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NBA, i risultati della notte: Washington punta al 4° posto, Miami ko a Brooklyn

NBA

Gli Heat si fanno rimontare e perdono in volata contro i Nets al Barclays Center. Ne approfitta Washington, che batte a domicilio Detroit. Caloroso e commovente l'abbraccio del pubblico di Memphis a Zach Randolph, sconfitto con i suoi Kings dai Grizzlies. Denver crolla in casa contro Phoenix. I Lakers vincono in casa contro i Pacers. Knicks corsari nello Utah

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Detroit Pistons- Washington Wizards 112-122

IL TABELLINO

Tre sconfitte in fila contro avversarie da playoff a Est sarebbero state davvero troppe da sopportare. Ma gli Wizards hanno fatto di tutto per non porsi questo problema, guidando un match chiuso con il 50% al tiro di squadra e mandando tutto il quintetto in doppia cifra. Il solo Bradley Beal però riesce a pareggiare i 26 realizzati da Kelly Oubre Jr. in uscita dalla panchina, quattro dei quali certamente più importanti degli altri: quelli del definitivo allungo nell’ultima frazione dopo che Detroit si era nuovamente fatta sotto sul -4. Già, perché a marcare la differenza tra le squadre ci avevano pensato i 45 punti realizzati nel solo terzo quarto da Washington: a quel punto i capitolini erano comodamente sul +20 a un quarto d’ora dalla sirena. Partita chiusa? “Neanche per sogno”, avrà pensato Andre Drummond, autore di una gara da 14 punti, 21 rimbalzi e 8 assist, in grado di coinvolgere i compagni nei 43 minuti trascorsi sul parquet (uscito nella ripresa soltanto per raggiunto limite di falli). La gioca quasi tutta il numero 0 dei Pistons infatti, perché la pessima notizia per gli ospiti è che la stagione di Jon Leuer (uno dei lunghi che dovrebbero garantire un minimo di spaziature all’attacco di Detroit) è già finita a causa di un problema alla caviglia e non tutte le alternative da provare a gara in corso sono convincenti (Boban Marjanovic ad esempio non ha messo piede sul parquet per scelta di coach Van Gundy). Con i 26 punti segnati contro Detroit invece, Beal raccoglie il 35esimo ventello della sua stagione: nessuno tra le guardie della Eastern Conference ne ha segnati di più quest’anno. Chissà se basterà per sperare in una convocazione per la partita delle stelle…

Brooklyn Nets-Miami Heat 101-95

IL TABELLINO

È un ritornello che si sente spesso nel calcio (siamo pur sempre italiani), così come nello sport in generale. Cosa differenzia un campione, qual è il tratto distintivo? La continuità. Il trucco sta tutto lì, “nel vincere contro le piccole” direbbero quelli bravi. Ecco, la sconfitta degli Heat a Brooklyn è quello che una grande squadra non dovrebbe mai fare. Un suicidio, soprattutto dopo essere stati avanti nel punteggio ben oltre la doppia cifra a metà terzo quarto. A decidere il match alla fine ci ha pensato un 6-0 di parziale arrivato a ridosso degli ultimi secondi di gara, realizzato da Spencer Dinwiddie (15 punti e 6 rimbalzi) e Caris LaVert (12 punti, il più prolifico al pari di Joe Harris in uscita dalla panchina). Il miglior realizzatore della partita per una volta è DeMarre Carroll, autore di 26 punti raccolti grazie a un convincente 9/12 al tiro, condito con tre triple e sei rimbalzi. Dall’altra parte invece non bastano i 22 con 13 rimbalzi e quattro stoppate di Hassan Whiteside, uniti ai 17 punti di Goran Dragic, leader e trascinatore di una squadra che resta saldamente al quarto posto della Eastern Conference: “Significa tutto per la nostra squadra – racconta coach Spoelstra a margine della gara -, ai nostri occhi sta giocando una stagione da All-Star. C’è una ragione se siamo così in alto in classifica e Dragic ne rappresenta una buona parte”.

Denver Nuggets-Phoenix Suns 100-108

IL TABELLINO

In una lega da 30 squadre diventa complesso stare letteralmente dietro a tutto. Qualche particolare, alle volte anche rilevante, sfugge. E in questa regular season una delle squadre più sfuggenti sono certamente i Denver Nuggets, di difficile definizione dopo l’infortunio di Paul Millap, altalenanti in quanto a risultati e in grado così di perdere anche contro Phoenix nonostante si giocasse in altura al Pepsi Center. L’aria più rarefatta non è di certo stata un deterrente per la mira di Devin Booker, autore di 30 punti e quattro triple in casa Suns a cui si aggiungono i 25 di T.J. Warren, sempre molto efficace (anche stanotte 11/17 al tiro). Per Booker è il 35esimo trentello da quando veste la maglia dei Suns: raggiunto Amar’e Stoudemire al secondo posto per numero di partite del genere nei primi tre anni con Phoenix. Gli ospiti interrompono così una striscia di tre sconfitte consecutive, al termine di una gara controllata per oltre tre quarti. Inutili dunque in casa Nuggets i 30 realizzati da Jamal Murray, a cui si aggiungono i 14 con 17 rimbalzi e cinque assist di Nikola Jokic. Denver perde così l’occasione di provare a riagganciare definitivamente il treno playoff, con il vagone Clippers (al momento all’ottavo posto) a una partita di distanza. La rivoluzione estiva (compresa la partenza di Danilo Gallinari), non sembra aver cambiato la sostanza della regular season in Colorado: anche quest’anno toccherà sudare (e sperare) fino all’ultimo di acciuffare un pass per la post-season.

