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NBA, Cuban: "L'opzione migliore per i Mavs è perdere". La lega lo multa di 600.000 dollari

NBA
Mark Cuban e il suo allenatore Rick Carlisle, che dovrà esaudire il suo desiderio di tanking (foto Getty)
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Ospite del podcast di Julius Erving, il vulcanico proprietario dei Dallas Mavericks ha ammesso candidamente che la sua squadra farebbe meglio a perdere il più possibile nel finale di stagione: "Sono stato chiaro coi giocatori: perdere è l'opzione migliore". La NBA ha deciso di multarlo di 600.000 dollari, la terza più alta di sempre.

Nei suoi diciotto anni di proprietà dei Dallas Mavericks, Mark Cuban non è mai stato noto per aver tenuto un atteggiamento “politicamente corretto”. Anzi, si può dire che non ha mai perso un’occasione per andare controcorrente, finendo spesso e volentieri a fare notizia. L’ultima dichiarazione, in particolare, ha fatto discutere: il proprietario dei texani, ospite di una puntata del podcast di Julius Erving, ha ammesso candidamente di aver chiesto ai suoi di perdere il più possibile nel finale di stagione. “Probabilmente non dovrei dirlo, ma sono andato a cena con alcuni dei nostri giocatori l’altra sera. E, come tutti sanno, non stiamo competendo per i playoff. Per questo ho detto loro: ‘Guardate, la nostra migliore opzione è perdere’. Adam [Silver] odierà le mie parole, ma almeno mi sono messo davanti a loro e gli ho spiegato la situazione. Ho esposto loro quali saranno i nostri piani per questa estate e che non tankeremo di nuovo: quest’ultimo anno e mezzo di tanking è stato brutale per me”. I suoi Mavericks al momento occupano il penultimo posto nella Western Conference e sono solo a mezza partita di distanza dai Phoenix Suns, di cui hanno lo stesso numero di vittorie (18) ma una sconfitta in meno (40 contro 41). La possibilità di avere le migliori chance di vincere la Lottery del Draft, allora, sono lì alla portata – e visto che questo sarà l’ultimo anno prima della riforma anti-tanking, conviene approfittare di questo “buco del sistema” per dare a Dennis Smith Jr. un partner su cui ricostruire i prossimi Mavericks, magari dando a Dirk Nowitzki un ultimissimo giro di giostra ai playoff. Già lo scorso anno Cuban aveva ammesso che la sua squadra aveva “tankato” nel finale di stagione, ma aveva anche aggiunto che non lo avrebbero fatto in questa fino a quando non sarebbero stati eliminati dai playoff. La certezza matematica ancora non c’è, ma con 13 partite e mezzo di distanza dall’ottavo posto si può ragionevolmente pensare che anche quest’anno a Dallas non si vedranno partite NBA nella seconda metà di aprile. Per questo è meglio “essere chiari”, come detto da Cuban, e dire chiaramente cosa ci si aspetta dalla squadra: “Questa è la chiave per essere un proprietario a disposizione dei giocatori e avere stabilità”, l’opinione del vulcanico proprietario.

I motivi per il tanking e la multa da 600.000 dollari

Per la verità, queste parole non devono sembrare una cosa fuori dal mondo: è sicuramente senza precedenti che un proprietario ammetta platealmente il tanking durante la stagione, ma osservando la storia della lega l’idea di perdere volontariamente delle partite è sempre esistita (e sempre esisterà finché, alla fine del tunnel, ci sarà la possibilità di scegliere la prossima superstar della lega in cima al Draft). La decisione di “tankare” non proviene direttamente dai giocatori – che hanno pochi incentivi ad andare in campo e perdere mettendo a repentaglio il proprio posto per fare spazio a un giovane promettente, magari proprio nel loro ruolo – quanto piuttosto da dirigenza e proprietà, che possono scegliere di indebolire volontariamente il roster (cedendo i giocatori in scadenza o tagliando i veterani) pur di rendere meno competitiva la propria squadra. E di solito quando arrivano questi messaggi i giocatori tendono a seguire il diktat dall’alto, trascinandosi fino alla fine della stagione e alle vacanze anticipate, spesso concedendo di essere tenuti a riposo nonostante le condizioni fisiche permettano loro di scendere in campo (come successo lo scorso anno a Phoenix). Che poi questo si trasformi in una prima scelta assoluta al Draft è tutto da vedere – anzi, a volte le squadre hanno perfino finito per peggiorare la propria situazione, come se si fossero attirate del karma negativo –, ma le palline della Lottery non si possono controllare. Quello che i proprietari possono fare, come in questo caso, è aumentare il più possibile le proprie chance: poi sarà la fortuna a scegliere se hanno avuto l’intuizione giusta oppure no. Quello che è certo è che le dichiarazioni di Cuban non sono piaciute per niente al Commissioner Adam Silver, che già aveva aspramente criticato le parole dello scorso anno e che è passato dalle parole ai fatti cominnandogli una multa da 600.000 dollari, la terza più alta di sempre (il record appartiene ai 3.5 milioni dei Denver Nuggets per aver firmato un accordo sotto banco con Joe Smith, la seconda da 2.5 milioni spetta a Donald Sterling per le sue frasi razziste che ne provocarono l'allontanamento). Un ammontare che gli permette di sfondare la soglia dei due milioni e mezzo di dollari pagati alla lega per colpa della sua lingua sempre velenosa, un totale che peraltro Cuban ha sempre pareggiato offrendo la stessa somma a un'associazione benefica di sua scelta. Ora però, con lo scandalo delle molestie sessuali all'interno della franchigia, questa multa sembra quasi una passeggiata di salute rispetto a quello che aspetta il vulcanico proprietario.