenza tra n°8 e n°24, i due numeri che hanno rappresentato i due diversi segmenti di una carriera leggendaria durata un intero ventennio. 

Il rapporto con i tifosi di L.A.

“Ho avuto una connessione fortissima con i tifosi di Los Angeles in tutti questi anni e la loro energia è stata importantissima per me —mi è servita come carburante almeno quanto il mio impegno e le mie gesta in campo sono servite a loro. Perché con le mie azioni, con il mio comportamento, con il mio impegno costante e la dedizione verso il gioco penso di aver avuto un impatto sulle vite di altre persone solo nel momento in cui sono riuscito a ispirarle a mostrare la stessa dedizione e lo stesso impegno verso i loro obiettivi. Questo — molto più che tutti gli i riconoscimenti individuali e personali che mi ero fissato io da giovane — è stato ciò che mi ha spinto maggiormente negli ultimi anni a dare sempre il meglio di me”. 

La grande sfida dei Lakers di oggi

“Oggi chi gioca ai Lakers ha davanti una bella sfida sfida, ma in fondo non si gioca per questo? Non contano solo le vittorie, anche se le vittorie sono importanti per i tifosi, per l’ambiente. I giocatori devono pensare però a migliorarsi, giorno dopo giorno, perché è quello che alla fine determina quello che lasci in eredità al termine della tua carriera. A Kuz[ma], a Lonzo, a Ingram suggerisco e auguro di adottare questo macro visione delle cose”.

La vita dopo il basket

“Molti giocatori l’anno scorso continuavano a chiedermi se ce l’avrei fatta a gestire il ritiro, a non essere più un giocatore di basket? Rispondevo a tutti di sì, di non preoccuparsi, ma le loro previsioni erano diverse. La prima settimana sarai depresso, la seconda arrabbiato, la terza inizierai a sviluppare un certo livello di accettazione e io pensavo… ‘Ma di che diavolo state parlando?’ [ride]. Seriamente, sto bene, davvero, è tutto ok. La cosa più importante è trovare qualcosa da fare che ti faccia star  bene. Con la pallacanestro è stato facile, perché sono nato per giocare a basket. Qui invece mi sono dovuto impegnare di più, mi sono dovuto fare delle domande, capire cosa volevo davvero fare. Una volta trovate le risposte, mi sveglio ogni mattina con i miei obiettivi ben chiari e con la stessa voglia di raggiungerli. La routine attuale mi piace: mi alzo per andare in palestra ogni mattina alle 5, poi accompagno le bambine a scuola, faccio colazione con mia moglie, vado in ufficio, quindi passo a prendere a fine giornata le mie figlie e torniamo a casa: da lì in poi, una sera c’è una partita di pallavolo, un’altra di basket o di calcio. La mia routine oggi è questa”

L'ultima arrivata in casa Bryant

“Bianka ha un’energia pazzesca. Non ama star seduta o ferma per troppo tempo. La mia preoccupazione più grande per stasera è che a un certo punto corresse in mezzo al campo. Sono orgoglioso di aver vissuto questa serata al fianco della mia famiglia e anche con Bianka al mio fianco, pur se lei non ricorderà nulla. Da padre è una sensazione bellissima”.

Michael Jordan, LeBron James e... il ping-pong

“Il mio posto tra i più grandi di sempre? I paragoni con Michael Jordan o con LeBron James? Onestamente non mi interessano. Mi interessano soltanto le sfide in cui so di poter vincere, mentre in questo tipo di argomentazioni vale tutto, ogni opinione può avere un senso. Se stiamo giocando a ping-pong — e so che posso batterti — allora dentro di me scatta qualcosa. Altrimenti no. Questo è il mio atteggiamento”.

Il ruolo di Philadelphia - e quello di un certo Wilt Chamberlain

“La mia attitudine, il trash talking, la sete di competizione: tutto viene da Philadelphia, dall’aver giocato in un liceo non lontano da Overbrook HS, dove Wilt Chamberlain ha iniziato a costruire la sua leggenda. Inizia tutto da lì, sono felicissimo di essere il secondo ragazzo di Philadelphia — con Wilt — ad avere quella maglia per sempre là in alto a rappresentare la città”

La difficile scelta tra 8 e 24

“Il Kobe Bryant con il numero 8 aveva qualcosa che il 24 non ha mai più avuto — e sto parlando della possibilità di farsi crescere i capelli [ride]. Ma onestamente, non è facile dover scegliere: forse però le sfide che ho dovuto superare quando ho giocato con il 24 sono state maggiori, sia fisicamente che sportivamente: affrontare e battere i Boston Celtics, le fratture alle dita o al piede, dover superare tutto questo… Se fossi costretto a scegliere un numero probabilmente andrei col 24, per queste ragioni”