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NBA, i risultati della notte: Warriors senza All-Star, vincono gli Spurs. Successo Pacers

NBA

Golden State senza Curry, Thompson e Durant perde anche Draymond Green nel 2° quarto e viene battuta da San Antonio, guidata dai 33 punti di LaMarcus Aldridge. Indiana allunga nel terzo periodo e batte i Lakers, Detroit vince a Sacramento. Successi casalinghi per le newyorchesi contro Chicago e Memphis

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San Antonio Spurs-Golden State Warriors 89-75

IL TABELLINO

I San Antonio Spurs vincono una delicatissima partita contro gli Warriors, evitano il cappotto stagionale e rilanciano le proprie ambizioni playoff. Per una volta infatti la fortuna sorride ai texani, martoriati dagli infortuni e dai problemi in questa regular season. A fare visita agli Spurs è una versione fortemente rimaneggiata di Golden State, priva di Steph Curry, Kevin Durant e Klay Thompson. E dopo neanche un quarto d'ora di gioco, coach Kerr è costretto a rinunciare anche a Draymond Green, travolto in penetrazione dall'altro Green sul parquet e colpito all'inguine dal ginocchio del giocatore nero-argento. Con lui fuori dai giochi per gli Warriors diventa un'impresa impossibile battere un LaMarcus Aldridge ispirato: alla sirena sono 33 punti, 13/22 al tiro e 12 rimbalzi per l'ex Blazers, trascinante nel quarto successo consecutivo degli Spurs: "Sono il leader di questo gruppo, per questo devo fare quello di cui c'è bisogno partendo dalla base: stoppare, segnare, difendere. Tutto inizia da lì". San Antonio infatti sembrava alle corde soltanto una settimana fa, costretta a richiamare di corsa Kawhi Leonard (ennesimo falso allarme) e obbligata a vincere per non perdere il treno playoff. Contro Golden State è servito il parziale da 28-12 nel quarto periodo, 19 dei quali portano la firma di Aldridge: "È stato trascinante - racconta coach Popovich -, certo: non è stata una sfida ad armi pari viste le defezioni, ma è una dimostrazione di quanto possa essere decisivo se vuole". Una prestazione da record, la sesta in stagione da 30+ punti e 10+ rimbalzi (eguagliato Tim Duncan stagione 2004/05), in una partita in cui gli Warriors hanno tirato 3/19 dall'arco; una rarità legata esclusivamente al personale a disposizione. Sì, diciamo che non capita molto spesso: "Gli Spurs sono stati fenomenali in difesa - commenta Kerr -, ci hanno stretto nella loro morsa. Stanno lottando per mantenere il loro posto ai playoff e si vede che sono una squadra che merita la post-season". Nel frattempo l'unica notizia che conta per l'allenatore di Golden State riguarda la condizione fisica di Green: "Sto bene - racconta il numero 23 a fine partita -, penso che il dolore sia dovuto più che altro alla botta, ma è un fastidio che con il passare del tempo si sta già riducendo. Nulla di serio". 

Indiana Pacers-Los Angeles Lakers 110-100

IL TABELLINO

Per almeno un quarto e mezzo gli Indiana Pacers se la sono vita brutta: dopo aver concesso 37 punti nella prima frazione ed essere stati a lungo sotto di 10 lunghezze, i padroni di casa hanno cambiato marcia nel finale di primo tempo, andando poi a vincerla nel terzo con un parziale di 14-4. Merito dei soliti noti: Victor Oladipo ha segnato 13 dei suoi 20 punti nella seconda metà di gara, Myles Turner ne ha aggiunti 21 con 7 rimbalzi, Thaddeus Young e Lance Stephenson ne hanno portati rispettivamente 18+9 e 16 e Darren Collison, rientrato in quintetto, ne ha registrati 15 con 8 assist. Indiana ha interrotto così una mini-striscia di due sconfitte consecutive, tenendo duro al quarto posto nella Eastern Conference. Per i Los Angeles Lakers, privi di obiettivi di classifica, non è tutto da buttare: Kyle Kuzma ha chiuso con 27 punti e 8 rimbalzi, accompagnato dai 23+8 di Brook Lopez e dai 21 di Julius Randle per una frontline che però non è riuscita a superare gli avversari nei punti in area (46-46). L’unico rammarico è il 16/23 ai liberi, tallone d’Achille di una squadra che tira peggio di chiunque altro in NBA (70.7%): “Ci sono un sacco di persone che sanno come mettere a posto i liberi: se funzionasse, per me andrebbe bene pure che li tirassero dal basso come Rick Barry” il commento di coach Luke Walton.