Memphis Grizzlies-Sacramento Kings 106-88

IL TABELLINO

Contro i suoi Grizzlies ci aveva già giocato in questa stagione, ma tornare da avversario a Memphis ha avuto tutto un altro sapore per Zach Randolph. Bandiera, icona e idolo per tanti anni del pubblico del Fedex Forum, ZiBo è stato travolto dall’affetto dei suoi ex tifosi che gli hanno tributato una lunga standing ovation durante la presentazione delle squadre. Un onore seguito poi dalla proiezione del video tributo tra primo e secondo quarto, con Sacramento già sotto abbondantemente in doppia cifra dopo il parziale da 30-17 che ha aperto la sfida. I Kings infatti riescono anche a recuperare prima dell’intervallo, ma sprofondano rapidamente sia nel terzo che nel quarto periodo e incassando la settima sconfitta in fila. L’uomo copertina in casa Grizzlies è Dillon Brooks che chiude con 22 punti (massimo in carriera), a cui si aggiungono i 21 di Ben McLemore in uscita dalla panchina. E Randolph? No, non è riuscito a essere decisivo contro un suo pezzo di cuore, salutato da ex compagni e staff tecnico come se non fosse mai realmente andato via. Quattro punti e sei rimbalzi per lui che assieme a Vince Carter e a coach Joerger compone la numerosa colonia di ex giocatori dei Grizzlies passati nella capitale californiana.

Los Angeles Lakers-Indiana Pacers 99-86

IL TABELLINO

Ancora senza Lonzo Ball e nuovamente senza Brandon Ingram, i Los Angeles Lakers si affidano a Jordan Clarkson per vincere un match combattuto per 40 minuti contro gli Indiana Pacers. Il numero 6 tra le fila dei padroni di casa è una forza della natura non appena entra a gara in corso, spazza via Victor Oladipo e compagni (25 punti, ma 11/26 al tiro per il numero 4 dei Pacers) e chiude con 33 punti (massimo in stagione, a due di distanza dal suo massimo in carriera), tirando 14/19 e riuscendo nella titanica impresa di segnare a cronometro fermo. Lo so, letta così fa ridere come frase, ma vista la serata giallo-viola dalla lunetta, il suo 2/3 appare come un inno alla perfezione. I Lakers infatti chiudono la gara con 2/14 di squadra ai tiri liberi (14.3%, la peggior percentuale dalla lunetta raccolta da qualsiasi squadra nella storia della NBA), con ben cinque giocatori diversi passati di lì e ritornati nella loro metà campo a mani vuote. Nonostante questo però i losangelini sono riusciti ad allungare senza grossi problemi negli ultimi cinque minuti della sfida, anche perché dall’altra parte Indiana ha fissato un altro record non invidiabile: il 2/25 dall’arco messo a referto è la peggior prestazione realizzativa dalla lunga distanza dell’intera regular season. Almeno fino a questo momento: il prossimo 20 marzo in fondo c’è la partita di ritorno a Indianapolis…

Utah Jazz-New York Knicks 115-117

IL TABELLINO

Avrà anche i minuti contingentati, ma un Tim Hardaway Jr. del genere è proprio quello che a lungo era mancato ai New York Knicks, che vincono in trasferta a Salt Lake City una gara non semplice. Merito del numero 3, utilizzato da coach Hornacek con il contagocce in questo lungo giro di partite lontano dal Madison Square Garden. Venticinque minuti di media è il piano, diventati 27 in una serata da 31 punti, 11/17 al tiro, 6/7 dall’arco e cinque rimbalzi. A questi si aggiungono poi i 18 punti a testa realizzati da Kristaps Porzingis (che non ha preso benissimo l’esclusione dai titolari dell’All-Star Game, scavalcato da Joel Embiid) e Courtney Lee, ancora perfetto a cronometro fermo (4/4) che allunga così la sua incredibile striscia da record. Dall’altra parte invece la buona notizia per coach Snyder è il rientro di Rudy Gobert, il migliore dei suoi con 23 punti e 14 rimbalzi e schierato sin da subito per 30 minuti sul parquet. La speranza era quella di riuscire a evitare la sesta sconfitta nelle ultime otto gare disputate, ma neanche il lungo francese è riuscito in questa impresa.