I Cavs vengono sotterrati dai Raptors privi di Lowry e Ibaka, subendo la peggior sconfitta della stagione e aprendo ufficialmente la crisi (settima partita persa nelle ultime dieci). Sorridono le due squadre di Los Angeles, entrambe arrivate alla terza vittoria consecutiva grazie ai successi su San Antonio e Sacramento
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Toronto Raptors - Cleveland Cavaliers 133-99
IL TABELLINO
Se la sconfitta di 28 punti sul campo dei Minnesota Timberwolves vi sembrava già abbastanza brutta per i Cleveland Cavaliers, forse dovete riconsiderare le vostre valutazioni. Il massacro subito dai campioni della Eastern Conference in carica a Toronto, infatti, ha contorni catastrofici: il -34 subito per mano dei Raptors è la peggior sconfitta stagionale per gli uomini di Tyronn Lue, che sono ufficialmente in crisi dopo aver perso la settima partita nelle ultime dieci, di cui le ultime tre concedendo almeno 127 punti. A rendere ancora peggiore la situazione c’è il fatto che gli avversari erano privi di ben due titolari, Kyle Lowry (infortunio) e Serge Ibaka (squalifica), ma ciò nonostante non hanno avuto problemi a dominare in lungo e in largo in ciascuno dei quattro quarti, anche l’ultimo osservato da LeBron James (26 punti con 9/16 al tiro ma -22 di plus-minus) interamente dalla panchina. “La cosa che più mi ha dato fastidio nelle ultime due sconfitte? Che non ho giocato negli ultimi quarti” ha commentato il Re, che in carriera non aveva mai subito 133 punti in 48 minuti ed è stato impietosamente inquadrato dalle telecamere mentre riprendeva a male parole allenatori e compagni in panchina (un video a cui Kyrie Irving ha messo un like su Instagram). Non che James avesse tutti i torti: i Cavs sono stati battuti sotto ogni aspetto del gioco, a partire dalla lotta a rimbalzo (63-35 in favore degli avversari) fino soprattutto al contributo della panchina (76-48), con quella dei Raptors in grado di fare la differenza nel decisivo secondo quarto. Con i Raptors avanti di 6 al primo riposo lungo, le riserve di coach Dwane Casey hanno aperto una voragine di 19 lunghezze nel solo secondo parziale vinto 35-16, andando all’intervallo con un comodo vantaggio di 25 punti e di fatto chiudendo lì la pratica. Per riuscirci non hanno avuto bisogno nemmeno degli straordinari da parte di DeMar DeRozan, che ha chiuso con 13 punti e 13 tiri ma soprattutto con 8 assist dei 31 di squadra, permettendo ad altri sei compagni di toccare la doppia cifra. Sugli scudi soprattutto Fred VanVleet, autore del suo massimo in carriera da 22 punti grazie a un eccellente 6/8 dall’arco, ma anche del terzetto Valanciunas (15+18) – Poeltl (12+12) – Siakam (16+8), che hanno fatto il vuoto a rimbalzo battendo da soli tutti i Cavs (38 a 35).
Coach Lue sulla crisi dei Cavs: "Bisogna togliersi gli obiettivi personali dalla testa"
Se la difesa è stata un assoluto disastro, per i Cavs non si salvano nemmeno le percentuali offensive visto che hanno tirato solamente col 38% dal campo e con il 23% da tre, complice un Isaiah Thomas irriconoscibile da 2/15 al tiro (0/10 nel primo tempo), un J.R. Smith da 0/5 e i 2/8 prodotti da Kevin Love (10 punti e 9 rimbalzi) e Dwyane Wade (4 punti). “Dobbiamo migliorare” ha commentato coach Tyronn Lue con l’understatement dell’anno. “Fino a quando non giocheremo meglio difensivamente e offensivamente condividendo il pallone. E se i ragazzi hanno degli obiettivi personali, devono toglierseli dalla testa e giocare nel modo giusto”. A chi avrà fatto riferimento l’allenatore dei Cavs? James non ha saputo rispondere: “Spero che non ce ne siano. Voglio dire, siamo seri: a questo punto? Dopo tre anni e mezzo che siamo assieme? Spero proprio che non ce ne siano. Io so di non averne: voglio solo vincere” ha commentato il Re sulle parole del suo allenatore. “Siamo in un momento no. Ancora una volta, come a inizio stagione. Siamo estremamente fragili in questo momento, non so perché succeda o cosa vada male o cosa bisogna fare per tornare quelli che eravamo, ma dobbiamo trovare il modo. Dobbiamo essere responsabili per le nostre azioni, per come giochiamo, per quanto ci impegniamo e per quello che facciamo l’uno per l’altro. Ci sono certe giocate che bisogna fare, e quando si sta perdendo tendiamo a non farle o a dimenticarcele. Non possiamo permettercelo per come stiamo giocando in questo momento. Dobbiamo ritenerci tutti responsabili e andare avanti”. Conviene che succeda in fretta: dopo la trasferta di stanotte a Indianapolis, la prossima gara li vedrà di nuovo di fronte ai Golden State Warriors.
