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NBA, risultati della notte: i Clippers avvicinano San Antonio, Miami distrugge Washington

NBA

Spinti da 25 punti di Lou Williams, gli L.A. Clippers - sempre privi di Danilo Gallinari - battono Orlando e si portano a mezza partita di distanza dagli Spurs per il settimo posto a Ovest. Miami approfitta della stanchezza di Washington, vincono Charlotte e Dallas contro Phoenix e Memphis sempre più a picco.

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L.A. Clippers-Orlando Magic 113-105

IL TABELLINO

Si conclude nel migliore dei modi il periodo casalingo di sei gare consecutive allo Staples Center per i Clippers, che grazie ai 25 punti di Lou Williams e ai 21 di Tobias Harris hanno la meglio sugli Orlando Magic nel finale. Il favoritissimo al premio di sesto uomo dell’anno ha realizzato 10 punti nei primi cinque minuti dell’ultima frazione, permettendo ai suoi confezionare un ultimo parziale da 26-16 per vincere la quarta partita nelle ultime cinque, staccandosi di mezza partita da Denver e Utah e avvicinandosi a una San Antonio sempre più in caduta libera. Nonostante Danilo Gallinari rimarrà fuori ancora per diverso tempo (almeno un altro paio di settimane), i Clippers hanno comunque beneficiato della loro profondità del roster mandando tutti i giocatori a segno, con Milos Teodosic a quota 15 uscendo dalla panchina, Montrezl Harrell a 13 in 14 minuti e Austin Rivers a 11 con 11 tiri, mentre DeAndre Jordan ha mancato di un solo punto la doppia doppia con 9+18. Per Orlando invece, senza Aaron Gordon per commozione cerebrale, sono stati Jonathon Simmons (24), D.J. Augustin (19), Nikola Vucevic (17) e Shelvin Mack (16) gli unici giocatori in doppia cifra, senza riuscire a evitare l’undicesima sconfitta nelle ultime 13 gare.

Miami Heat-Washington Wizards 129-102

IL TABELLINO

C’è una statistica che riassume perfettamente l’andamento della gara tra Heat e Wizards: i padroni di casa non segnavano 129 punti in una partita di regular season da oltre quattro anni, ovverosia da quando in campo con la maglia numero 6 c’era ancora LeBron James. Washington, arrivata a tarda notte da New Orleans, ha retto per un quarto e mezzo portandosi sul -2 a 3:51 dalla fine del primo tempo, ma da lì in poi ha preso un’imbarcata da 71-35 nei successivi 16 minuti alzando definitivamente bandiera bianca nell’ultimo quarto. “È stato assolutamente imbarazzante” ha dichiarato Jodie Meeks, miglior marcatore dei suoi dalla panchina con 23 punti, mentre tra i membri del quintetto solo Bradley Beal (14 ma con -26 di plus-minus, il peggiore di squadra) e Otto Porter (10) hanno raggiunto la doppia cifra. “Sono deluso” ha detto invece coach Scott Brooks. “Deluso da me stesso e dai nostri ragazzi. Non molti nella storia del gioco possono andare in campo e giocare come abbiamo fatto noi sperando di avere successo. Non è accettabile”. L’undicesima partita sopra quota 100 degli Heat è invece la prova di una eccellente profondità di squadra: sono ben 8 i giocatori che hanno chiuso in doppia cifra, guidati dai 20 punti di James Johnson (8/9 dal campo) e dai 17 di Wayne Ellington dalla panchina (4/9 da tre) in una prestazione da quasi il 60% dal campo. Le cattive notizie arrivano però dall’infermeria: Hassan Whiteside non ha potuto giocare per un’anca dolorante, Justise Winslow è uscito negli ultimi secondi per un problema al ginocchio (ritenuto però non preoccupante dagli Heat) e soprattutto Dwyane Wade ha abbandonato la sfida a inizio ultimo quarto per un problema al bicipite femorale, una sorta di “crampo continuo” che lo terrà fuori almeno per la prima tappa (Portland) di una mini-trasferta a Ovest di tre partite, affrontando anche Sacramento e Los Angeles Lakers.

Charlotte Hornets-Phoenix Suns 122-115

IL TABELLINO

Sembrava tutto facile per gli Hornets, che grazie a un Dwight Howard da 30+12 e un Nicolas Batum da 29 (14 solo nel terzo quarto, più 12 rimbalzi e 7 assist) erano entrati nell’ultimo quarto con un vantaggio di 22 lunghezze. Considerando che dall’altra parte non c’erano Devin Booker, T.J. Warren e Josh Jackson, era pensabile che l’ultima frazione si trasformasse in un lungo “garbage time” di 12 minuti, ma le riserve dei Suns hanno rimontato punto a punto grazie a un ultimo quarto da 43, tornando fino al -2 con un clamoroso 9/15 da tre punti (tre a testa per Dragan Bender e Marquese Chriss, due per Troy Daniels). La tripla del possibile vantaggio di Elfrid Payton a 1:45 dalla fine si è però infranta sul ferro e dall’altra parte Batum ha rimesso a posto le cose, consolidando il vantaggio dalla lunetta insieme ad Howard. “Avevamo bisogno di una vittoria e abbiamo vinto: questo è ciò che volevo” ha detto in maniera sbrigativa ma sorridente Steve Clifford, che se l’è vista brutta nell’ultimo quarto. Per Phoenix invece, nonostante si tratti dell’undicesima sconfitta nelle ultime dodici, c’è motivo per essere soddisfatti: “Fin tanto che combattiamo come abbiamo fatto nel secondo tempo, arriveranno buone cose” il commento di Bender, uno dei sette giocatori in doppia cifra con 16 punti.

Dallas Mavericks-Memphis Grizzlies 114-80

IL TABELLINO

Tra il dire e il fare, come si sa, c’è di mezzo il mare. Allo stesso modo, tra chi dice di voler “tankare” e chi effettivamente “tanka” sta la differenza tra i Dallas Mavericks e i Memphis Grizzlies. Mark Cuban, infatti, avrà anche detto che ai suoi conviene perdere fino a fine stagione (parole che gli sono costate 600.000 dollari), ma Memphis ormai appare lanciatissima verso il peggior record della lega, “forte” di una striscia di sconfitte oramai arrivata a 17. Nella gara contro Dallas non hanno mai avuto una chance, non solo perché hanno tenuto fuori Marc Gasol per riposo e perché non hanno ancora vinto in trasferta nel 2018, ma anche perché già nel primo tempo erano finiti sotto di 26 lunghezze tirando con il 26% dal campo per 30 punti totali. I Mavericks ne hanno approfittato per realizzare la vittoria col più ampio scarto di tutta la stagione, mandando Harrison Barnes (25), J.J. Barea (20), Doug McDermott (20) e Dwight Powell (15) in doppia cifra controllando con grande facilità una gara mai in discussione, ravvivata solamente dai “boo” per il redivivo Chandler Parsons, che due anni fa lasciò Dallas per firmare un (terrificante) contratto al massimo salariale con Memphis. Tutti i giocatori scesi in campo hanno avuto plus-minus positivo tranne uno, il più insospettabile di tutti: Dirk Nowitzki infatti in quasi 16 minuti di gioco ha avuto un differenziale neutro quando è stato in campo, chiudendo con soli 2 punti e 1/9 al tiro (0/5 da tre). “Abbiamo fatto tutti un grande lavoro, tranne Dirk” ha scherzato Barea dopo la partita.