NBA, i risultati della notte: Antetokounmpo trascina i Bucks contro i Sixers, Miami vince a Dallas
NBAMilwaukee vince la battaglia dell'hype contro Philadelphia grazie ai 31 punti e 18 rimbalzi di Antetokounmpo e si prende il quinto posto a Est; un gradino più indietro rispetto ai Miami Heat, che vincono anche a Dallas. Indiana batte gli Hornets e si mette in scia. A Ovest Memphis vince la sfida tra deluse contro Phoenix
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Milwaukee Bucks-Philadelphia 76ers 107-95
Il secondo episodio stagionale del faccia a faccia tra due delle squadre NBA più interessanti (e su cui puntare per il prossimo futuro) lo vincono i Bucks, trascinati neanche a dirlo da Giannis Antetokounmpo, tornato più forte di prima dopo aver tirato il fiato causa infortunio per due gare. Alla sirena sono 31 punti, 18 rimbalzi e sei assist per il talento greco, devastante e decisivo nel quarto successo in fila raccolto dai Bucks: da quando è andato via coach Kidd, Milwaukee non ha mai perso. Dall’altra parte invece i Sixers incassano la seconda sconfitta nel giro di 24 ore, costretti a rinunciare a Joel Embiid per evitare di sovraccarica il lungo camerunense durante i back-to-back. La sua assenza però non ha impedito a Philadelphia di cercare canestri dal pitturato: 18 delle prime 19 conclusione degli ospiti arrivano da dentro l’area, mentre dalla lunga distanza il pallone non ha proprio voluto saperne di entrare. Una delle principali disfunzionalità del gruppo di coach Brown infatti è proprio la mancanza di consistenza dall’arco; a maggior ragione nelle partite senza l’indisponibile J.J. Redick e con un Amir Johnson in più tra i piedi nei pressi del ferro. Non bastano quindi i 19 punti di Saric e poco altro per evitare di chiudere la sfida con un misero 2/26 dall’arco (7.7%). “Probabilmente abbiamo lasciato la mira a Oklahoma City; prima di tornare a casa dobbiamo ripassare a prenderla”. Scherzi a parte, senza Embiid è inevitabile dover sperare che funzioni il tiro dalla distanza: “Senza Joel dobbiamo riuscire a crearci delle alternative credibili dall’arco: è una semplice questione numerica, altrimenti non riesci a segnare il minimo di punti necessario”. Ben Simmons chiude con 16 punti e 7/10 al tiro, ma senza aver tentato neanche una tripla: “Lui è davvero un freak, è impressionante – commenta l’australiano parlando di Antetokounmpo -. È lungo, atletico, in grado di andarsi a prendere tiri liberi come e quando vuole. È pieno di armi”. In realtà manca anche a lui la capacità di segnare dalla distanza, ma non si può chiedere tutto alla vita.
Indiana Pacers-Charlotte Hornets 105-96
In NBA si può perdere perché meno attrezzati, perché meno organizzati o semplicemente perché la benzina, arrivati a un certo punto, è finita nel serbatoio. Gli Hornets, scesi in campo per la quarta volta negli ultimi sei giorni, avevano soltanto una chance per vincere: non giocarsela nel finale. Invece negli ultimi 11 minuti scarsi sono arrivati soltanto 14 punti, a fronte dei 24 realizzati dagli avversari. Il gap in realtà sta lì, oltre che nella capacità dei Pacers di essere gruppo: “Tutti hanno dato il loro contributo, è stato il risultato di un grande lavoro di squadra. Dobbiamo fare in modo che tutto funzioni in maniera sincronizzata per rendere al meglio in difesa. Questa sera ci siamo riusciti alla grande”. Victor Oladipo non ce l’hanno in molti in giro per la lega, un All-Star fatto e finito da 25 punti con 11/15 al tiro. Al suo fianco il rientrante Myles Turner, tornato a disposizione dopo il problema al gomito, ma partito ancora dalla panchina. Alla sirena sono 22 punti, 8/11 dal campo e 4/6 dall’arco. Due dei sei giocatori in doppia cifra (tra i quali anche Lance Stephenson che ha deliziato il pubblico con un paio di giocate delle sue), in una squadra al momento settima a Est, ma virtualmente quinta (rispetto a Bucks e Sixers il record di vittorie-sconfitte è lo stesso, il numero di partite giocate no). Che Indiana potesse essere nel vivo della zona playoff a questo punto della regular season lo avrebbero detto in pochi, a differenza di Charlotte che invece sembra dover definitivamente rinunciare alla post-season e forse anche a qualche pezzo importante (tre ventelli di Walker, Howard e Batum e davvero pochissimo altro).
Dallas Mavericks-Miami Heat 88-95
Dallas e Miami qualche anno fa si giocavano il titolo da protagoniste, ma sette stagioni in NBA sono un’eternità. Dirk Nowitzki e Udonis Haslem a parte, in campo è tutto rivoluzionato rispetto a quei tempi (in panchina infatti restano saldamente alla guida sia coach Carlisle che Spoelstra): c’è Hassan Whiteside che domina sotto canestro, approfittando della mancanza di un centro di ruolo nel roster dei texani (25 punti e 14 rimbalzi alla sirena); c’è Goran Dragic a dirigere le operazioni (uno dei quattro giocatori in doppia cifra in casa Heat); c’è Dennis Smith Jr., unica vera speranza in un roster che ha mostrato enormi lacune e che non è riuscito ad andare oltre Nowitzki. Harrison Barnes e Wesley Matthews infatti sono belli, ma non ballano: troppo incostanti e ondivaghi nonostante i punti a referto a fine serata non manchino quasi mai (20 il primo, 19 il secondo). Dall’altra parte invece coach Spoelstra sta compiendo un altro miracolo della sua sottovalutata carriera da allenatore: senza John Wall e Bradley Beal, senza Ben Simmons e Joel Embiid, senza Giannis Antetokounmpo, Miami sta tenendo alle sue spalle tutte le outsider della Eastern Conference, puntando dritta al terzo posto dei claudicanti Cleveland Cavaliers. Se non è un impresa questa…
Memphis Grizzlies-Phoenix Suns 120-109
I Memphis Grizzlies piazzano il miglior quarto offensivo della loro stagione, prendono margine e controllano poi per tutto il secondo tempo una sfida in una sfida mai in discussione. I Suns infatti sono davvero poca cosa, privi anche di Devin Booker a causa di una lieve contusione alla costola. Phoenix è inconsistente, pronta a ricevere il colpo decisivo che prontamente arriva nel secondo quarto: Memphis segna 42 punti nei 12 minuti precedenti all’intervallo lungo e scaccia via l’avversario mandando ben sette giocatori in doppia cifra. Il migliore è sempre lo stesso, l’unica vera nota positiva di una regular season in cui i Grizzlies sperano di pescare qualche coniglio dal cilindro tra i tanti giovani lanciati nella mischia. Nel frattempo però a dettar legge è Tyreke Evans: per lui 27 punti con 11/17 al tiro e quattro assist in 26 minuti. Una dinamo inesauribile, necessaria in una stagione che non rivedrà il ritorno in campo di Mike Conley. La point guard dei Grizzlies ha comunicato che non forzerà il recupero e tornerà a disposizione direttamente con l’anno nuovo. Era però ovviamente presente al Fedex Forum per festeggiare il 33esimo compleanno di Marc Gasol: per il catalano 12 punti e 10 rimbalzi e una vittoria che non cambia di certo il bilancio di quest’annata.