Los Angeles Lakers - San Antonio Spurs 93-81
IL TABELLINO
Chissà, forse quello di LaVar Ball era solo un grande piano per provocare una reazione dei Los Angeles Lakers. Più probabilmente no, ma quello è stato l’effetto avuto sui gialloviola, che da quando papà Ball ha dichiarato che Luke Walton aveva perso lo spogliatoio hanno inanellato tre vittorie consecutive dopo averne perse nove in fila. L’ultima vittima sono i San Antonio Spurs, una squadra contro cui i Lakers non vincevano in casa dal lontano 2013: merito di Brandon Ingram, miglior realizzatore della sfida con 26 punti, ma anche proprio di Lonzo Ball, alla sua miglior partita per percentuali (7/11 al tiro di cui 4/7 da tre) per la doppia doppia da 18 punti e 10 rimbalzi a cui ha aggiunto 6 assist e 4 recuperi, una linea statistica prodotta solamente da Kobe Bryant negli ultimi 20 anni in gialloviola. Insieme a loro due anche altri tre giocatori in doppia cifra tra cui Larry Nance (14 punti con una schiacciata clamorosa), Kyle Kuzma (10 ma con 3/12 al tiro) e Kentavious Caldwell-Pope (10 con 5 recuperi). Non che sia tutto rose e fiori: i Lakers erano scappati sul +19 nel secondo quarto ma a metà del terzo erano stati rimontati fino a finire sotto nel punteggio, complice un LaMarcus Aldridge da 20 punti e un Bryn Forbes da 18. Gli Spurs però hanno finito per pagare le tantissime assenze (tre titolari in Parker, Green e Leonard oltre a Rudy Gay), subendo un parziale di 13-0 a metà ultimo quarto e concedendo la vittoria agli avversari, anche se la prestazione non è piaciuta a coach Gregg Popovich: “Siamo stati imbarazzanti”.
Sacramento Kings - L.A. Clippers 115-121
IL TABELLINO
Terza vittoria consecutiva anche per i Clippers, che dopo aver sbancato a sorpresa la Oracle Arena di Oakland completano lo sweep della California battendo anche Sacramento. Anche loro, come i cugini gialloviola, se la sono vista brutta, sprecando un vantaggio di 14 punti nell’ultimo quarto e guadagnandosi il successo solamente nel finale grazie alle giocate di Lou Williams (30 punti e 6 assist dopo i 50+7 contro Golden State) e una rubata fondamentale del rookie Tyronn Wallace, abile a intercettare un passaggio pigro di Kosta Koufos (che a sua volta aveva approfittato di un errore di Williams) a 10.9 secondi dalla fine e a trasformarla nella schiacciata del +4. Oltre alla sconfitta i Clippers hanno festeggiato il rientro di un Blake Griffin da 18 punti, 12 rimbalzi e 6 assist, ma la maledizione che li perseguita ha finito per colpire anche DeAndre Jordan, uscito nel secondo quarto a causa di una distorsione alla caviglia subita eseguendo una schiacciata. Se non altro Doc Rivers ha pescato un jolly inaspettato in Montrezl Harrell, che ha firmato la sua miglior prestazione stagionale con 25 punti (11/12 al tiro) segnandone 16 nel solo secondo quarto, frazione in cui i Clippers hanno segnato la bellezza di 43 punti. I Kings sono però rimasti attaccati grazie a sei uomini in doppia cifra guidati dai 22 di Bogdan Bogdanovic e i 21 di George Hill, che però ha commesso due errori chiave ai liberi nell’ultimo minuto di gioco togliendo vita alla rimonta che aveva portato i Kings dal -14 al +1 nel quarto quarto.