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NBA, torna in campo Jabari Parker. E i Milwaukee Bucks sono davanti a un bivio

NBA

Mauro Bevacqua

Perché il ritorno in campo dopo il lungo stop per infortunio del n°12 dei Bucks nasconde mille risvolti di grande interesse. Tanto per il giocatore che per la franchigia del Wisconsin

L’esordio stagionale di Jabari Parker — il terzo della sua carriera — è fissato per la gara interna dei Bucks contro New York. Un nuovo inizio, l’ennesimo, dopo le due operazioni al legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro che finora hanno reso la carriera del prodotto di Duke tra le più travagliate che la NBA conosca. All’esordio ufficiale — quello da seconda scelta assoluta del Draft 2014 (29 ottobre 2014 contro Charlotte) — ha fatto seguito un secondo esordio (4 novembre 2015 contro Philadelphia) dopo un 2015 trascorso interamente in palestra a far riabilitazione per arrivare poi finalmente, dopo un altro anno fermo ai box, alla sfida contro i New York Knicks che segna un nuovo inizio per il n°12 di Milwaukee. Non dovrebbe stare in campo più di una quindicina di minuti — questo almeno il suggerimento dello staff medico dei Bucks — ma coach Joe Prunty al riguardo ha le idee chiare: “La comunicazione sarà fondamentale, perché è sempre il singolo giocatore ad avere la conoscenza più completa del proprio corpo. Non voglio caricarlo di aspettative troppo alte, almeno inizialmente: lo metteremo in campo e vedremo come si comporterà”. E a proposito di Prunty: per Parker quella contro i Knicks sarà la prima partita in cui scenderà in campo nella NBA sotto un coach diverso da Jason Kidd. Il suo esonero, arrivato il 22 gennaio, ha comportato l’allontanamento anche di alcuni tra i suoi assistenti, compreso quel Frank Johnson con cui Parker aveva stabilito un rapporto strettissimo nei due lunghissimi anni di convalescenza (e con cui ammette di sentirsi ancora regolarmente). Kidd ha pagato sicuramente un carattere non facile ma anche risultati che in qualche modo non convincevano totalmente l’ambiziosa proprietà. Pur dopo aver vinto le prime quattro gare disputate sotto coach Prunty (e aver conosciuto la prima sconfitta solo sul parquet di Minnesota), Milwaukee è soltanto settima a Est, un ranking ritenuto insoddisfacente da una squadra che può contare — in Giannis Antetokounmpo — su uno dei primi 5-10 talenti di tutta la lega.

L'addizione giusta per il definitivo salto di qualità?

E qui entra in scena Jabari Parker — e l’importanza che il suo rientro può avere per far fare il salto di qualità desiderato alla squadra del Wisconsin. Perché il giocatore originario di Chicago, prima del secondo infortunio del febbraio 2017, stava portando alla causa dei suoi Bucks oltre 20 punti e 6 rimbalzi a partita, una produzione offensiva di tutto rispetto che lo renderebbe il naturale secondo violino da affiancare al greco per mettere pressione alle difese avversarie. Solo che una piccola maledizione sembra aleggiare sopra la franchigia del Wisconsin. Così come l’anno scorso il secondo infortunio di Parker si verificò esattamente il giorno del ritorno in campo dopo una lunga assenza di Khris Middleton, il terzo esordio dell’ex giocatore di Duke arriva il giorno dopo l’infortunio subìto da Malcolm Brogdon, costretto a lasciare il Target Center in stampelle. A Milwaukee si attendono i responsi medici definitivi, ma l’impressione è che il guaio al tendine del quadricipite sinistro della point guard di riserva di coach Prunty sia serio, impedendo così all’allenatore ad interim dei Bucks di poter godere del proprio roster completo per il rush finale verso la miglior posizione possibile ai playoff.

Il futuro di Jabari Parker

Ecco perché il ritorno in campo di Parker arriva in un momento davvero delicato per i destini futuri tanto del giocatore che dei Bucks. Infastidito dal mancato accordo per una possibile estensione contrattuale — cercata ma mai trovata lo scorso ottobre, visto che l’offerta da 3 anni per 54 milioni di dollari è stata considerata insufficiente dal giocatore — il n°12 di Milwaukee ha a disposizione tre mesi scarsi (più eventuali playoff) per dimostrare nuovamente a tutti — Bucks e non solo — il suo valore, prima di affrontare poi l’estate da restricted free agent. Fino a che prezzo Milwaukee sarà disposta a esporsi per trattenere nel Wisconsin l’ex Blue Devil? Perché se l’alpha dog dei Bucks oggi è senza ombra di dubbio Antetokounmpo — e le modifiche tattiche apportate da Prunty al gioco dei Bucks lo dimostrano (molti più blocchi per sfruttare giochi a due che vedono coinvolto il greco con la palla in mano e molti più isolamenti per lui) — l’uomo con il maggior potenziale nel ruolo di seconda opzione rimane Parker, che continua a farsi preferire tanto a Middleton (utilissimo però in difesa) che a Bledsoe (l’innesto recente più importante, arrivato per portare maggior impatto offensivo al roster). Questo se l’ex Duke saprà tornare quello visto in campo nelle sue ultime apparizioni, un giocatore con 20 punti di media nelle mani capace di rendersi pericoloso anche da tre punti (percentuali in netta crescita per lui, dal 25% a oltre il 36%) ma anche un atleta la cui versatilità potrebbe far comodo per costruire quintetti sperimentali con Antetokounmpo da centro (e Middleton-Parker a completare il frontcourt), dando a coach Prunty mille soluzioni tattiche diverse. Un work in progress affascinante che per i prossimi due mesi e mezzo renderà interessantissimo seguire i Milwaukee Bucks nella loro rincorsa a una posizione di prestigio nella Eastern Conference. Con un Jabari Parker in più come arma segreta.