Il lungo dei Chicago Bulls perde le staffe sul finire di primo tempo dopo un paio di fischi a suo avviso sbagliati: "Mi sono soltanto lamentato, ma gli arbitri non ascoltano mai ciò che dicono i giocatori". A quel punto poi la situazione è degenerata
La tensione tra arbitri e giocatori in NBA non accenna a diminuire. Nonostante i moniti lanciati dalla lega e in attesa dell’incontro che si terrà durante l’All-Star Game, a far discutere è ancora una volta un’espulsione. Il protagonista stavolta è Robin Lopez, cacciato via nel secondo quarto della sfida persa dai Bulls contro i Kings. Prima di tutto i fatti: meno di cinque minuti all’intervallo lungo, Lopez prima reclama un fallo in attacco che gli arbitri non ravvisano e poi in difesa viene punito per un intervento troppo duro sul suo avversario diretto. A quel punto Lopez molto arrabbiato si gira verso Van Duyne, uno dei tre arbitri, reclamando un trattamento diverso: “Non ero d’accordo con la chiamata arbitrale e gli l’ho detto: ‘È un fischio sbagliato’. Non ho ben chiara la ragione per cui mi ha dato il fallo tecnico, ma immagino sia perché il suo giudizio è un parere assoluto e chi sono io per metterlo in discussione?”. Una sensazione che i giocatori stanno sottolineando più volte durante questa regular season. A prescindere dai modi, non sembra esserci margine per il dialogo. “Ero un po’ sorpreso da una scelta di così basso livello”, rincara la dose il lungo di Chicago che una volta visto il gesto del fallo tecnico ha perso le staffe. Lopez ha iniziato a inveire e urlare di tutto, mentre un paio di compagni cercavano a forza di allontanarlo e tenerlo a bada. Tentativi del tutto vani e seguiti da un secondo fischio, stavolta di Rodney Mott che ha deciso di spedirlo negli spogliatoi con due quarti e mezzo di anticipo. A quel punto sono entranti in campo anche coach Hoiberg e alcuni dei suoi assistenti per placarne la furia, spiegandogli che quel tipo di atteggiamento avrebbe solo complicato la gara dei Bulls. A quel punto, presa la via degli spogliatoi, non restava altro che prendersela con sé stesso e con tutto ciò che gli capitava a tiro. Una sedia in ferro poggiata al tunnel può così diventare un’arma da brandire come uno dei protagonisti della WWE. “L’ho spaccata? Non credo, è fatta di metallo, no?”.