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NBA, Isaiah Thomas, Jae Crowder e lo scambio di Irving: tutti gli incroci della rivalità Boston-Cleveland

NBA

Tutto pronto per lo scontro tra le due superpotenze della Eastern Conference: Isaiah Thomas ha rifiutato la proposta di un video-tributo da parte dei Celtics, Jae Crowder ha lanciato una frecciatina ai suoi ex tifosi e il GM dei Cavs Koby Altman ha rivelato di aver pensato di tenere Kyrie Irving. Appuntamento a stanotte alle 2:00 su Sky Sport 2

Considerando la qualità delle squadre in campo e la quantità di intrecci tra i protagonisti da una parte e dall’altra, la sfida tra Boston Celtics e Cleveland Cavaliers non sarà mai come tutte le altre. Quella di stanotte, però, avrà un sapore particolare: per la prima volta Isaiah Thomas tornerà al TD Garden da avversario, sul campo che per due anni e mezzo è stato suo e che gli ha permesso di raggiungere il suo massimo livello in carriera. Purtroppo, come ben noto, non sarà della partita, visto che dopo il debutto di stanotte contro Portland verrà tenuto a riposo nei back-to-back, e proprio per questo ha deciso di “rifiutare” il video-tributo che i Celtics avrebbero voluto dedicargli dopo il primo quarto. Mettiamo le virgolette a “rifiutare” perché in realtà Thomas ha semplicemente chiesto di posporlo, rimandandolo alla gara di domenica 11 febbraio quando, oltre a essere libero da back-to-back, saranno presenti anche i suoi genitori in città. Una cosa che i Celtics avrebbero preferito evitare visto che quel giorno verrà ritirata la maglia numero 34 di Paul Pierce, ma essendo che la cerimonia è prevista dopo la partita – che sarà trasmessa in diretta nazionale alle 21:30 italiane, quindi nel pomeriggio di Boston –, dovrebbe essere possibile far coesistere il tributo a “IT”, la gara contro i campioni della Eastern Conference e la giusta celebrazione di una leggenda dei biancoverdi. “I Celtics hanno rispettato la mia scelta, probabilmente faremo tutto all’ultimo” ha dichiarato Thomas sulla sua decisione. “Ho detto più volte che ho dato tutto quello che avevo a quella città e loro mi hanno ricambiato con amore genuino, perciò penso che ci sarà per sempre dell’affetto. Nessun rancore, nessuna ‘rivincita’: sanno a cosa hanno rinunciato e cosa hanno ottenuto. Sono concentrato sui Cleveland Cavaliers e sulla conquista del titolo”. Con una promessa finale, però: “Non vedo l’ora che arrivi febbraio per mettere su uno show quando potrò giocare”.

L’altro ex Jae Crowder: “Spero che tifino per me come han fatto con altri avversari…”

Thomas non sarà in campo stanotte, ma lo sarà invece Jae Crowder, un altro che nei suoi anni a Boston ha amato e si è fatto amare dalla città. E uno che soprattutto non dimentica nulla, tanto nel bene quanto nel male. Tra i motivi per cui spera di essere ricordato bene c’è il suo contributo nell’aver cambiato la cultura della squadra, la mano data per diventare una contender nella Eastern Conference e l’aver accettato a braccia aperte tutto ciò che significa essere un Celtic in una città che impazzisce per lo sport e che ancora oggi rispetta e considera “speciale per il resto della mia carriera”. Poi però ha aggiunto anche altro parlando con Gary Washburn del Boston Globe: “I tifosi dei Celtics hanno tifato per i giocatori delle squadre avversarie in passato, spero che facciano lo stesso con me” ha commentato con una punta di risentimento. Il fatto è noto: esattamente un anno fa gli Utah Jazz fecero visita ai Celtics e i tifosi sugli spalti accolsero Gordon Hayward tra gli applausi, provocando una reazione furiosa di Crowder nel post-gara tanto davanti ai microfoni quanto sui social.