Sacramento Kings-Detroit Pistons 90-106

IL TABELLINO

L’esperienza di Blake Griffin a Detroit non sta andando in maniera esaltante almeno a livello di risultati, ma se non altro stanotte ha potuto provare una sensazione nuova: vincere in trasferta con la sua nuova squadra. Era da più di tre mesi che i Pistons non vincevano lontano dal Michigan, più precisamente dal 10 gennaio, vale a dire tre settimane prima che si consumasse lo scambio con gli L.A. Clippers. L’ex stella dei losangeleni ha chiuso con 26 punti, 9 rimbalzi e 7 assist, la sua 12^ partita su 21 con la maglia di Detroit con almeno 20 punti a referto. “Sono molto più a mio agio ora: la squadra e l’organizzazione sono state fenomenali per farmi sentire a casa. È solo stato un processo molto lento”. Anche contro Sacramento ci sono voluti tre quarti per piegare definitivamente le “resistenze” dei Kings, scollinando anche oltre i 20 punti di vantaggio nell’ultima frazione con 18 di Ish Smith e i 17 di Reggie Bullock, mentre Andre Drummond ha chiuso con 4 punti ma anche 16 rimbalzi. Per i Kings ci sono 20 punti per Buddy Hield e 16 per De’Aaron Fox, mentre Vince Carter segnandone 7 (tra cui una schiacciata in contropiede) ha superato Patrick Ewing al 22° posto nella classifica marcatori della storia NBA.

New York Knicks-Chicago Bulls 110-92

IL TABELLINO

Con i tre migliori realizzatori alle prese con infortuni di vario genere e per questo tenuti a casa, i Chicago Bulls avevano già messo in chiaro che l’intenzione nella sfida di New York non era esattamente quella di vincere. Considerando che anche Robin Lopez è stato tenuto a riposo, il dubbio che la dirigenza dei Bulls abbia cercato di mantenere la partita e mezza “di vantaggio” sui Knicks per l’ottavo peggior record in NBA non può che nascere. La gara, ovviamente, non ha avuto molta storia: sotto di 10 all’intervallo dopo un parziale di 11-0 dei padroni di casa, Chicago ha provato a rientrare a -4 ma poi ha subito un altro 21-5 scivolando a 20 punti di distanza senza mai rientrare in partita. A fine gara ci sono 17 punti per Cristiano Felicio (al suo massimo in carriera) e 16 a testa per Bobby Portis e Antonio Blakeney, mentre New York è stata guidata dai 22 di Tim Hardaway Jr. e i 17 di Michael Beasley. “Non ci interessa chi mettono in campo: potrebbero anche mettere un gruppo di neonati per quanto mi riguarda. Quando una partita comincia, comincia e basta” il commento di Beasley sulle scelte degli avversari. “Non penso che dicano davvero ‘Andiamo e tankiamo’” ha detto invece Kyle O’Quinn, che con 9 rimbalzi ha contribuito al massimo stagionale da 61 di squadra. “Ma penso che sia incoraggiato. Perché non dovrebbero farlo?”. 

Brooklyn Nets-Memphis Grizzlies 118-115

IL TABELLINO

Allan Crabbe e Caris LaVert segnano 22 punti a testa nel successo casalingo di Brooklyn contro i derelitti Memphis Grizzlies, tornati a perdere dopo l'incidentale vittoria contro Denver che aveva interrotto la striscia di 19 ko in fila. I Nets infatti non hanno la loro scelta al prossimo Draft e dunque possono permettersi il lusso di vincere, in una corsa al ribasso che non li riguarda. Brooklyn festeggia per lo spirito dimostrato, per la rimonta nel quarto periodo grazie al parziale da 31-21 negli ultimi 12 minuti e per la convincente gara da 50% dal campo e 40% dall'arco di squadra. Memphis invece continua ad affondare, ben consapevole di quanto a questo punto sia importante perdere. Marc Gasol non c'è perché influenzato e il quintetto Grizzlies è tutto un programma: JaMychal Green, Jarell Martin (e già iniziate a storcere il naso), Dillon Brooks, Andrew Harrison e Deyonta Davis. Con questo personale è tutt'altro che improbabile essere tra i favoriti nella conquista della prima scelta assoluta al prossimo Draft. Neanche Adam Silver può avere nulla da ridire.