Il numero 9 dei San Antonio Spurs ha commentato in maniera indiretta il lungo recupero dall'infortunio del suo compagno di squadra, sottolineando come lui abbia deciso di affidarsi ai medici degli Spurs: "Non cerco consigli da altri, sono i migliori al mondo". Una chiara stoccata diretta a Kawhi Leonard
Non si placa la polemica in casa San Antonio, ormai molto più esposta a livello mediatico rispetto a quanto non fossero abituati in Texas negli ultimi vent’anni. Il motivo è sempre lo stesso: il travagliato recupero dall’infortunio di Kawhi Leonard. Soltanto poche ore fa raccontavamo dell’incontro tra giocatori fatto negli spogliatoi lo scorso sabato a margine della sfida vinta contro Minnesota. ESPN parlava di urla e frasi concitate, prontamente smentite dai diretti interessati: "Tutte falsità", è stato il laconico commento di Danny Green, uno dei più vicini proprio a Leonard, che già su Twitter aveva manifestato il suo dissenso rispetto a quanto raccontato nelle cronache giornalistiche. "L’incontro non è stato fatto per parlare di lui, né per manifestare frustrazione nei suoi confronti. È stata una conversazione tra adulti, non abbiamo personalità nello spogliatoio che sfidano il compagno. Nessuno cerca il faccia a faccia, lo scontro. Non siamo un gruppo che si fa prendere dalle emozioni, parliamo in maniera chiara e diretta". La notizia del giorno però è un’altra, legata alle parole di Tony Parker e al suo malcelato riferimento alle scelte fatte da Leonard in questi lunghi mesi di recupero. I due sono stati spesso insieme in palestra, alle prese con infortuni simili che richiedevano lunghi trattamenti e un rientro stimato soltanto dopo diversi mesi. La vera differenza nei due sta nella carta d’identità: la point guard francese infatti il prossimo 17 maggio compirà 36 anni, ben nove in più rispetto a Leonard. I tempi di recupero effettivi però hanno invertito le previsioni che inizialmente stimavano ben più lungo e tortuoso il percorso di Parker. "Ci sono passato anche io", racconta il numero 9 degli Spurs. "Ho dovuto fare otto mesi di riabilitazione. Lo stesso tipo di infortunio di Leonard, con la differenza che il mio era cento volte più grave. Il problema era identico: l’importante è essere positivi". Colpito e affondato: io stavo peggio, sono più vecchio e sono già qua. Tu sei più giovane, sei guarito e preferisci startene in panchina a guardare.
La questione legata allo staff medico degli Spurs
Non una dichiarazione casuale da pronunciare in un ambiente come quello di San Antonio, in cui ogni parola viene pesata col bilancino soprattutto dai veterani. La necessità di essere chiari però in questo caso supera anche il politically correct così di moda all’ombra dell’Alamo. “La mia esperienza con lo staff medico della squadra è stata meravigliosa – prosegue Parker -. Avevo un sacco di opzioni com’è normale in questi casi: quando devi fare un percorso di recupero così lungo puoi scegliere se andare a Los Angeles a farti curare, oppure in Europa o in Francia. Sarei potuto andare ovunque, ma mi sono fidato del lavoro dei medici della squadra. Mi hanno seguito per tutta la mia carriera, conoscono il mio fisico meglio di chiunque altro. Per questo non ho dovuto pensarci, mi sono subito affidato a loro. Dopo 48 ore dal mio infortunio ero già in sala operatoria, non mi sono preso due settimane per vagliare tutte le ipotesi e le opzioni a disposizione. Non c’era bisogno di ragionarci su, anche perché mi sono sempre sentito nelle mani dei migliori medici del mondo”. Ecco il secondo affondo: Leonard infatti ha aspettato diverse settimane prima di seguire la riabilitazione proposta dagli Spurs e, una volta ritornato a bordocampo a causa del ritorno del dolore al quadricipite, è partito direzione New York per farsi visitare da un altro specialista. Scelte che hanno definitivamente indisposto l’ambiente nei suoi confronti, diventato scettico riguardo le sue intenzioni. Leonard infatti sembra sempre più messo alle strette da una squadra che ha messo le carte in tavola. I referti medici infatti parlano chiaro: il muscolo è guarito, anche se il dolore resta. Sta al giocatore decidere se conviverci e scendere sul parquet o riposare. Leonard e la dirigenza Spurs sembrano avere intenzioni opposte; una frizione che rischia di logorare anche lo spogliatoio più solido dell'intera NBA.