La trade, il lutto, l’amicizia con Thomas: a tutto Crowder

Il timore del prodotto di Marquette – quello di essere sacrificato per Hayward – si è poi puntualmente avverato in estate, quando è stato inserito nel mega-scambio che ha cambiato la storia delle due squadre e della loro rivalità. Un momento che però per Crowder è passato in secondo piano perché arrivato solo pochi minuti prima della scomparsa di sua madre per tumore, un lutto che ancora oggi sta cercando di elaborare: “Non vi mentirò, ci sono dei giorni in cui non voglia di fare nulla se non sedermi e pensare a lei tutto il giorno. Ci penso continuamente. Ogni volta che mi sento giù cerco di chiedermi che cosa avrebbe voluto lei, perché era la mia più grande tifosa e le parlavo dopo ogni singola partita. Senza di lei è dura, ma ho ancora mio padre nella mia vita e i miei compagni che sono la mia famiglia estesa: sono stati grandi nell’aiutarmi ad affrontare la tempesta”. Ad aiutarlo più di tutti c’è stato ovviamente Thomas, visto che i due erano amici sin dai tempi dei Celtics e hanno affrontato assieme tutti cambiamenti dovuti allo scambio: “Una volta arrivati a Cleveland, in una situazione totalmente nuova, abbiamo dovuto unirci ancora di più e aiutarci l’un l’altro. A volte sono frustrato per via dell’apprendimento del nuovo sistema, ma so che lui c’è per aiutarmi. A volte è stato lui a essere frustrato con il nuovo sistema, e allora c’ero io. È stato importante avere qualcuno che già conoscevo per affrontare tutto questo”.

Koby Altman e il compito impossibile di scambiare Kyrie

Al centro di tutto quello che è successo c’è ovviamente la decisione di Kyrie Irving di richiedere lo scambio per andarsene da Cleveland, altrimenti mai i Cavs avrebbero deciso di scegliere un All-Star a una diretta concorrente. A confermarlo è stato il GM Koby Altman, catapultato al ruolo di comando dei vice-campioni in carica a soli 35 anni (è più giovane di José Calderon, Kyle Korver e Dwyane Wade…) e con sole cinque stagioni di esperienza alle spalle. Erano passate meno di 24 ore dall’ufficializzazione della sua promozione quando Irving ha reso nota la sua scelta, e da lì in poi Altman ha dovuto cercare un equilibrio difficilissimo: cedere una stella di soli 25 anni per ricevere sia giocatori in grado di competere subito, sia asset utili per il futuro per convincere LeBron James a rimanere quest’estate. Talmente difficile che a un certo punto i Cavs hanno pensato di evitare il problema cancellandolo del tutto: in un bellissimo pezzo pubblicato su ESPN il GM ha rivelato che Tyronn Lue, con cui ha un rapporto molto stretto, gli ha consigliato di tenere duro e non cedere Irving, esattamente come i Los Angeles Lakers avevano resistito alle richieste di cessione di Kobe Bryant. “Volevamo scoprire se tutto quello che si diceva era vero” ha detto Altman. “Volevamo sapere se Kyrie era uno con cui poter fare un discorso del genere: ‘Guarda, tanti giocatori si sono ritrovati nella tua situazione in passato e hanno capito come far funzionare le cose. Noi saremo molto forti e vinceremo tante partite: la situazione qui non è così terribile’. Ne abbiamo discusso tantissimo internamente”. Una volta capito che il rapporto con Irving non era più recuperabile, però, il GM rookie ha deciso di accettare la proposta di un vecchio volpone come Danny Ainge, scambiando Irving e ricevendo in cambio i già citati Thomas e Crowder, il giovane Ante Zizic, la scelta dei Brooklyn Nets (al momento in cui scriviamo la numero 10 al Draft 2018, meno pregiata di quanto immaginabile ad agosto) e una seconda (ottenuta dopo un lungo tira e molla per le condizioni dell’anca di Thomas). Un pacchetto sul quale è ancora presto dare un giudizio definitivo, ma che non è niente male per uno che fino a qualche anno fa aveva un grande futuro nel ramo immobiliare a New York (a 23 anni viveva già in un appartamento di lusso sulla Fifth Avenue) e lo ha lasciato per inseguire la sua carriera nel basket. “Una delle sue qualità che spesso viene sottovalutata e che invece è stata vitale per il suo successo è aver imparato a cavarsela a Brooklyn” ha dichiarato il suo allenatore ai tempi del liceo, Joe McGrane. “Non è uno che si può prendere in giro o cercare di scavalcare. È tutta la vita che fa trattative: sa esattamente cosa vuole e ha un piano per raggiungerlo”. La speranza di tutta Cleveland è che tutto quanto fatto finora riesca a portare un altro titolo in città, o quantomeno portare LeBron James a passare il resto della sua carriera nel Northeast Ohio.